Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

L’arcivesco Giuseppe Mani: «I giovani stiano attenti ai troppi carnefici moderni»

Fonte: La Nuova Sardegna
31 ottobre 2008

VENERDÌ, 31 OTTOBRE 2008

Pagina 1 - Cagliari 






CAGLIARI. Festa di san Saturnino all’insegna dei giovani, quella di ieri. Sono gli under 30 al centro della preoccupazione pastorale e formativa dell’arcivescovo, quelli finiti nelle mani dei “carnefici moderni”: droga, discoteca, trasmissioni come “Il grande fratello”. Molto probabilmente una delle sessioni più impegnative dell’imminente sinodo - gli stati generali della chiesa cagliaritana - sarà proprio dedicata alla pastorale giovanile: che cosa fare e come per riavvicinare ragazzi e ragazze ai sacramenti, in parrocchia, per riportarli dentro l’associazionismo cattolico. Alla semplice denuncia dei problemi, monsignor Giuseppe Mani preferisce le proposte per risolverli. «Nel passato i vescovi, per la festa del santo patrono, elencavano davanti ai sindaci e agli amministratori le cose che non funzionavano nella città. Io - dice il presule nella basilica in piazza san Cosimo, davanti al sindaco e alle autorità civili e militari - non lo farò, anche perché sarebbe come sparare su un’ambulanza». Rimprovero o giustificazione per Emilio Floris in fascia tricolore?
E’ stata soltanto una breve digressione “politica”, subito rientrata, seguita dall’immediato ritorno nel seminato pastorale, che sta più a cuore a monsignor Mani, con cui concelebravano l’ausiliare Mosè Marcia e gli emeriti Pier Giuliano Tiddia, Tarcisio Pillolla, Antonino Orrù e Antonio Vacca. Il modello, il campione del movimento giovanile i cagliaritani l’hanno in casa: san Saturnino, martirizzato nel 304 perché non voleva sacrificare agli dei falsi e bugiardi dell’antica Roma. Anche ragazzi e adolescenti del terzo millennio sanno andare incontro al martirio. «Guardo con compassione le folle di giovani davanti alle discoteche: sono pecore senza pastore», dice monsignor Mani, che mette in guardia ragazzi e ragazze dai “carnefici d’oggi”: droga, spettacoli, trasmissioni televisive del tipo “Il Grande fratello”. La critica dell’arcivescovo non salva neppure i preti disimpegnati e i genitori egoisti. Tutte le volte che gli è possibile l’arcivescovo torna a “su connottu” del suo programma pastorale, giovani e famiglie. Anche ieri. «Mi dicono che dovrei essere felice perché il 75 per cento dei matrimoni diocesani è stata celebrato davanti all’altare, io invece sono preoccupato per il restante 25 per cento».
«Questa è l’ora dell’impegno», aggiunge l’arcivescovo, che pensa al Sinodo con una certezza: in Sardegna, in diocesi, c’è una grande fede. «L’ho vista nel corso della visita pastorale e l’ho presentata al Papa». L’assemblea sinodale parte dalla tomba di san Saturnino. Luogo di riunione delle prime comunità cristiane cagliaritane, della preghiera e dell’elaborazione di illustri maestri nella fede, tra tutti san Fulgenzio di Ruspe che tra quelle mura, nel VI secolo lontano dalla città, mise a punto importanti studi per la propagazione della fede; sede dell’“ora et labora” dei “Vittorini” di Marsiglia. La ricorrenza del santo patrono è sempre l’occasione di una grande messa a punto pastorale. Sarebbe opportuno che si celebrasse in un orario più accessibile ai laici e con un maggior coinvolgimento delle molte anime della “cagliaritanità”.
Mario Girau