Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I sindaci domani in piazza «Ci tolgono 25 milioni»

Fonte: La Nuova Sardegna
19 novembre 2012

comuni»la crisi finanziaria

Cristiano Erriu, presidente regionale dell’Anci: «Colpa del patto di stabilità, dei tagli ai trasferimenti e del gettito Imu molto inferiore al previsto»
 

di Giampaolo Meloni

INVIATO A CAGLIARI

Tradotta in moneta, la somma di quegli stemmi delle 377 comunità locali sarde che domani saranno a Cagliari, equivale a 25 milioni di euro: tanto è il taglio ai trasferimenti dello Stato sui bilanci comunali calcolato finora. Se entro il 31 novembre non ci saranno le condizioni per approvare i documenti contabili di previsione con l’equilibrio previsto dal Patto di stabilità, che per il 2013 dovrà essere applicato anche ai Comuni con meno di cinquemila abitanti, molti di questi sindaci nelle prossime settimane abbandoneranno le proprie postazioni. «Il contesto generale, la Regione che non dà certezze sui pagamenti (si attesta sui 200 milioni il debito verso le imprese che hanno effettuato lavori per i Comuni), il rischio è che ci sarà una fuga generale dai Comuni e le amministrazioni saranno affidate al ruolo sostitutivo dei prefetti, il che vorrà dire la morte delle autonomie. È come tornare indietro di cinquant’anni», prefigura Cristiano Erriu, sindaco di Santadi, presidente regionale dell’Anci, l’associazione dei Comuni. Meccanismo perverso. Tagli ai trasferimenti, Patto di stabilità e Imu, ecco le voci che formano la miscela esplosiva. Proprio sul fronte dell’Imposta sulla casa, l’Anci punta l’indice in modo particolare. «Il governo ha sovrastimato gli introiti e sulla base di quei calcoli ha previsto le sforbiciate, ma in realtà i Comuni incasseranno decisamente meno, così le casse vanno in rosso, in primo luogo alla voce servizi ai cittadini». Cagliari perderà quasi tre milioni, Decimomannu 301mila euro, Castelsardo 306mila, Paulilatino 34mila, Ozieri 187mila, Ovodda 274mila, Ossi 130mila, Gonnosfanadiga 397, Dolianova 820mila, Gavoi 229, pescando a caso nella catasta di comunicazioni arrivate dal ministero dell’Interno e girate all’Anci, in Viale Trieste a Cagliari. La tensione. «La crisi economica si scarica sul malessere sociale, siamo il livello istituzionale più vicino ai cittadini e inevitabilmente sui sindaci si scarica la tensione. Nei Comuni i cittadini hanno la possibilità di dare del tu alla politica». L’umore dei sindaci è quantomai basso. «Ci sentiamo in difficoltà, in isolamento. Da tempo i sindaci mettono in guardia da una tendenza neocentrista dello Stato, che riduce i profili di autonomia, si va verso una regressione del processo di sussidiarietà avviato una decina di anni fa». Il caso Arborea. Tagli, servizi ridotti, cittadini sofferenti. È il rosario del malessere che ha portato alla reazione dei primi cittadini. «Il motivo per cui abbiamo organizzato la mobilitazione è proprio la previsione di quel che accadrà nel 2013». Un esempio: il caso Arborea. «È un Comune virtuoso che rischia di andare in dissesto finanziario, nonostante abbia fatto un lavoro eccellente di recupero dell’evasione tributaria su base locale. Benché abbia tutti i conti in ordine cosa succede: lo Stato ha conteggiato il gettito dell’Imu scontando i trasferimenti sulla base di un introito stimato di molto superiore a quello effettivo. In sostanza: più sei virtuoso, meno hai possibilità di gestire i servizi. Un paradosso». Un incoraggiamento a trasgredire? «Diciamo che non incentiva a essere virtuosi». Risultato? «Il processo federalista municipale si è impantanato. Il centralismo dello Stato genera mostri». Bilanci a rischio. La stima fatta dall’Anci conta una grande quantità di Comuni che non riusciranno a chiudere i bilanci di previsione in pareggio. «La leva dei tributi locali Imu non è sufficiente a ottenere l’obiettivo anche applicando le aliquote massime. Il Patto di stabilità diventa una gabbia che impedirà ogni piccola azione politica e programmatica». I piccoli Comuni sotto i 5000 abitanti a partire dall’1 gennaio saranno ricompresi all’Interno del Patto: «Per quei municipi sarà una pietra tombale: conti sigillati, assunzioni bloccate, spese correnti rigide, spese per il funzionamento compresse al massimo». Costi della politica? «Nei piccoli Comuni non esistono. Più che prestati alla politica siamo volontari: nei municipi sotto i mille abitanti un assessore costa 184 euro». Fusione dei municipi. Il punto è che la sofferenza si scarica tutta sugli investimenti. Cosa possono fare i Comuni per evitare il tracollo? «Intanto diciamo che bisogna investire “sui” Comuni. Pensarli non come un problema che genera costi ma una risorsa per migliorare l’efficacia della spesa». Nei primi anni Ottanta Ghilarza, Abbasanta e Norbello furono pionieri dell’associazione per la gestione dei servizi. È una strada sempre più urgente, secondo il presidente dell’Anci. «Siamo tutti consapevoli che si va verso una sistema di razionalizzazione delle autonomie locali. L’idea che i piccoli Comuni debbano gestire in forma associata parte dei servizi è consapevolezza ormai diffusa». Sulla via dei risparmi si può anche pensare alla riduzione dei Comuni, alla fusione tra i più piccoli? «Pensiamo che usare la mano pesante, imporre processi di fusione tra piccoli Comuni sia sbagliato: sono il tessuto che consente di presidiare il territorio, arginare lo spopolamento, non considerare i cittadini delle zone interne di serie B. Crediamo debba essere fatto ogni tentativo perché i servizi nel territorio permangano. Incentivare le fusioni dove è possibile. Dove c’è contiguità geografica. Se loro sono d’accordo e nel rispetto di un principio di ragionevolezza e adeguatezza sull’uso e la funzionalità dei servizi». Le riforme. Prospettiva che si aggancia alla riforma delle Province. L’Anci ha proposto un ente di secondo livello, con funzioni programmatorie, riducendo quelle gestionali e le attività che possono essere gestite a livello comunale e sovracomunale. Le quattro storiche vanno bene, dice Erriu: «Un processo di riordino che deve coinvolgere tutti senza farci la guerra». La Regione. I Comuni si aspettano una considerazione maggiore da parte della Regione? «La Regione è in forte difficoltà – osserva il presidente dell’Anci –. Se non si rende conto che deve puntare di più sui Comuni come soggetti di sviluppo, finirà al collasso da eccesso amministrativo. Si è caricata di costi per tanti servizi che ne hanno di fatto bloccato il bilancio. E se la Regione pensa di rivedere al ribasso le risorse riservate ai Comuni, questo provocherà condizioni di assoluta impossibilità amministrativa e prevedo dimissioni in massa». Per evitare un destino oltremodo doloroso per l’isola, la Regione deve scegliere, dice Erriu: «Se punta alla gestione diretta di parecchie risorse a scapito dei Comuni, siamo veramente a rischio come comunità sarda. Ci saranno riduzioni considerevoli dei servizi ai cittadini». Una ferita profonda sull’impalcatura sociale. «Credo sarebbero inevitabili problemi di coesione sociale molto seri». Beni demaniali. È un problema aperto nei rapporti Regione Stato. Porto Torres ha sollevato il caso Asinara. «È un tema molto sentito. Il caso di Porto Torres è emblematico ma non l’unico. Ha subito la chiusura del petrolchimico, deve costruire nuovo sviluppo in un contesto ambientale di pregio. È anche la richiesta dell’Anci. Ma prendiamo il caso di Villaputzu, ha il 40 per cento del proprio territorio che è demanio militare. Teulada, Perdasdefogu, il grande patrimonio immobiliare del Comune di Cagliari: tutto questo patrimonio può diventare occasione di sviluppo, gestito dai Comuni». Attentati. Sindaci in prima fila, in trincea, esposti alla violenza. «Ormai è diventata una “via crucis”: la Sardegna è la regione che ha la più alta percentuale di attentati agli amministratori locali. «Abbiamo chiesto al governo nazionale e alle autorità locali un massimo impegno per prevenire questo malcostume e tradizione negativa che può avere diverse cause, locali ma anche una condizione generale di insoddisfazione nei confronti delle istituzioni nel loro complesso che vedono i sindaci come simbolo». Le richieste. «Chiediamo intensificazione delle azioni di intelligence, maggiore presidio del territorio. Ma soprattutto di rimuovere le condizioni che stanno a monte. Cioè le difficoltà, le povertà che ci hanno anche portato a questa mobilitazione eccezionale».

 

Gonfaloni davanti alla prefettura di Cagliari, incontro col rappresentante del governo

la manifestazione




Indosseranno la fascia tricolore. Ognuno avrà accanto il gonfalone del proprio municipio. Martedì mattina piazza del Carmine, a Cagliari, sarà invasa dai sindaci della Sardegna. Non una manifestazione di protesta ma una «mobilitazione» istituzionale davanti alla sede del rappresentante del Governo. Lo hanno voluto chiarire. Niente comizi ma un documento che raccoglie gli ordini del giorno approvati in tutti Comuni per «fare arrivare alle orecchie dei nostri interlocutori, governo nazionale e Regione», i problemi che devono affrontare ogni giorno queste emanazioni periferiche dello Stato per dare servizi adeguati ai propri cittadini. Una delegazione dei sindaci guidata dal presidente regionale dell’Anci Cristiano Erriu chiederà un incontro con il rappresentante del Governo, quindi con i gruppi politici del consiglio regionale , con il presidente dell’assemblea regionale Claudia Lombardo e il presidente della giunta Ugo Cappellacci. «Il processo del federalismo municipale, il ruolo primario dei Comuni, la garanzia dei servizi: sono questi i pilastri della nostra azione amministrativa e che vanno salvati», dice Erriu.