Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

c’è il Pul, ora attacco agli stabilimenti

Fonte: La Nuova Sardegna
2 novembre 2012

Salvati i baretti dalla demolizione, il consiglio comunale punta a eliminare gli edifici balneari storici dalla spiaggia

IL POETTO CHE VERRÀ»LE NUOVE REGOLE




di Stefano Ambu wCAGLIARI

Il Pul del ritorno alle dune e degli accessi obbligati in spiaggia è stato approvato e i baretti sono virtualmente salvi. Ma restano le cannonate agli stabilimenti storici, balneari e militari, considerati troppo pesanti per il futuro del Poetto. C'è un emendamento inserito e votato dall'assemblea civica che per quanto quelle strutture siano fuori dalla competenza del piano di utilizzo dei litorali, riguarda proprio loro. Si tratta di un indirizzo «perché i titolari propongano progetti di ristrutturazione e riconversione degli attuali manufatti in cemento- che insistono sull'arenile con grave incremento dei fenomeni di erosione- volti a ridurre le volumetrie esistenti e a rinaturalizzare le aree interessate con la demolizione delle strutture e la realizzazione di nuove strutture con materiali a basso impatto ambientale e a carattere precario e amovibile». Non basta. C'è anche un ordine del giorno firmato da molti consiglieri di centrodestra che riguarda gli stabilimenti con le stellette, che sarà discusso forse già la prossima settimana in aula. La premessa: «Si tratta di aree date in consegna- ha detto il capogruppo del Pdl Giuseppe Farris- e non in concessione». E, si legge nel documento «che sono venuti meno gli usi per i quali tali aree erano stati consegnati». Conclusione: ora tocca al sindaco «rappresentare al ministero competente che sono cessati gli usi in forza dei quali le aree erano state consegnate». Come dire: Zedda bussa alle porte dei militari. Sul tema, questa volta stabilimenti sia civili sia militari, c'è anche un altro ordine del giorno del centrosinistra. Subito in trincea i consiglieri Gennaro Fuoco (Fli) e Alessio Mereu (Riformatori). Il concetto comune ribadito da entrambi è che quegli spazi sono frequentati da molti civili e danno posti di lavoro. C’era da aspettarselo. Tornando agli stabilimenti in generale il capogruppo Idv Giovanni Dore ha precisato i termini della questione: «Non vogliamo fare espropri - ha detto in aula - vogliamo portare i concessionari a ragionare sul futuro per il bene del Poetto fermando l'erosione. Serve una riconversione, magari potrebbero essere salvate quelle strutture che per la soprintendenza hanno valenza architettonica». Il presidente della commissione urbanistica Andrea Scano ha ribadito il concetto: «Se il Poetto dovesse diventare una distesa di sassi- ha detto - nessun operatore e nessun cittadino sarebbe content». Molto duro con le stellette anche Paolo Casu (Psd'Az): «Lo Stato molto ci chiede- ha detto- e poco ci dà». Come dire: il momento è arrivato.