Rassegna Stampa

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Il vecchio campo rom sulla 554 in totale abbandono e ancora non bonificato

Fonte: web cagliaripad.it
12 ottobre 2012

a cura di: Alessandra Ghiani e Simone Spiga
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Tutto tace sul vecchio campo della 554. Dopo che l'estate scorsa è stato sgomberato (Video dello sgombero) dalle baracche e ripulito dal grosso di accumuli di macerie varie,  i rom lo hanno lasciato nelle mani dell'amministrazione comunale che dovrà bonificarlo dai giganteschi mucchi di ceneri che, ad oggi, continuano ad avvelenare il suolo e l'aria di tutta la zona adiacente.

Sembra uno scenario da Armageddon quel fazzoletto di terra alle porte di Cagliari. In totale stato di abbandono è diventato ormai meta di alcuni sciacalli che hanno trafugato anche porte e finestre del centro sociale che sorgeva al suo interno. E pare una beffa quella rete metallica che racchiude l'area meno inquinata lasciando fuori la vecchia fornace del rame con le sue montagne di polveri sottili altamente tossiche.

I residenti di Mulinu Becciu, costituitisi in un comitato di quartiere, hanno espresso il desiderio di veder realizzato, in quell'area, uno spazio pubblico, ma ci vorrà molto tempo prima che quei terreni vengano considerati salubri e utilizzabili.

 

Nel frattempo prosegue il progetto di inclusione sociale messo in atto dal Comune in collaborazione con la Caritas diocesana.

"Pagano le conseguenze di tutto quello che è successo, sono spaventati e insicuri. Hanno bisogno di una mano concreta e non di demagogia esasperata che gli dia il colpo di grazia" sottolinea Don Marco Lai, presidente della Caritas.

"Nonostante le insinuazioni e le chiacchiere degli avversatori, che si occupano più di screditare che di essere utili -continua-  il progetto di inclusione sociale va avanti. Quasi tutte le famiglie hanno una sistemazione definitiva. La seconda fase del programma, quella di inserimento lavorativo, può essere portata avanti solo con l'aiuto di quanti credono nel progetto e di quanti vorranno accompagnare le famiglie nella giusta direzione.

Indispensabile è l'acquisizione di regole e responsabilità che comportano norme di vita un po' più rigide. Questa fase presuppone anche uno sforzo comunicativo non indifferente per queste famiglie che devono partire da zero e muovere i primi passi nel mondo del lavoro.

Per farlo dovranno sapersi interfacciare con la burocrazia e dimostrare di aver abbandonato gli schemi individualisti che fin'ora li hanno caratterizzati. Tutto il resto spetta a noi".

 

Don Lai non ha dubbi: un progetto di inclusione non può prescindere dallo scambio e dalla collaborazione. Non c'è inclusione se le due parti in gioco non hanno lo stesso obiettivo. Per troppo tempo si è dato spazio a pietismi ipocriti e banalità convenzionali  che non hanno portato da nessuna parte se non a un continuo sfruttamento della causa come opportunità di guadagno per gli avvoltoi di turno, cooperative e associazioni varie che hanno fatto la parte dell'eroe buono rodendo invece in profondità le fondamenta dell'integrazione di questa minoranza che ad oggi, dopo decenni, non ha ancora trovato un ruolo nella nostra società. I rom restano ancora, nell'opinione pubblica e nonostante la rettifica dell'integrazione di questa minoranza che ad oggi, dopo decenni, non ha ancora trovato un ruolo nella nostra società. I rom restano ancora, nell'opinione pubblica e nonostante la rettifica di quell'informazione fuorviante, i beneficiari non meritevoli di ville con piscina.

 

Ma piccoli passi si stanno compiendo. C'è, per esempio, un ristorante specializzato in cucina rom nei progetti delle famiglie che abitano il Pandemonium e che hanno intenzione di costituire una cooperativa.

Mole immensa di lavoro, nella vita degli ormai ex nomadi, che costerà fatica e grossi cambiamenti ma che potrà essere affrontata solo col supporto continuo di cittadini e istituzioni fino all'indipendenza totale