Rassegna Stampa

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Gianluca Floris al Pd: "Scandalosa assenza di politica culturale in città"

Fonte: web Castedduonline.it
11 febbraio 2013

L'attacco del tenore


di  Redazione Casteddu Online

Sabato 09 Febbraio 2013 | 17:45

di Gianluca Floris

Sostengo convinto e attivamente il Partito democratico in queste elezioni nazionali. Alle ultime primarie mi sono speso assieme ai miei amici  per il candidato Ignazio Angioni e sono contento che faccia parte della squadra per il Senato della Repubblica.

Sono presidente di un comitato per Bersani che si chiama Ad Arte, che ha questo nome perché ho la speranza di vedere finalmente una nuova attenzione ai problemi del comparto culturale in una prossima azione di governo che mi auguro coinvolga il mio partito come forza più importante.

Sono fermamente convinto che solo con un nuovo ruolo centrale della cultura il mio paese Paese, la mia regione e la mia città, Cagliari, si potrànno risollevare dal baratro della crisi.

Una scuola, una facoltà, una biblioteca, un museo, un libro, un quadro, una statua, un teatro, un’opera lirica, una mostra, un’opera teatrale, una rassegna cinematografica, un festival letterario. Sono tutti presìdi democratici fondamentali che vanno tutelati, mantenuti, finanziati con investimenti pubblici e vanno messi a disposizione di tutti i cittadini per una fruizione la più diffusa possibile. Perché la cultura è diritto fondamentale di tutti i cittadini.

Nel mio particolare lavoro di artista lirico, come cantante e come regista, mi sto occupando con la nostra associazione di categoria professionale di candidare l’Opera Lirica come patrimonio immateriale dell’umanità presso l’UNESCO e siamo ormai vicinissimi al risultato.

Mi sto occupando anche di mantenere i contatti con i colleghi dipendenti dei nostri teatri d’opera – presidio fondamentale di questo nostro patrimonio riconosciuto in tutto il mondo – che sono in lotta perché soffrono di una situazione pericolosamente vicina allo smantellamento. Il teatro di Firenze, il Maggio Musicale Fiorentino, il teatro Petruzzelli, il Teatro San Carlo di Napoli, il Bellini di Catania, il Carlo Felice di Genova. I lavoratori di questi teatri e degli altri che in Italia sono in difficoltà vedono avvicinarsi lo spettro del licenziamento, o della riduzione dell’orario di lavoro o della mancata stabilizzazione dopo anni di lavoro precario.

Insomma il mio comparto è in difficoltà soprattutto a causa dei manager inadatti che pervicacemente la politica mette alla guida dei teatri, e per colpa di una legge fatta male che andrà cambiata.

Bisogna mettere a dirigere i teatri persone che conoscono bene la macchina teatrale e queste persone devono iniziare a rispondere personalmente dei guasti che provocano.

Dobbiamo assolutamente cercare di evitare che chiudano i nostri teatri d’opera o che vengano ridotti a luoghi di spettacolo commerciale perché la loro esistenza è indispensabile per mantenere viva la testimonianza di cultura italiana più conosciuta nel pianeta.

Relegare infatti l’opera lirica e la musica sinfonica in Italia a puro spettacolo che se la debba vedere solo con le regole di mercato sarebbe la stessa barbarie che mettere a reddito immobiliare Pompei o ostia antica o il colosseo. La musica lirica e la sinfonica sono patrimonio culturale identitario del nostro paese riconosciuto in tutto il pianeta e vanno trattati come tutto il resto del nostro patrimonio culturale.

Sono convinto che il PD – con le sue grandi basi ampie di partecipazione democratica autentica – possa efficacemente dare voce e attuazione a quello che è necessario e urgente fare da domani.Detto questo, però, siccome i voti del PD per queste elezioni nazionali li andiamo a cercare anche qui in città, c’è da parlare di un problema grave che abbiamo tutti noi militanti del Partito Democratico e che tutti insieme dobbiamo cercare di superare. Voglio parlare del Gruppo del PD nel Consiglio Comunale di Cagliari e della partecipazione del mio partito al governo della cultura a Cagliari.

Parlerò del periodo che va dall’inizio della consiliatura fino a un mese fa, perché qualche segno di cambio di rotta lo vedo arrivare, per fortuna. Mi auguro solo che non sia troppo tardi.
Ma siccome credo fermamente nella forza vivificatrice della critica, punto qui l’indice sugli errori che abbiamo fatto. In particolare sui gravi errori fin qui fatti dal gruppo consiliare del mio partito, a Cagliari.

Nel dettaglio:

È successo che a Cagliari la cultura non è diventata il cardine della nuova azione politica della maggioranza – come ci saremmo aspettati – ma è stata gestita in maniera personale e non efficace dal sindaco senza nessuna concertazione politica con i suoi alleati. E il gruppo consiliare del PD l’ha permesso e avvallato addirittura in un anno e mezzo di consiliatura.

Il sindaco ha espresso in totale e personale autonomia la presidenza della commissione cultura, ha espresso nella stessa maniera l’assessore, ha nominato parimenti senza concertazione con nessuno tutti i rappresentanti che poteva (!!!) nei cda del Lirico e della Scuola Civica di Musica e i risultati li stiamo osservando tutti. Il gruppo PD – il primo partito della maggioranza con 13 consiglieri su 24 – è rimasto a guardare e ad annuire rimanendo nella sostanza completamente e colpevolmente assente agli occhi degli elettori.

Il gruppo PD, che pure esprime la presidenza dell’organo consiliare con il consigliere Depau, non ha mai fatto sentire la sua voce nemmeno sul fatto che il sindaco Zedda governa con determine dirigenziali, evitando di votare in aula i provvedimenti. Il gruppo PD ha sempre taciuto su questo.

Il gruppo PD Non ha – ad esempio – avuto la forza di mettere mano alla redazione del famoso “piano per la cultura” del Comune di Cagliari, dimostratosi nei fatti una confusa accozzaglia di indicazioni per dare la gestione ai privati degli spazi pubblici di cultura, poi tra l’altro pure disattesa (perché dei bandi non ne sappiamo ad oggi ancora nulla e anzi si preannunciano clamorose marce indietro).

Il gruppo PD non ha mostrato attenzione concreta palese verso il tessuto delle associazioni culturali PRIMA della determinazione dei contributi. Le associazioni sono state in molti casi umiliate dalla concessione di contributi di entità ridicola – a pioggia – nella peggiore tradizione delle amministrazioni del centrodestra. Anche qui nessuna novità, nessuna nuova propulsione.

Il gruppo PD non ha fatto nemmeno nessuno sforzo per portare in bilancio l’ammontare l’entità dei contributi ad un livello civile per una città come Cagliari così ricca di realtà culturali. Si è allineato alla decisione del sindaco di stanziare solamente 378mila euro da distribuire a pioggia.

Mentre si spendevano seicentomila euro e forse più per un’area concerti a Sant’Elia – doppione della struttura già esistente alla fiera – con una decisione dell’assessore Puggioni millantando che quei soldi della legge regionale potessero solo essere utilizzati per quello, quando non era vero (basta leggerla quella legge). E il gruppo PD non ha saputo dire niente su queste scelte.

Il gruppo PD non ha detto nulla nemmeno sulla scuola civica di musica, anch’essa gestita personalmente dal sindaco con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti e sui quali non mi soffermo solo perché devo mantenere il focus del mio intervento.

La Fondazione Teatro Lirico di Cagliari poi – eccoci – con il problema del nuovo sovrintendente da nominare è stato anch’esso un problema gestito in solitudine dal Sindaco in maniera scandalosamente incompetente sia da un punto di vista politico che da un punto di vista delle relazioni sindacali e politiche e il dettaglio degli errori è lungo e circostanziato. Ed anche qui l’assenza di posizioni incisive del gruppo del PD, prima che gli errori venissero compiuti, è stata dannosa.
Riassumo tutte le criticità delle quali il capogruppo è sempre stato informato o da me personalmente o dai lavoratori del Lirico rappresentanti sindacali.

1 – Non si è licenziato il sovrintendente DiBenedetto entro il periodo di prova e lo si è dovuto liquidare solo quando aveva maturato dei diritti.

2 – Non si è nominato subito un sovrintendente ma si è annunciato un bando europeo perdendo altro tempo

3 – Non si è fatto nemmeno il bando europeo ma si è fatta al suo posto una manifestazione di interesse, perdendo altri mesi durante i quali il teatro rimaneva di vatto senza guida.

4 – Non si è tenuto nemmeno conto della stessa manifestazione di interesse e si è nominata una persona che non aveva i requisiti curricolari e di titoli previsti dalla legge e dallo Statuto della Fondazione. E che aveva già avuto un passato di conflittualità con i lavoratori. E il gruppo PD è rimasto zitto, muto e allineato senza dire niente. Senza rendere conto nemmeno ai suoi stessi elettori che gli chiedevano di prendere posizione.

Di tutte queste inadeguatezze del sindaco in questa vicenda, da subito, i lavoratori del teatro hanno manifestato le loro preoccupazioni fondate al gruppo del PD nella persona del capogruppo.

Lo hanno fatto – prima di tutto – perché cercavano il contatto con il partito che maggiormente sembrava dovesse essere quello che difende i lavoratori in lotta per il mantenimento del loro posto di lavoro. Il Partito Democratico era un interlocutore naturale in questa vertenza anche per il fatto che moltissimi di loro – io lo so – lo avevano convintamente votato alle ultime comunali votando questo sindaco qui.

Ed eccolo il punto.

L’atteggiamento verso i problemi del Lirico del capogruppo PD – è sempre e costantemente stato intempestivo e inefficace, quantomeno. Se non addirittura dannoso in molti casi.

Nel dettaglio nulla è mai stato fatto dal gruppo PD per evitare tutti i passi dannosi che il sindaco ha poi puntualmente e sistematicamente fatto per arrivare a questo risultato che abbiamo davanti agli occhi in tutto il comparto cultura e in particolare per la vicenda del Lirico.

Non si è mai andati oltre una nota contraria alla nomina della Crivellenti giunta alla fine della vicenda, quando ormai il danno era fatto e i rapporti con i dipendenti definitivamente compromessi. E quelli che erano i nostri voti fra i trecento lavoratori del Lirico, oramai erano scomparsi.

Addirittura, quando durante un consiglio comunale il consigliere dell’opposizione Farris ebbe pronta una imbarazzante interrogazione al sindaco – perché i lavoratori avevano trovato disponibilità SOLO IN FARRIS a portare delle domande precise in aula – la quale interrogazione avrebbe costretto a rispondere dettagliatamente sulle varie criticità della vicenda, dalla presidenza del Consiglio comunale (Consigliere Ninni Depau PD) partì una sollecitazione al nostro capogruppo PD (Davide Carta) a farne una anche lui di interrogazione urgente al volo, scandalosamente morbida e compiacente e su un argomento per nulla centrale come le nomine mancanti allora in cda, che permise a Zedda, per l’ennesima volta, di assicurare tutti che andava tutto bene, con i risultati che oggi vediamo.

Il gruppo Consiliare del PD, con questo atteggiamento assente nella proposta politica e sempre ottusamente giustificativo su qualsiasi errore, ha lasciato spazio alla opposizione permettendole addirittura di diventare il megafono delle istanze dei lavoratori, in questo caso, facendo di fatto abdicare il PD al ruolo che il nostro partito ha nel suo DNA. Saremmo dovuti essere noi del Partito Democratico a difendere i lavoratori, e non lasciare il compito a Farris del PDL, all’assessore regionale Milia dell’UDC, al Presidente Cappellacci o al partito Fratelli D’Italia, che sono riusciti a svolgere questo compito egregiamente ed efficacemente. A differenze del mio partito, il PD, in Consiglio Comunale.

Tutti i voti che abbiamo portato all’interno del lirico sono ad oggi oramai perduti, a vantaggio di forze o populiste o di centrodestra. E la responsabilità è stata dell’atteggiamento che il capogruppo e il presidente della assemblea hanno avuto fino a poche settimane fa.

Dove erano i due rappresentanti del PD, capogruppo e Presidente del Consiglio, quando il sindaco accusava pubblicamente i lavoratori del Lirico di essere dei privilegiati corresponsabili dello sfascio della Fondazione e che lui non aveva solidarietà con loro ma solo con i lavoratori come quelli dell’Alcoa?

Dove erano il capogruppo e il presidente del consiglio comunale quando la CGIL regionale e quella nazionale con Enzo Costa e Silvano Conti si esprimevano con parole di fuoco sulla vicenda inseguite dalla CISL nelle sue rappresentanze anch’esse regionali e nazionali?

Perché io e i miei colleghi artisti siamo ancora offesi per le parole pubbliche di Massimo Zedda quando ha tacciato i lavoratori del Lirico di essere dei privilegiati e dei complici del dissesto dei conti della Fondazione.

Perché io sono ancora offeso delle parole uscite dai think thank del sindaco che tacciavano la cultura di essere un comparto con lavoratori mangiapane a tradimento e di nullafacenti e che tanto di loro la cittadinanza non si cura.

Ma non ho sentito una parola dal capogruppo a difesa dei lavoratori, a difesa del Teatro Lirico della mia città, a difesa di tutti noi operatori e artisti del comparto davanti a quelle corbellerie uscite fuori dalla bocca di chi ha l’onere di ricoprire un così importante ruolo istituzionale.

“Vedremo” “Ne dovremo parlare” “Ho fatto presente al sindaco il problema e mi ha detto che è tutto a posto”… non sono frasi che vogliamo più sentire, se non vogliamo continuare a perdere voti. Non ce lo possiamo più permettere perché il PD è il partito che su di sé deve assumere la responsabilità di governo dei prossimi anni. In tutti gli ambiti istituzionali.

Ci sono consiglieri comunali che nei fatti si sono dimostrati molto sensibili e presenti su questi temi della cultura, è vero, ma quello che è uscito fuori al pubblico, e soprattuttto ai lavoratori, è che anche il gruppo PD cittadino è a favore delle prese di posizione dirigiste e potenti del sindaco e quindi che il gruppo PD cittadino – nella migliore delle ipotesi – non ha avuto il coraggio di difendere i lavoratori. Tradendo la sua storia e le sue radici più profonde.

Siamo alla vigilia di una consultazione elettorale nazionale fondamentale per la vita del nostro paese e la battaglia sarà casa per casa, voto per voto. Non possiamo più permetterci disattenzioni così colpevoli verso un intero comparto come quello della cultura, non possiamo permetterci di girare le spalle ai lavoratori, non possiamo permetterci di girare le spalle alla nostra città per atteggiamenti di pavidità o di inadeguatezza politica.

Non possiamo permetterci di essere correi di una scandalosa assenza di politica culturale nella nostra città, perché ci danneggerà questo anche alle urne delle politiche. Dobbiamo immediatamente recuperare terreno e incisività e quindi VOTI.

Abbiamo commesso un errore a stare alla finestra a guardare – senza invece puntare i piedi e pretendere di incidere sulle scelte di governo della città. Perché il PD è il partito più votato della maggioranza e non può e non deve più stare alla finestra. .

Io mi auguro che i segnali positivi che il gruppo PD ha iniziato a dare da due mesi a questa parte, dopo il primo sciagurato anno e mezzo di consiliatura, siano l’inizio di un cambio netto di percorso virtuoso ormai indispensabile. Non c’è più tempo.

Due cose e chiudo:
primo: il Consiglio comunale di Firenze ha visto il PD (il partito che lì esprime IL SINDACO!!!!!!) fare una mozione durissima contro la sovrintendente del teatro voluta da Renzi in persona. Non è caduta la giunta e non è morto nessuno, ma anzi questo atteggiamento risoluto e critico nella sua dialettica all’ interno della maggioranza ha contribuito alla risoluzione dei problemi dei lavoratori del teatro, con reintegro dei licenziamenti e il commissariamento dello stesso per il risanamento dei conti. Atteggiamenti dialettici anche duri, purché franchi e trasparenti, non fanno mai male a una coalizione. Anzi la rafforzano.

Secondo: Capisco tutto, capisco le esigenze politiche, capisco la paura di rovinare la prima esperienza di governo cittadino del centrosinistra da tantissimi anni, ma non capisco la paura. Il PD non ha niente di cui aver paura perché il PD è e rimarrà il PD anche in futuro. Bisogna che, prima del capogruppo, di questo se ne rendano conto gli stessi consiglieri del Partito Democratico. Il PD non è una “fortunata meteora elettorale”. E quindi – se riusciremo da subito a metterci da parte questa paura e questo senso di colpa “preventivo” – potremo e dovremo tornare a essere anche localmente quello che su scala nazionale abbiamo dimostrato di saper essere: un laboratorio di proposta politica democratica e partecipata.

È il PD a dover fare l’agenda sulla politica culturale. Da adesso, da domattina. Sia in campo nazionale che soprattutto a partire dal primo terreno di scontro politico: il Comune.

Mettiamoci al lavoro in questa direzione. Non c’è più tempo.

Io voto e faccio votare Partito Democratico