Rassegna Stampa

web cagliaripad.it

Il Governo blocca la legge regionale “scempia-stagni”. L’esultanza degli ambientalisti

Fonte: web cagliaripad.it
10 dicembre 2012

7 Dicembre 2012 ore 17:14
 

Palazzo Chigi bolla la legge regionale che interpreta le norme di tutela sulle zone umide come “anticostituzionale” e la impugna alla Corte Costituzionale. Felici gli ecologisti
Autore: Ennio Neri,
ennio.neri@cagliaripad.it

 

Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 6 dicembre ha deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge regionale numero 20 ribatezzata dagli ambientalisti legge “scempia-stagni”, varata dalla Giunta Cappellacci il 21 giugno scorso (43 voti favorevoli della maggioranza di centro-destra, con voto contrario di Sel e Idv astensione del Pd). Secondo il Governo, spiega Stefano Deliperi del Gruppo di Intervento giuridico che aveva inoltrato esposti contro il provvedimento, la norma sarebbe “in palese violazione delle competenze statali in materia di pianificazione paesaggistica e, soprattutto, in tema del rispetto del giudicato amministrativo”.

Nel mirino degli ambientalisti l’articolo 4, quello con le disposizioni di “interpretazione autentica”della fascia di rispetto spondale degli specchi acquei contenuta nel Ppr (piano paesaggisti regionale), definito dagli ecologisti “perla del diritto ambientale”. E questo perché interpreta la norma di tutela del Ppr “nel senso che la fascia della profondità dei 300 metri dalla linea di battigia è da riferirsi esclusivamente ai laghi naturali e agli invasi artificiali”. “Secondo la Giunta e la maggioranza consiliare”, aggiunge Deliperi,  così sono “fatti salvi” gli edifici realizzati sulle sponde di stagni, lagune e saline, ma in realtà la medesima norma approvata sarebbe fonte di ulteriori problematiche interpretative, visto che quantomeno le “saline” sono indubbiamente realizzate artificialmente, quindi ben potrebbero essere definite “invasi artificiali”. Il vero motivo di questa ennesima prova della volontà cementificatrice della Giunta Cappellacci e della sua maggioranza consiliare”, prosegue, “ risiede nel voler evitare l’applicazione di una normativa di tutela ben incardinata nel codice dei beni culturali e del paesaggio”.

Il dispositivo del Governo è stato messo nero su bianco ieri dal dipartimento degli Affari regionali Consiglio dei Ministri. Secondo il quale la legge regionale viola gli articoli 24, 103 e 113 della Costituzione, e fa a pugni con la sentenza del Consiglio di Stato del 16 aprile 2012, che ha annullato una concessione edilizia rilasciata in assenza dell'autorizzazione paesaggistica per la realizzazione di un edificio collocato nella fascia di rispetto di 300 metri dalla linea di battigia di una zona umida, e ciò proprio in forza di un'interpretazione di una norma del Ppr “di segno opposto”, scrive il Governo, “a quello che, invece, vorrebbe imporre la legge regionale n. 20 del 2012 qui contestata”. Ciò perché il Consiglio di Stato, contrariamente alla tesi regionale, ha interpretato espressamente la norma del Ppr "nel senso di accordare la tutela paesaggistica alla fascia compresa nei trecento metri dal confine della zona umida". Mentre la norma "interpretativa" (quella della Regione, ndr) mira, invece, scrive ancora l’esecutivo, “a ribaltare la decisione giurisdizionale, imponendo "per legge" la soluzione opposta a quella affermata dal giudice. Il che non è consentito dalla Costituzione”. L’esecutivo bolla quindi la legge come “incostituzionale” e decide di impugnarla. Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra “esprimono la loro più forte soddisfazione per il corretto comportamento del Governo in difesa delle ragioni della tutela ambientale e della legalità avverso le ormai consuete e becere pulsioni speculative regionali”.