Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Ridurre la cubatura degli stabilimenti»

Fonte: La Nuova Sardegna
2 novembre 2012

Vincenzo Tiana (Legambiente): limitare subito il peso delle strutture in muratura che si trovano sulla spiaggia

di Stefano Ambu wCAGLIARI Per il futuro del Poetto occorrono soldi, alleanze e progetti: con Bruxelles, Roma o Cagliari (Regione). Purchè si parta davvero con il nuovo Poetto disegnato in aula durante la discussione sul Pul (Piano utilizzo del litorale), quella delle cannonate agli stabilimenti, soprattutto militari. Gli ingredienti sono tre: sabbia, legno e cemento. Ma per il Poetto uno dei tre è di troppo. E il messaggio lanciato dal Consiglio comunale mercoledì e ribadito dagli ambientalisti all'indomani dell'approvazione del Piano di utilizzo dei litorali è stato molto chiaro: se non sarà “rivoluzione”, sia almeno “riconversione”. Gli stabilimenti storici sono avvisati. E, in qualche modo, mezzo salvati: molti chiedono strutture “leggere”. Ma la frase più sentita è anche «niente guerre di religione». E niente pasticci. Dopo il Pul, per non rimanere in sospeso, c'è bisogno di un passo avanti: «Si faccia subito un'intesa con la Regione - spiega Giovanni Dore, capogruppo Idv - per un masterplan del Poetto. Ma nessuna mossa avventata: servono studi e approfondimenti prima di intervenire. Non possiamo permetterci di sbagliare con un bene così prezioso». Anche se la strada ormai è quella: «Gli stabilimenti civili - continua Dore - possono essere riproposti con strutture in legno. Al limite potrebbero essere salvati solo gli edifici di particolare pregio architettonico o di interesse storico. Non importa se il processo di cambiamento comincerà nel 2015, nel 2017 o il 2020: è fondamentale che si punti alla rinaturalizzazione». Da Legambiente arriva l'invito al Comune a continuare su questa strada. Sì, ma ora cosa si fa? «Il Comune - spiega Vincenzo Tiana, presidente regionale dell'associazione ecologista - deve essere l'ente proponente: può chiedere alla Regione e allo Stato di intervenire». Il cemento armato, ormai è il nemico numero uno: «È un vincolo rigido - spiega- in un sistema flessibile. Bisogna aiutare la natura a proteggere se stessa: per questo è fondamentale il cordone dunale». Paradossalmente proprio una struttura in cemento, l'ospedale Marino, ha consentito la formazione e la sopravvivenza dell'unica duna al Poetto dai tempi del vecchio tram. «Ma lo stesso effetto - continua Tiana - si può creare proprio aiutando, in maniera armonica e naturale, la sabbia a rimanere dov'è e a non disperdersi. Serve il cordone dunale e sarà fondamentale anche ridurre le volumetrie degli stabilimenti storici. Il modello deve essere quello utilizzato per gli attuali chioschetti». Ma per intervenire servono anche finanziamenti: «Non bisogna andare molto lontano- dice Tiana - a Villasimius si stanno sperimentando nuove soluzioni grazie a un finanziamento europeo. A Posada si sta utilizzando un fondo regionale». Il primo banco di prova, secondo gli ambientalisti, sarà rappresentato dal nuovo lungomare del Poetto con annessa pedonalizzazione.