Presentato il progetto della regista salernitana
Chi è? Marinella Senatore, film maker e artista, 35 anni, salernitana con accento perso per via del suo vivere nel mondo. La sua città attuale è Berlino. Presto abiterà, per un paio di mesi, a Cagliari, quartiere Sant'Elia. Dal 2003, 40 mila persone hanno preso parte ai suoi progetti. Continua ad avere contatti con tre quarti di queste. C'è anche una comunità di minatori di Enna, il lavoro emotivamente più toccante che abbia fatto. Con alcuni di loro, sull'ottantina e passa, lontani da internet quanto lo sono stati dalla luce per una vita, si sente regolarmente al telefono ogni settimana. Marinella, presente ieri alla conferenza stampa indetta da Annamaria Montaldo, direttrice dei Musei civici di Cagliari, e dall'assessore alla Cultura Enrica Puggioni, racconta del suo incredibile background e già sta onorando il suo impegno d'artista relazionale.
Nel senso che richiama naturalmente a sé la gente e la conferenza non è più stampa ma pubblica, con la neonata associazione "Sant'Elia viva" schierata in prima fila e le donne che ne fanno parte, munite di cartella stampa anche loro, che prendono appunti, non perdono un passaggio, fanno assensi con la testa. Non vedono l'ora, l'ora che cominci "Piccolo caos, melodramma in tre atti". «Un progetto unico in Italia», lo definisce Anna Detheridge, critica e teorica delle arti visive, che dal 2001 ha fondato Connecting Cultures, agenzia no profit punto di riferimento per l'arte pubblica e relazionale. Il progetto verte su una parola chiave: scambio. E su due aggettivi: inclusivo e paritario. Lo scambio è quel dispositivo umano già usato anche dal teatro di Eugenio Barba, uno dei più importanti del mondo. Scambio di esperienze, di saperi, di racconti. Non che un artista arriva e piazza la sua opera, installazione o scultura che sia. Ma che arriva Marinella, si mette ad abitare lì e, dietro al suono virtuale del suo violino (è anche violinista diplomata), dietro alla forza - potente - del suo relazionarsi, raccoglie un quartiere e assieme alle persone realizza un film-melodramma.
L'ultimo che ha fatto è "ROSAS", realizzato con 20 mila cittadini di Berlino, Madrid e Derby (opera acquistata dal Castello di Rivoli). Coinvolgimento di tutte le associazioni culturali, professionisti, università, ma anche non professionisti che amino scrivere, fotografare, filmare, cucire, cucinare, inventare scenografie, abiti, dialoghi. Insomma, un apparente caos collettivo da cui distillare un piccolo melodramma. Perché il caos è vitale per rinominare le cose. Quindi anche i quartieri. «La storia non ve la do io, la metterete voi», dice Marinella.
Inizierà il casting, non solo per attori. Ciascuno può negoziare con l'artista ciò che sa e può fare. Poi ci saranno tante fasi diverse di lavoro. Tutto sempre sotto forma di scambio: io ti insegno a scrivere una sceneggiatura, a usare le luci, tu mi insegni a costruire una quinta, un costume. A fare i malloreddus, la burrida. «Se non c'è scambio, l'arte pubblica non funziona», dice Marinella. Arte pubblica come uscita dell'arte dai musei. Cagliari, grazie al progetto "Mondi possibili - re-inventing the city", voluto da Musei civici e amministrazione, pare voler diventare città campione. «Sarà come prendere parte ad una grande mostra collettiva» sottolinea la Montaldo. Con gran finale al Teatro Massimo, oltre a un film, che girerà nei migliori festival del settore.
Raffaella Venturi