Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Massidda: il porto saprà creare nuovi posti di lavoro

Fonte: La Nuova Sardegna
2 ottobre 2012

MARKETING, AIUTA ANCHE IL MITO DI ATLANTIDE

 

Facendo il bilancio del suo primo anno all’authority l’ex senatore indica la sua strategia per il rilancio dello scalo

 


di Alessandra Sallemi wCAGLIARI

Il porto di Cagliari è bello, come dice il sultano dell’Oman, immenso, come scoprono i presidenti dell’autorità portuale appena si insediano, centrale nel Mediterraneo d’Occidente come è facile constatare ogni volta che si consulta una carta geografica, sempre meno sconosciuto come si è capito di recente a Shangai durante una fiera dei porti dove un’importante emittente televisiva dell’India ha mandato in onda un servizio in cui si raccontava che, in Europa, di porti con un futuro ce ne sono due: Amburgo e Cagliari. In tutti i modi il presidente dell’autorità portuale Piergiorgio Massidda sta propagandando le opportunità offerte dallo scalo cagliaritano perché servono quasi 138 milioni di euro per finirlo e lanciarlo nel pianeta del business nautico ma lui ha fatto opere per 17 milioni, ne ha in cantiere altre per 37, però gli 82 milioni che occorrono per i progetti in attesa delle autorizzazioni di legge, non ci sono. Nel giorno del bilancio dell’anno trascorso dalla sua nomina a presidente dell’authority, Massidda ha presentato un elenco sincero di cose fatte e da fare, senza nascondere i problemi logistici e legislativi che devono essere sbrogliati al più presto, ma presentando con forza la via individuata per inaugurare la fabbrica-porto. La via è l’intesa coi privati, selezionati attraverso bandi di gara, con capitolati chiari negli obiettivi e vantaggiosi per la collettività, capaci nello stesso tempo di mostrare le possibilità di guadagno per l’operatore che investe denaro e risorse umane nel Golfo degli Angeli. «Non ci stiamo svendendo a nessuno», ha rassicurato Massidda per chi teme l’arrivo di affaristi senza scrupoli. Al porto canale c’è già un esempio di azioni positive possibili: nei terreni di Giorgino la società sarda Pellegrini ha vinto l’appalto per il primo lotto di 15 cantieri nautici, «vorremmo fare modifiche al progetto perché i cantieri erano pensati per i nostri traffici, mentre qui c’è spazio per i grandi yacht e il lavoro per 30, 40 persone potrebbe crescere fino a occuparne 3-400. Il punto è che mancano 26 milioni di euro per le opere a mare – spiegava Massidda – stiamo cercando di creare un accordo pubblico-privato con concessioni molto lunghe, anche di 50 anni, perché il privato possa trovare utile il robusto investimento necessario». Sulle opere. Questa settimana comincia la gara per la banchina di San Bartolomeo, che dovrà essere metà dedicata agli sport nautici e il resto al diportismo. Sull’altra sponda del canale, il padiglione Nervi è stato messo in sicurezza, il Comune lo vorrebbe dedicare agli spettacoli, l’authority («il padiglione è nel porto») pensa ad altro, un acquario, per esempio. Per completare la passeggiata a mare ci vorrebbe un ponte, l’authority non ha il denaro per questo. Col Comune si dialoga sulla pineta e sullo specchio d’acqua davanti a Bonaria: secondo Massidda la chiesa potrebbe affacciarsi su un bel porto organizzato. Al molo Ichnusa si prepara un bando per una nuova destinazione, il molo Dogana ospiterà per un po’ gli uffici dell’autorità portuale in ristrutturazione.
 

CITTÁ DEL FUTURO»LA PORTA DEL MEDITERRANEO



CAGLIARI. «All’estero si enfatizza ogni cosa del passato, ogni mito, ogni leggenda. Noi siamo in Sardegna, la terra che è stata studiata come possibile residuo del misterioso continente di Atlantide, perché non pensare di pubblicizzare Cagliari come il porto del continente scomparso? Altrove non ci avrebbero pensato troppo... Naturalmente è una cosa ancora tutta da valutare, ma intendo chiedere un incontro allo scrittore Frau per conoscere meglio la questione». In margine alla conferenza stampa, Massidda (nella foto) sottolinea la necessità di far conoscere nel mondo il porto di Cagliari. E la zona franca? La possibilità tanto sbandierata come necessaria quanto frenata nei vari momenti in cui sarebbe stato possibile farla partire? Il presidente è cauto: con franchezza ieri ha dichiarato che prima bisogna capire se la zona franca doganale così come è stata istituita serva a Cagliari e alla Sardegna: Massidda ha chiesto ad alcuni esperti di stabilire se possa servire davvero allo sviluppo dell’isola.(a.s.)