Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Impreparati davanti all'emergenza

Fonte: L'Unione Sarda
5 novembre 2008


La Protezione civile lancia l'allarme, ma non c'è coordinamento

Chi doveva coordinare l'attività di prevenzione e, dopo l'alluvione del 22 ottobre, quella dei soccorsi? Perché in Lombardia, regione perennemente sotto torchio per il maltempo, tutto funziona sempre?
Si chiama “Protezione civile”, ma in Sardegna quando piove nessuno si sente protetto. L'impressione, dopo l'ultima ondata di maltempo che ha colpito tutta l'Isola, è di una generale impreparazione a gestire questo tipo di emergenza. Di chi sono le responsabilità? Se le persone vengono spazzate via dalla piena di un fiume, mentre viaggiano tranquille verso casa, cosa non ha funzionato?
Dall'allerta meteo che proviene dalla sala operativa della Protezione civile, a Roma, fino al sindaco del piccolo centro al quale spetta il compito di tenere a casa la gente, ci sono alcuni passaggi a vuoto di una lunga catena dell'emergenza. Dalla sala operativa di Cagliari (assessorato all'Ambiente, via Biasi) anche lunedì sono partite le segnalazioni del pericolo maltempo, segnalazione raccolta dai distaccamenti dei vigili del fuoco e del corpo forestale. Ma qualcuno ha comunque rischiato la vita, magari per una cattiva prevenzione (a Capoterra anche l'assessorato all'Ambiente era finito sotto accusa) o per qualche ritardo nei soccorsi alla popolazione. Chi deve coordinare? Perché i fiumi tracimano e minacciano i centri abitati? Perché basta un temporale per scatenare l'emergenza? Nel nord Italia, il sistema funziona decisamente meglio.
LA LOMBARDIA C'è una regione, perennemente sotto allarme meteo, dove esiste un assessorato dedicato e la prevenzione è un'arma quasi infallibile. Stefano Maullu, assessore regionale alla Protezione civile della giunta Formigoni, la cui famiglia risiede nell'Oristanese, dice: «Oggettivamente, il livello nel campo della prevenzione e dell'assistenza alla popolazione non mi è parso alto: se è dovuto intervenire l'Esercito, significa che la struttura di Protezione civile non era adeguata». Alberto Biancardi, dirigente della Protezione civile della Regione Lombardia: «L'allerta meteo è il passo finale di tutte le attività di prevenzione. Tutti i dati meteo che vengono dal centro regionale e dagli altri punti di presidio, vengono esaminati 24 ore su 24. Così come i dati sulle piogge e sui livelli dei corsi d'acqua. Poi spetta ai sindaci attivare il loro piano di emergenza». Sui volontari: «La nostra sala operativa lavora 24 ore su 24, i volontari sono sempre in turno. Ieri, sui luoghi interessati da modeste esondazioni a nord di Milano, erano già presenti dovunque i volontari».
L'ALLERTA METEO Lunedì pomeriggio, il dipartimento guidato dal sottosegretario Guido Bertolaso ha diffuso un allarme nazionale diretto «ai responsabili della Protezione civile, centri funzionali e servizi meteo delle regioni Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sardegna e province autonome di Bolzano e Trento». E ad alcune prefetture, quelle sarde comprese. Un avviso di «condizioni meteo avverse» con «precipitazioni diffuse, anche a carattere di rovescio o temporale di forte intensità», su una serie di regioni, e c'era anche la Sardegna. «I fenomeni saranno accompagnati da forti raffiche di vento e attività elettrica», si leggeva nel comunicato, «questo dipartimento seguirà l'evolversi della situazione, ma attenzione ai successivi bollettini di vigilanza emessi su www.protezionecivile.it». La firma è di Guido Bertolaso. Ma questo appello non ha trovato pronta la gente, quella che vede la casa scomparire sotto i detriti. E la Protezione civile - nazionale, regionale, locale - non ha funzionato. (e. p.)

05/11/2008