Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Imu, 465 milioni versati nell'Isola

Fonte: L'Unione Sarda
22 febbraio 2013


Secondo i dati del Centro studi L'Unione Sarda solo 69 milioni sono arrivati dalle prime case

A Villa Verde pagati solo 40 euro a testa, a Portoscuso 1.130
Su 465 milioni versati dai sardi per l'Imu soltanto il 15% arriva dalle prime case. I numeri del ministero dell'Economia, che riepilogano quanto incassato da Stato e Comuni per l'imposta municipale unica, descrivono una realtà molto frammentata in Sardegna, divisa tra comuni ricchi, per lo più quelli costieri, e molto poveri, come ad esempio Zerfaliu, che detiene il record italiano della quota pro capite più bassa versata esclusivamente per le prime abitazioni, con appena 16 euro pagati nelle casse dell'erario.
PRIMA CASA Quello che salta subito all'occhio, esaminando i dati (rielaborati dal Centro studi L'Unione Sarda) sull'Imu versata in Sardegna, è che la quota garantita dalle prime case è veramente esigua. I sindaci fin dall'inizio hanno contestato il passaggio dall'Ici all'Imu, considerata una tassa più iniqua, proprio perché nonostante pesi in modo rilevante sulle famiglie, in realtà incide ben poco sul gettito complessivo. Anzi. Guardando ai numeri dell'Isola, su 465 milioni di euro incassati, solo 69 milioni di euro sono arrivati dalle prime case. Tra detrazioni e sconti, dunque, i sardi hanno versato appena l'1,7% del gettito nazionale (4 miliardi) per gli immobili di residenza. Segno che non è certo questa somma che cambia le sorti del bilancio pubblico italiano, anche se fa la differenza per i sindaci, visto che il gettito sulle prime case è l'unico che rimane interamente agli enti locali, mentre quello proveniente da attività produttive e altri immobili, viene diviso tra Stato e comuni. «Se ci fossero maggiori trasferimenti da Roma, si potrebbe anche rinunciare a questa parte di gettito, visto che riguarda beni immobili nei quali le famiglie hanno la residenza», è la posizione dell'Anci, l'associazione nazionale dei comuni.
Per quanto riguarda la classifica di chi ha versato di più e chi meno, detto del primato negativo di Zerfaliu (appena 16 euro di versamento pro capite da parte dei 31 residenti, su 1.100, che hanno pagato l'Imu per la prima casa), a Siris i 15 contribuenti chiamati alla cassa hanno sborsato 30 euro a testa. In venti centri dell'Isola non è stata superata, grazie alle detrazioni anche per i figli, la soglia dei 50 euro, mentre soltanto in sei comuni (Cagliari, Arborea, Olbia, Trinità d'Agultu e Vignola, Capoterra e Stintino), si è versato più di 200 euro pro capite, come spiega il Centro studi L'Unione Sarda. Infine, va segnalato che a Cagliari e Arborea, circa l'80% delle abitazioni è qualificato come prima casa. Il primato delle seconde case, invece, è detenuto da Stintino e Trinità d'Agultu e Vignola.
ALTRI IMMOBILI Passando appunto al reddito ottenuto dagli altri immobili, qui la mappa della Sardegna assume una connotazione molto diversa ed è più facile individuare i paesi ricchi e quelli poveri. In questo caso, facile a dirsi, i maggiori versamenti si hanno sulle zone costiere, anche se fa eccezione il Comune di Ottana, dove la presenza di consistenti attività produttive, fanno alzare l'asticella del gettito. Più facile capire perché il ricavato è molto alto anche ad Arzachena, a Santa Teresa di Gallura oppure ad Alghero. Ma tra i comuni che hanno incassato alte quote di Imu, a parte il capoluogo e le principali città dell'Isola, ci sono anche centri come Portoscuso, Sarroch e Porto Torres. La differenza, anche in questi casi, la fanno le attività produttive. I grandi agglomerati industriali garantiscono un forte incremento del gettito, anche se ai comuni resta ben poco, visto che in questi casi lo Stato la fa da vero padrone.
Tornando poi ai centri più ricchi e quelli che invece devono fare i salti mortali per chiudere il bilancio, e l'Imu certo non aiuta, il Centro studi L'Unione Sarda mette in evidenza che 12 comuni dell'Isola garantiscono il 50 per cento del gettito complessivo. Circa 234 milioni di euro, infatti, arrivano da Cagliari, Sassari, Olbia, Arzachena, Alghero, Quartu, Oristano, Nuoro, Porto Torres, Santa Teresa di Gallura, Sarroch e Portoscuso. Cagliari, in particolare, ha incassato circa 75 milioni di euro dall'imposta: 19,664 sono arrivati dalle abitazioni principali, mentre 56 provengono da seconde case e altri immobili.
E se il record dell'Imu (sia delle prime che delle seconde case e delle attività produttive) pro capite appartiene nell'Isola a Portoscuso, con quasi 1.130 euro a residente, al secondo posto si piazza Sarroch con 943 euro (in entrambi i casi pesa la presenza delle attività industriali), mentre la terza piazza è appannaggio di Arzachena (542 euro) e la quarta di Cagliari (526). Tra il capoluogo e Villa Verde, in provincia di Oristano, dove ogni residente ha versato 40 euro di Imu, ci sono quasi 500 euro di distacco. Una differenza che si sente nelle casse comunali.
Giuseppe Deiana

 


I SINDACI. Erriu, presidente Anci
«Questa tassa
è troppo rigida,
va modificata»

Sindaci stretti tra l'esigenza di fare cassa e quella di ridurre il peso fiscale per i propri concittadini. Avere a che fare con l'Imu, soprattutto per chi guida i piccoli comuni, non è affatto semplice. Anche perché il gettito sulle prime case, l'unico che rimane per intero ai comuni, è molto basso, mentre quello che proviene dagli altri immobili, in parte viene diviso tra Roma e gli enti locali, in parte (quello proveniente dalle attività produttive) va totalmente al ministero dell'Economia. «Sono tutte ragioni per cui chiediamo da tempo di rivedere l'Imposta municipale unica», spiega Cristiano Erriu, numero uno dei sindaci sardi, «lo abbiamo proposto, come Anci, anche a tutte le forze politiche che si confrontano in vista delle elezioni di domenica».
Secondo l'Associazione dei comuni, le agevolazioni già previste sulla prima casa rendono il gettito molto basso. Per cui le amministrazioni locali potrebbero anche farne a meno, «a patto che lo Stato riesca poi a trasferirci la stessa quota, in modo che gli enti locali possano garantire i servizi essenziali ai cittadini», osserva ancora Erriu. «È chiaro che i sindaci tendono ad agevolare i propri concittadini, con le detrazioni e l'alleggerimento delle aliquote, ma tutto questo trova un limite nella necessità di far quadrare i bilanci», chiarisce il numero uno dei sindaci sardi.
Non solo. I comuni subiscono spesso anche altre ingiustizie. «Per esempio sul fronte delle attività produttive», conclude Erriu, «le industrie hanno un impatto importante sul territorio, ma nonostante questo il gettito di queste attività finisce interamente allo Stato». Un'ulteriore dimostrazione, dunque, che l'Imu «è una tassa con meccanismi assolutamente rigidi», è il parere dei sindaci, che chiedono di modificarla. Un appello che ora inoltreranno al nuovo governo. ( g. d. )

 


L'idea
Nuovo gettito tassando
i giochi d'azzardo
Il problema della riduzione o del taglio dell'Imu, di cui tanto si è discusso in questi giorni di campagna elettorale, non è di facile soluzione. Lo Stato non vuole rinunciare all'Imu anche se il gettito per le prime case, tutto sommato, non va oltre i quattro miliardi, ragion per cui non dovrebbe essere così difficile evitare che gli italiani continuino a subire la tassazione di un bene come la casa di residenza. Le proposte non mancano. E una arriva proprio dai sindaci, riuniti nell'Associazione nazionale dei comuni italiani. I primi cittadini, di recente, hanno infatti proposto di reintrodurre la vecchia tassazione sui giochi d'azzardo per incrementare gli introiti e magari intervenire sull'Imu per la casa di residenza, visto che non si tratta di un patrimonio che garantisce una rendita. «È una delle possibili correzioni che si possono apportare alla norma sull'Imu», spiegano i sindaci.
Con la riorganizzazione degli indici catastali, inoltre, ci potrà essere una rivisitazione dell'Imu, visto che attualmente i valori delle abitazioni sono stati aggiornati nelle città e nelle aree di insediamento più recente, mentre in molte zone, soprattutto al centro dell'Isola, continuano a essere vecchi. Quindi le rendite catastali non sempre riflettono il vero valore di mercato. E l'imposta sugli immobili, di conseguenza, non può che essere iniqua perché non rispecchia la realtà.