Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quando Cagliari fu uccisa

Fonte: L'Unione Sarda
15 febbraio 2013


ANNIVERSARIO 1943-2013. Ieri la proiezione del documentario della Cineteca Sarda

Anteprima: le terribili immagini della città bombardata

Chissà chi saremmo stati se quella mattina un dittatore non si fosse affacciato da quel balcone e avesse dichiarato guerra al mondo intero. Forse ancora tristi e fascisti oppure liberi e felici. Di sicuro non avremmo contato i lutti e le distruzione né ci saremmo commossi, come è accaduto ieri, alla vista della nostra città devastata dalle bombe, dei nostri monumenti sbriciolati, dei nostri nonni (fantocci senza vita) agli angoli delle strade in attesa di una sepoltura. I singhiozzi sommessi e le labbra tremolanti hanno accompagnato il documentario “Cagliari e la guerra, 1940-1943” proiettato nella sala del Planetario de L'Unione Sarda gremita da chi in quei giorni di bombardamenti c'era, ha perso qualcuno o qualcosa. Mascelle serrate, sino all'applauso liberatorio finale per questo piccolo grande evento che anticipa l'uscita di un inserto speciale che il nostro giornale dedicherà domenica ai 70 anni dai bombardamenti.
LA MEMORIA Ha fatto un certo effetto vedere fianco a fianco, prima che le luci in sala si spegnessero, il sindaco Massimo Zedda e il direttore editoriale Gianni Filippini andare all'unisono nei concetti. Generazioni diverse, credo politico opposto, esperienze amministrative distanti, eppure concordi nel valore della memoria. «Un percorso quello del ricordo della distruzione di Cagliari», ha detto Zedda, «che abbraccerà tutto l'anno e avrà uno dei suoi momenti cardine nel giorno della Festa di Sant'Efisio. Quale il cagliaritano che non cede alla commozione davanti al filmato di Marino Cao della processione del 1943 nella città deserta e distrutta?». Perché «è affidato alla sensibilità umana e civica l'obbligo della memoria di quei giorni», ha detto Filippini, «tanto che questo documentario dovrebbe avere un valore educativo e didattico per tutte le nostre scuole».
IL MONUMENTO Mai dimenticare. «Impossibile dimenticare», ha detto il sindaco, «quando una città come la nostra porta, a 70 anni di distanza, evidenti i segni di quel dramma nel suo tessuto urbano». Edifici che mostrano ancora le cicatrici della ricostruzione, altri, troppi, mai rinati. «E credo che proprio uno di quei palazzi irrecuperabili», ha detto il direttore editoriale de L'Unione rivolgendosi all'assessore Paolo Frau, «debba essere trasformato nel monumento dedicato a quei giorni e alle sue vittime».
CINETECA SARDA Occhi all'insù per vedere sugli schermi che circondano la sala la città prima che la guerra irrompesse nella sua pacata vita di provincia e dopo il passaggio dei cacciabombardieri americani. «Anche se i primi a sganciare furono i francesi», ha spiegato Antonello Zanda padre di questo progetto curato dalla Cineteca Sarda, Società Umanitaria. «Lo fecero perché dalle piste di Elmas i nostri aerei partirono a bombardare i loro territori in Africa».
LA VITA E LA MORTE Cagliari prima dei raid era radiosa e serena, sbruffona al sole estivo. Poi marziale e persino nazista con quelle sfilate di truppe che inquietano (le croci uncinate per via Roma) e da barzelletta, quelle magari al Poetto con tanto di fanfara italiota da fiera della menzogna. Lo dicono le tante immagini di quella che Zanda ha definito un working in progress («Cresce e crescerà con l'aiuto di chiunque abbia un ricordo fotografico o filmato»). E molti sono in sala: Aldo Brigaglia e Sergio Orani. Alcuni non ci sono più come Virgilio Falchi che ha lasciato in eredità una pellicola a passo nove e mezzo che, inglobata nel documentario, quando scorre sugli schermi lascia la sala ammutolita. È una rarità. In pochissimi prima l'avevano vista. E fa male. Più delle precedenti immagini: i rifugi nelle grotte, i negozi del Largo sbudellati, la scuola Riva sventrata, le tombe di Bonaria non risparmiate dagli spezzoni, il porto azzannato e gli scheletri carbonizzati di ciò che fu nave, camion, treno, vita.
Francesco Abate