Bambini e mamme convivono con una colonia di disperati, caos, ponteggi e piccioni
Piazza del Carmine, degrado tra i palazzi imbandierati
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Bandiere al vento e barboni in panchina. Le mamme e le nonne tengono sott'occhio figli e nipoti scatenati, attente a non farli allontanare quando sciamano fuori dalla scuola Satta. «Non si sa mai», dice una madre, Cristina Guarino. In piazza del Carmine rischi una pallonata come minimo. «Se ne vedono di tutti i colori. Perfino sesso in pieno giorno», aggiunge Edoardo Spinas, papà che accompagna i suoi due bambini alle Elementari di via Crispi.
Potrebbe essere il salotto buono del centro: un giardino inglese col perimetro disegnato da cinquanta ficus, palme-giganti nei punti cardinali, piante grasse nelle aiuole. Lampioni liberty illuminano un angolo storico circondato da cinque palazzi-monumento (palazzo Chapelle, per esempio) dove si affacciano le sedi di Poste e Tar.
LA STATUA Gli stendardi segnalano l'austerità del luogo: li espone perfino il consolato della Repubblica ceca e anche per vezzo la farmacia Schlich all'angolo con via Maddalena. Al centro la statua ottocentesca dedicata alla Madonna che dall'anno scorso convive con una scultura di Pinuccio Sciola mal digerita da molti («Un obbrobrio», secondo il gallerista Beppe Crobu).
C'è spazio a volontà, ombra a tutte le ore, sedili che però conviene pulire quando arriva la stagione delle bacche. Una bomboniera pronta ad accogliere tavolini, gazebo, camerieri, e perchè no? ensamble di musica dal vivo secondo la scenografia consueta nelle città d'arte e di mare che sanno flirtare coi turisti. Ogni domenica si trasforma così, merito della fiera autogestita degli antiquari e, alla terza di ogni mese, dei pittori. Ma è una parentesi.
MONETINE Dal lunedì torna il grigiore, regno di poveracci come il fisarmonicista rumeno che tutti i pomeriggi propone melodie sempreverdi e mano tesa. La mattina una ragazza (rumena) con un bambino in braccio chiede l'elemosina all'angolo con viale Trieste. La sorveglia il marito seduto su un panchina con le mani in mano. Un altro mendicante con cartello strappalacrime sta invece accovacciato all'uscita della tabaccheria. La gente non ci fa caso, abituata ai disperati che popolano la zona: “lucciole” in esposizione, un trans sfacciato, spacciatori di piccolo calibro, un paio di balordi pericolosi quando si impasticcano e aspettano al varco i pensionati che escono dalle Poste.
«Sono due di Sant'Elia, li conosciamo bene», dice Walter Orani, ex barman ribattezzato il «barbone gentiluomo»: per tre anni ha dormito nelle panchine, poi la Caritas gli ha dato un tetto nell'ex ospizio di viale Fra Ignazio. Ogni giorno, sbarbato e profumato, scende in piazza e ammazza le ore: osserva i passanti, una birretta (senza esagerare), quattro chiacchiere con Giorgio Piga, altro personaggio in pianta stabile: bidello storico della scuola Satta, ora in pensione dalle 8 del mattino è già posizione sotto i ficus. Sono i due commentatori ufficiali di radio-piazza.
CAUSA LEGALE «Ma è sbagliato definirla una zona malfamata: i problemi sono risolvibili con qualche controllo in più», precisa Silvano Almerighi, titolare della cartololeria Caide, l'attività commerciale più longeva, prigioniera di un'impalcatura che occupa l'isolato. È in piedi da quasi 20 anni, colpa di un complicato contezioso sull'affitto. Il Comune è proprietario dello stabile ex sede dell'Inail: un edificio storico (palazzo Rocca) col tetto sfondato. «Sono rassegnato, tutti i tentativi di accordo sono falliti», precisa Almerighi. Anche l'associazione dei commercianti che presiede non si riunisce più. Stanchi, delusi, dicono. Tranne il barista Massimiliano Abis: ha messo i tavolini sul marciapiede, pagando il suolo pubblico. Dei cinque bar, è l'unico che offre servizio all'esterno. Gli altri? «Mandronis».
Antonio Martis