Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Lilliu, il Sardus Pater scopritore di Barumini

Fonte: La Nuova Sardegna
19 febbraio 2013

 

Un anno fa, il 19 febbraio del 2012, moriva a quasi un secolo di età, lo studioso più importante dell’archeologia sarda

    archeologia





di Carlo A. Borghi

Cagliari 20 Febbraio 2012: un carro funebre lascia la città, senza dare nell'occhio. Il centro di Cagliari è blindato per la visita del Presidente Napolitano. Disoccupati, precari e cassintegrati lo assediano. Giovanni Lilliu, il magico archeologo scopritore della Reggia nuragica di Barumini, si era spento il giorno prima in ospedale. Aveva 97 anni e gli mancava un mese a farne 98, sessanta dei quali impiegati in azioni tese a far uscire la Sardegna dal suo "mitografico e romanzesco" destino di Isola del Silenzio.

Domani, martedì 19 Febbraio cade il suo primo anniversario. Due giorni prima, domenica 17, cade il settantesimo anniversario del primo bombardamento angloamericano su Cagliari.

Lui c'era, nel 1943 e lo ha spesso raccontato da testimone oculare, con precisione e con passione. Lilliu Prof Giovanni così era inserito nelle pagine dell'elenco telefonico di Cagliari e Provincia. Professore e docente universitario di Antichità Sarde. Archeologo "nuragista". Studioso "mediterraneista" delle antiche civiltà agropastorali. Autore di testi archeoantropologici sulla cosidetta "Costante Resistenziale Sarda", sull'arte "barbarica" di quelle civiltà e sulla cosidetta arte anticlassica, in sintonia con Maltese Prof Corrado. Preside della cagliaritana Facoltà di Lettere e Filosofia. Accademico dei Lincei. Tutto questo sull'elenco telefonico non c'è. Nella sua prediletta Facoltà, insieme a lui Lilliu offrivano lezioni magistrali Marisa Volpi Orlandini, Gillo Dorfles, Corrado Maltese, Fausto Zevi, Mario Torelli, Ferruccio Barreca, solo per restare in ambito di Arte Antica, Moderna e Contemporanea.

Era sempre stato dalla parte degli studenti sessantottini, mettendo a disposizione spazi interni ed esterni della Facoltà per assemblee, spettacoli e concerti controculturali. La nascita, a metà degli anni Settanta, del Ministero dei Beni Culturali gli diede il modo di implementare la diffusione dell'architettura megalitica e dell'arte "barbarica" sarda, fuori dai confini isolani. Il grande nuraghe della sua Barumini era già il monumento più visitato in Sardegna, insieme alla Caprera di Garibaldi. Lui Lilliu aveva 83 anni quando l'Unesco riconobbe Su Nuraxi di Barumini come Patrimonio dell'Umanità.

Un decennio dopo la Regione Sarda gli conferì il titolo di Sardus Pater, con medaglia di conseguenza. Era l'epoca di Renato Soru governatore e inventore di un Museo Betile Archeocontemporaneo mai nato. Il Sardus Pater era una speciale divinità che poteva accettare fede e offerte indifferentemente dai Sardi punicizzati o romanizzati. A lui Lilliu gli si sarebbe potuto assegnare anche il titolo di Sarda Mater, tanto era stato identificatore e catalogatore delle Dee Madri Mediterranee. Una tale onorificenza non esiste, almeno per ora. Le Dee Madri e le Veneri Cicladiche, in pietra o in carne ed ossa che siano, continuano a tenere insieme il Mediterraneo storico e contemporaneo. Nel catalogo storico artistico delle Dee Madri è compresa Miriam sua moglie. Era sempre stato dalla parte dei lavoratori, avendo conosciuto l'epopea dell'industrializzazione e la controstoria delle dismissioni.

Aveva in articoli e convegni, puntato con forza sulla tutela attiva del paesaggio naturale e culturale. Se c'era da rilevare un difetto poteva essere quello di fare tifo per la Vecchia Signora Juventus. Lui Lilliu fu tra i primi, insieme a Enrico Atzeni, a toccare con mano di archeologo membra sparse delle statue giganti di Monti Prama che spuntavano dalla terra di Cabras, dopo il passaggio degli aratri contadini. Non ha fatto in tempo a conoscere Urgurù quel gigante restaurato e rianimato dall'appassionato bacio della sua restauratrice, la Jana Bustiana di Li Punti a Sassari. Da un anno riposa in Marmilla, nel cimitero della sua Barumini. Forse la sua sepoltura avrebbe meritato una vera "perda fitta" da far spuntare dal terreno, come un monolite o un paracarro d'altri tempi. Non è solo, comunque sia, a tenergli silenziosa compagnia ci sono le Civette di Minerva o di Atena, i suoi amati Cuccumeus o Istrias quelle stesse che gli indicarono dove mettere le mani e gli arnesi archeologici per cavar fuori il regale nuraghe.

Per rivederlo e riascoltarlo, come testimone di se stesso e del Novecento, non resta che attendere la prossima uscita del film-documentario intitolato Lilliu Prof Giovanni della premiata ditta Marilisa Piga & Nicoletta Nesler per la casa di produzione Pao Film. Il film è un "viaggio in Marmilla" con lui e con il piccolo Gabriele, suo nipotino, alla fine del 1999 quando il secondo millennio tramontava e l'idea di un alieno Baco del Millennio metteva in allarme paesi, città, musei e monumenti. La troupe, passo passo, lo seguì nella personale ricostruzione della sua terra madre, terra di basalti ma anche di mattoni di fango, quella stessa terra che ora lo conserva, tenendoselo stretto anche grazie all'abbraccio costante del Centro Culturale Giovanni Lilliu di Barumini.