Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I fenicotteri, il mercato e il ricordo di Kleiber: sorprendente Cagliari

Fonte: L'Unione Sarda
19 dicembre 2012


Una deliziosa guida alla città scritta da Nicola Lecca
 

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Capita a chi molto viaggia, di guardare con occhio diverso e acuto al luogo natio. Nicola Lecca, girovago di rango e scrittore di professione, si trova bene quasi dappertutto e sa anche coltivare l'arte del ritorno. E dedica alla sua città (la nostra) un volumetto in italiano e in inglese (traduzione di Jonathan Hunt) che gli ospiti del THotel troveranno sul comodino come benvenuto. Certo il Bastione di Saint Remy non può rivaleggiare con la piramide di Cheope o col Colosso di Rodi ma il piccolo libro intitolato “Le sette meraviglie di Cagliari” può guidare il lettore in un itinerario che molto si basa sulla scoperta delle attrattive immateriali.
Come il sole, per esempio. Elemento che i cagliaritani considerano un diritto naturale tanto da rabbuiarsi alquanto alla vista della pioggia o al decrescere delle temperature, per non parlare delle sporadiche nevicate che producono un'euforia mista alla disperazione e alla sospensione di ogni normale attività. Nicola Lecca prende benevolmente in giro i conterranei, spiegando loro che a Reykjavìk, regno dei ghiacci, le ragazze portano i sandali e gli uomini i pantaloni corti e al primo flebile raggio si spalmano di inutili abbronzanti ai bordi delle piscine. Ammette però che il clima gentile favorisce la felicità. Altra mirabilia, i fenicotteri. Migratori eleganti che volano in formazione verso le lagune e si nutrono di un gamberetto chiamato Artemia Salina che colora le loro livree di un rosa. Una cosa bella, e capace di legare per sempre una persona a un sito, può durare lo spazio di poche ore. E può essere l'ultimo concerto di Carlos Kleiber che ha diretto l'orchestra dei Bayerischer Rundfunk al Teatro Lirico nel 1999, in anni ancora culturalmente fastosi. Esecuzione perfetta e indimenticabile, al pari della voce di Maria Callas o di un gol di Pelé. Nicola Lecca non consiglia bar e negozi, non accenna ai monumenti, alle chiese, ai quartieri storici. Si sofferma invece, su un quadro, il “Ritratto di Ines” di Umberto Boccioni conservato alla Galleria Comunale, che parla a suo modo d'amore: «Un corpo che non trasmette dolcezza, un'anima complicata. Viola, rosso e verde malessere». La lontananza, scrisse Schopenhauer, rimpicciolisce gli oggetti e li ingrandisce al pensiero. Croce e delizia dell'Isola, la lontananza dal resto del mondo è un limite e un privilegio. Certo la Sardegna non è remota come l'arcipelago di Tristan de Cunha, distante duemila chilometri dalla costa, ma il finis terrae, continuamente riscontrabile, induce negli autoctoni un senso di blocco e limite come di protezione. Sensazione strettamente legata al mare, liquida presenza che permea il carattere e condiziona - magnifico padrone - le abitudini dei cagliaritani che del Poetto e del Golfo degli Angeli menano vanto personale.
L'afflato lirico di Nicola Lecca non si ferma certo davanti ai banconi del mercato di San Benedetto. Indicato anzi come tappa fondamentale per qualsiasi forestiero voglia capire una comunità attraverso il cibo. Zerri e aragoste, casizolu di Paulilatino, tonno di Carloforte, pecorino di Terralba, ricci, bocconi, bottarga. Miele di corbezzolo, frattaglie, ortaggi, pane di tutte le fatture, i prezzi scritti a penna, le immaginette dei santi. Gratis, le battute dei venditori.
Voci, colori e confusione che piacevano anche a Antonio Romagnino, cui è dedicato il singolare baedeker d'autore.
Alessandra Menesini