In cartellone gli amici storici del Festival: Lucas, Testa, Baliani e Wu Ming II
A dicembre la decima edizione nel segno della città
L'incipit è semplice: buon compleanno “Marina Cafè Noir”. Felici primi dieci anni, ostinatamente festeggiati con due mesi di ritardo (dal 13 al 16 dicembre e non a settembre), a dispetto di dolorosi tagli alla cultura, figli della crisi e di un atteggiamento distratto che non considera la creatività un bene di valore sul quale investire con ritmi e tempi sicuri.
Il dopo? Un'inevitabile evoluzione di una bella e appassionata idea nata da un sogno, cresciuta insieme al quartiere nel quale ha messo profonde e intelligenti radici, diventata adulta di successo e che ora cambia rotta e naviga in altri mari cittadini. Ecco perché il vero titolo del festival (parola che non piace a nessuno, ma dice del primo appuntamento del genere fatto in Sardegna) quest'anno è “Casteddu mon amour”. «Una chiara dichiarazione d'amore per la nostra città», spiega Giacomo Casti che insieme ai compagni di avventura dell'associazione culturale “Chourmo” ha raccontato ieri mattina le ragioni di una festa di compleanno tardiva e l'inizio di una nuova avventura. Necessitata dai tempi della crisi che costringono tutti a rivedere programmi e prospettive. E non sempre è un male. «Torniamo alle origini, interrogandoci su quale sia il nostro ruolo di operatori culturali. In questi anni abbiamo presidiato il quartiere della Marina che è cambiato, e noi con lui. Da presidio diventiamo servizio».
Dubbiosi? Provocatori? Prudenti? Un po' di tutto. E poi chi l'ha detto che i compleanni ai tempi della crisi, quelli che si possono fare con pochi soldi e pochi amici fidati, sono meno divertenti o intelligenti? Intanto c'è una significativa novità. Come Tom Sawyer, “Marina Cafè Noir” l'ultimo giorno, sconfina di territorio e occupa uno dei palcoscenici più belli della città, il Terrapieno di Villanova. Dove alle 12 si parla di Tempo, dei suoi ritardi, di come non farcelo rubare con l'attore Marco Baliani, uno dei quattro amici di “Casteddu mon amour”, ai quali va l'onore di essersi, negli anni, sardizzati . Gli altri tre sono lo scrittore Wu Ming II, il fotografo Uliano Lucas e il musicista Gianmaria Testa, fraterne special guest, ciascuno per la sua arte. Alle 21 di domenica, sempre al Terrapieno Wu Ming II con Giacomo Casti, insieme ai Ratapignata e Arrogalla in collaborazione con l'Anpi ci diranno di “Storie Partigiane”. «Sono come dei piccoli inviti, piccoli viaggi per far affezionare lo spettatore alla lettura», precisa ancora Francesco Scanu. «Sono stati per noi dieci anni di lettori “fortunati” durante i quali abbiamo incontrato come Erri De Luca, Roberto Saviano, Marc Augé». Ora si ricomincia da noi. «La domanda è quanto ancora possiamo servire a una città come Cagliari, piena di risorse ma eternamente in bilico tra il crescere e restare piccolina?» È questa la chiave per aprire il cuore del Festival: “La città e l'isola”, tema di cui parleranno la scrittrice Michela Murgia, l'antropologo Giulio Angioni alle 18,30 di venerdì 14 insieme al giornalista Celestino Tabasso. Mentre Uliano Lucas racconterà con Elvira Corona il tema scottante del lavoro (sabato 17 al Manà Manà). Gli appuntamenti in programma - reading originali, incontri, film e dibattiti - insieme agli spettacoli per scuole, carceri e ospedali sono una trentina. Dimezzati rispetto alle edizioni precedenti, esattamente come il budget. Le scorse edizioni sono costate 140 mila euro. «La speranza è di raccoglierne poco più della metà». La Regione assicura 35 mila euro. Gli altri contributi sono arrivati dalla vive voce degli assessori alla Cultura di Comune, Enrica Puggioni, e Provincia, Francesco Siciliano, che hanno portato in dote rispettivamente 20 mila e 15 mila euro. Una boccata d'ossigeno che serve ad allungare lo sguardo.
Caterina Pinna