Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Noi, la storia del Poetto»

Fonte: L'Unione Sarda
9 novembre 2012


Ma c'è chi è perplesso sugli stabilimenti gestiti da forze dell'ordine e militari
 

Lido e D'Aquila, il futuro per ora non preoccupa
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«Aspettiamo cosa dirà la Regione, poi vedremo». Per ora prevale la cautela al Lido e al D'Aquila, i due storici stabilimenti sotto la lente d'ingrandimento dopo i due ordini del giorno di Pdl e Pd che chiedono la riduzione delle cubature dei manufatti e un impegno per restituire alla città la porzione di spiaggia affidata ai militari. «Occorre innanzi tutto dire che la nostra concessione scade nel 2028, quindi siamo tranquilli - spiega Angelo Cerina , proprietario del Lido - non si può commentare un piano che ancora non è definitivo, bisogna prima sapere cosa dirà la Regione».
Mario D'Aquila , figura storica dell'omonimo stabilimento, non vuole credere all'ipotesi di una demolizione, seppur parziale, della struttura: «Questo stabilimento ha una grande storia, mi chiedo come sia possibile buttarne giù una parte una volta che scadrà la concessione, mi sembra una follia». Poi prosegue: «Il D'Aquila, oltre a essere un bene storico, è pubblico. Noi siamo solo i concessionari».
Fa discutere anche l'ipotesi di restituire ai cittadini le aree attualmente occupate dagli stabilimenti militari: «Mi pare una cosa ancora più difficile da attuare - prosegue D'Aquila - Piuttosto bisogna pensare a creare al Poetto una passeggiata vera con servizi, panchine per sedersi e più verde pubblico».
L'ex sindaco di Cagliari e senatore del Pdl, Mariano Delogu , non ci sta: «Non mi piace questo modo di fare - sottolinea - il Lido e il D'Aquila sono due simboli del capoluogo. Sono strutture storiche, ormai sono parte integrante del paesaggio». In controtendenza Cesare Casula , professore universitario e scrittore: «In generale sono dell'opinione che una spiaggia debba sempre essere libera, senza stabilimenti pubblici e privati, e ovviamente anche senza le servitù militari. È innegabile, tuttavia, che soprattutto Lido e D'Aquila hanno fatto la storia del lungomare cagliaritano».
Un altro ex sindaco che ha amministrato la città per due legislature, Emilio Floris , chiede maggiore concertazione: «Io credo a una Cagliari balneare 365 giorni all'anno - afferma - e dico che sul Poetto bisogna avere le idee chiare, dopo di che è fondamentale portarle avanti con forza». Poi però puntualizza: «Non bisogna fare passi avanti in solitudine, e non può non essere considerato il fatto che su questa vicenda ci sono più attori coinvolti. Per questo è necessario che tutte le parti in causa dialoghino per arrivare a una soluzione che non vada a sbattere contro qualche ostacolo». Massimo Deiana , ordinario di Diritto della navigazione ed ex preside dell'università di Giurisprudenza, ricorda innanzi tutto l'art. 34 del Codice della navigazione, secondo il quale “determinate parti del demanio marittimo possono essere destinate ad altri usi pubblici, cessati i quali riprendono la loro destinazione normale”: «Mi chiedo - spiega il docente - dove siano gli “usi pubblici” nelle zone destinate agli stabilimenti gestiti dalle forze dell'ordine e da quelle militari».
Poi su Lido e D'Aquila: «Per il primo se ne riparlerà quando scadrà la concessione, quindi tra molti anni, a meno che non ci sia un accordo tra concessionario e concedente per fare delle modifiche, ma è difficile. La situazione è ovviamente diversa per quello che il D'Aquila, visto che nel 2015, col Pul approvato, il concedente (cioè la Regione) deciderà cosa fare. L'ipotesi forse più attuabile, a mio avviso, è quella di dare in concessione il manufatto inserendo nel bando delle premialità per chi dichiara di voler ridurre le cubature».
Piercarlo Cicero