Ieri ricordo del martirio
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Si era partiti in tanti, alle 18.10, e si è ritornati in pochi in piazza Sant'Efisio, complice una pioggia furiosa che si è abbattuta sulla processione quando la statua di Efisio, guerriero di cui ieri si commemorava il martirio, stava attraversando via Sassari portato a braccia dai confratelli dell'Arciconfraternita del Gonfalone. Davanti una nutrita rappresentanza di comunità in costume tradizionale, dietro i fedeli. Fra i primi, straziati dall'acqua, subito parecchie e rapide diserzioni verso qualsiasi tipo di riparo, fra i secondi in formazione a testuggine (con gli ombrelli) si è invece aggiunto il sindaco Massimo Zedda che immobile sotto il temporale in via Roma ha tenuto la posizione in attesa del Santo e si è unito al corteo, seppur fradicio.
È andata così, quest'anno, la Passio Sancti Ephisy, processione per le vie di Stampace accolta da oltre un migliaio fra fedeli e turisti, guidata da fratelli e sorelle dell'Arciconfraternita e colorita da 700 persone di 41 gruppi folkloristici, 5 di miliziani e 4 di musicisti. Prima uscita del Martire dell'anno, in onore del giorno della sua decapitazione, bagnata ma tenace. Nonostante lo strombazzare degli automobilisti in coda che chiedevano non miracoli ma, irriverenti, che il traffico bloccato nel largo Carlo Felice scorresse a loro esclusivo uso e consumo. Nonostante le avverse condizioni del cielo. Ma mentre il blocco dei transiti era stato ampiamente previsto e annunciato su ogni media, il temporale no. Gli strombazzatori, durante i Padre Nostro e le Ave Maria di chi sfidava il fortunale, dunque, non saranno perdonati a differenza di chi non ce l'ha fatta a finire il tragitto sotto il temporale, ritornare a Stampace e assistere alla messa celebrata dall'arcivescovo Miglio.
Peccato, perché proprio quest'anno la Passio Sancti Ephisy aveva un valore particolare dato che cadeva a 70 anni dai bombardamenti che sbriciolarono Cagliari. Ci si rifarà il primo maggio tenendo a mente quel 1943 quando il Martire uscì dalla sua chiesa, circondata da macerie, per attraversare, seguito da pochi fedeli ammutoliti, una città lugubre e deserta. Uscirono dai rifugi come fantasmi incuranti degli allarmi aerei. Altro che traffico lento.