Rassegna Stampa

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Alla Sella del Diavolo un edificio del ‘700. “E' l’antica chiesa di Sant’Elia”

Fonte: web cagliaripad.it
21 dicembre 2012

  20 Dicembre 2012 ore 10:30
 

Secondo il responsabile scientifico Stiglitz potrebbe trattarsi dell’antico luogo di preghiera attestato in età medievale e ritenuto scomparso. E ora riprendono i lavori del cantiere archeologico sul colle sopra Marina Piccola, il Comune finanzia un
Autore: Ennio Neri,
ennio.neri@cagliaripad.it

 

Un vano lungo 16 metri e largo 8, con pareti che si innalzavano fino a 5 metri. Probabilmente d’età settecentesca, come testimoniano le ceramiche ritrovate sul sito. E potrebbe trattarsi dell’antica chiesa di Sant’Elia, abbandonata dai monaci nel 1600 dopo le incursioni dei pirati e danneggiata dai cannoneggiamenti dei francesi un secolo dopo. Un antico edificio religioso è attestato nella zona, ma non è mai stato individuato con certezza. Erroneamente l’antica chiesa veniva confusa coi resti di un’altra struttura in rovina nella zona, ma l’ipotesi è stata sconfessata durante le tre campagne di scavo (Indagine archeologica sopra Capo Sant’Elia”) che si svolgono sulla Sella del Diavolo. E ora nei prossimi mesi riprenderà la quarta campagna, grazie un finanziamento del Comune che potrà fare luce su una delle zone più ricche di testimonianze storiche, ancora nascoste, della città.

“Abbiamo messo in luce un edificio rettangolare moderno”, spiega Alfonso Stiglitz, “potrebbe trattarsi di ciò che rimane della chiesetta di Sant’Elia, già attestata in età medievale e in mano ai frati Vittorini. Le notizie dell’edificio  arrivano sino alla fine al 1700. Poi il crollo e l’abbandono  dopo i bombardamenti  dei francesi. Proseguendo con lo scavo vogliamo ricostruire l’intera storia del luogo, rivolgendo lo sguardo al tempio di Astarte e fino alle tracce dell’età preistorica”.

Il ritrovamento, nell’800, dell’iscrizione dedicatoria alla dea Astarte hanno da sempre lasciato pensare che nell’area si trovasse un tempio intitolato alla dea fenicia. Tesi confortata dal ritrovamento nella zona di due grandi cisterne (una dell’età punica e l’altra romana) e di antiche canalizzazioni che forse servivano per l’approvvigionamento del tempio e, forse, una strada cerimoniale. Nel corso del terzo cantiere di scavo sono emerse le strutture medievali della chiesa (o i locali annessi) le pavimentazioni dell’aula e sono state messe in rilievo le giaciture di crollo delle pareti dalle quali si evince che l’ambiente presente doveva avere un’altezza di circa 5 metri. Molti reperti sono ancora in fase di studio. Ora partirà il riallestimento del cantiere, la pulizia delle superfici , l’eliminazione del verde infestante e lo scavo stratigrafico seguito dal personale scientifico. E poi la catalogazione e la conservazione. Il Comune assumerà due 2 archeologi specialisti, un tecnico di scavo, 4 operai comuni, 2 operai specializzati muratori. I lavori dureranno 7 mesi: costo 200 mila euro. La terza campagna di scavi si è svolta sotto la direzione scientifica è Simonetta Angiolillo (docente di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana nella facoltà di Lettere) e Alfonso Stiglitz. Il coordinamento didattico di Marco Giuman e quello tecnico-scientifico di Maria Adele Ibba. Mentre la direzione archeologica del cantiere è stata affidata a Anna Luisa Sanna e Maria Grazia Arru.