Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Cemento libero su tutte le zone umide

Fonte: La Nuova Sardegna
5 ottobre 2012

Il Consiglio regionale conferma: niente fascia di rispetto su stagni e lagune malgrado la sentenza del Consiglio di Stato

AMBIENTE»NUOVA LEGGE




di Mauro Lissia wCAGLIARI La sentenza del Consiglio di Stato e l’intervento della Procura della Repubblica non ha fermato il Consiglio regionale, che con una leggina ad hoc ha confermato la delibera interpretativa dell’estate scorsa e convertito il disegno di legge della giunta Cappallacci, riaffermando che la fascia di rispetto dei trecento metri, entro la quale è vietato qualsiasi intervento edilizio, vale solo per laghi e invasi artificiali. Quindi non per le zone umide come le Saline e il Molentargius. In base a questa norma - che solleverà la reazione degli ecologisti - la «fascia dei trecento metri dalla linea di battigia è da riferirsi esclusivamente ai laghi naturali e agli invasi artificiali - è scritto - come già stabilito negli atti ed elaborati del Piano paesaggistico regionale». Non solo: la norma ha effetto retroattivo per i «titoli abilitativi rilasciati a decorrere dal 24 maggio 2006, data di adozione del Ppr». La conseguenza di questo voto del parlamento sardo - contrari soltanto i consiglieri di Sel - è che centodieci interventi edilizi progettati a meno di trecento metri da zone umide fino ad oggi protette dal Piano paesaggistico regionale e dalla convenzione internazionale di Ramsar, concentrati soprattutto nel nord dell'isola, saranno sbloccati e di conseguenza autorizzati. La norma è in aperto contrasto con la sentenza emessa il 16 aprile scorso dalla quarta sezione del Consiglio di Stato, in base alla quale anche le zone umide rientrano fra quelle da difendere con la fascia di rispetto dei trecento metri. Se c'è la fascia di rispetto - hanno affermato i giudici amministrativi supremi - per qualsiasi progetto che ricada su quelle zone è indispensabile il nullaosta paesaggistico. Un principio pacifico per il Consiglio di Stato ma non per la Giunta regionale, che in questa legge rilancia un'interpretazione opposta a quella dei giudici di quanto disposto all'articolo 17 delle norme di attuazione del Ppr (lettera g, comma 3). La decisione della Giunta è legata a quanto indicato nel Codice del Paesaggio (il Codice Urbani) di cui il Ppr è un'emanazione diretta ma riferita alla Sardegna e alle sue specificità: nel Codice - che è legge dello Stato - la fascia di protezione non riguarda esplicitamente le zone umide, che non vengono citate. Ma la lettura del Consiglio di Stato - spiegata dall'estensore Giuseppe Castiglia in una sentenza lunga e articolatissima - è che in realtà la fascia di tutela dei trecento metri sia riferita anche alle zone umide come lagune e stagni. E che in ogni caso la Regione, come stabilito dai giudici di palazzo Spada con l'ormai celebre sentenza per Tuvixeddu dell'aprile 2011 - citata come fonte consolidata in questa decisione - sia libera di estendere in piena autonomia le tutele paesaggistiche partendo da quelle generali. La sentenza di aprile scorso nasce da una controversia tutta cagliaritana: appreso che la Progetto Casa Costruzioni srl era stata autorizzata dal Comune di Cagliari e dalla Regione a realizzare un palazzo di sei piani per 3900 metri cubi trasformando una vecchia volumetria a pochi metri dal parco naturale Molentargius-Saline, in via Gallinara, l'imprenditore Alberto Onali s'era rivolto al Tar. Quell'immobile infatti avrebbe oscurato irrimediabilmente la sua casa. Onali ha ricorso ai giudici di secondo grado, che hanno accolto le tesi del suo legale, l'avvocato Mario Sanino: senza il nullaosta paesaggistico stop al palazzo di via Gallinara. I legali di Onali hanno poi chiesto la demolizione dell’edificio.