Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Bressan celebra l'altro Rossini al Teatro Lirico

Fonte: L'Unione Sarda
18 febbraio 2013


Un intenso Stabat Mater


Violoncelli e fagotti cantano un motivo dal pathos cupo e penetrante. Annunciano una sequenza liturgica in musica: lo Stabat Mater di Rossini. Un Rossini inconsueto che volge lo sguardo alla musica sacra, dimenticando opera lirica e ironie e che l'orchestra e il coro di Cagliari diretti da Filippo Maria Bressan riempiono di carattere.
Le vocalità messe in campo dal coro e dai solisti richiamano modalità inedite nella scrittura rossiniana. E non di meno ricca di fascino. Per capirla vale ricordare la genesi tribolata e singolare di questo Stabat Mater, che appartiene al periodo in cui Rossini si era ritirato a vita privata e non componeva più. Gli venne commissionato a Madrid da un alto prelato, ma venne concluso solo dieci anni dopo ed eseguito per la prima volta nel 1842, a Parigi, dove raccolse un successo strepitoso.
Di fatto nello Stabat si succedono brani di vario interesse. Non mancano ripiegamenti melanconici e arie di melodica intensità come il Cujus animam gementem affidato al tenore. E a Cagliari, Coro e Orchestra del Teatro Lirico danno carattere e forza drammatica al lamento di Maria ai piedi della croce, sui versi di Jacopone da Todi. Esplorando la personale visione di Gioacchino Rossini, che in vecchiaia trova nuove fonti di ispirazione e un linguaggio che ha ben pochi punti di contatto con la sua precedente esperienza. L'originalità è soprattutto nel Quando corpus morietur , Quartetto dei solisti che si impegnano con sensibilità nelle loro parti, senza accompagnamento, con la scura riflessività del basso Donato di Stefano, l'esuberanza del tenore Gianluca Terranova, le belle doti virtuosistiche del soprano Valentina Corradetti, le inflessioni ricche di chiaroscuri del mezzosoprano Claudia Marchi.
Lo sguardo di Bressan si sofferma soprattutto sugli aspetti cantabili, curando portamenti e accenti, con attenzione per i diversi ordini stilistici. L'insieme ha fascino, un approccio interessante valorizzato nella bella prova del coro preparato da Marco Faelli. E dall'Orchestra di Cagliari che nell'equilibrio tra le parti e l'incastro di rimandi dà vita a una lettura coinvolgente e drammaticamente efficace.
Soprattutto nel Finale, che sfocia in una fuga sofisticata, un contrappunto di grande impatto emotivo segnato dal fugato e dagli squilli degli ottoni. Un affresco sonoro di grande impatto che merita gli applausi convinti del pubblico.
Greca Piras