Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cuccioli maltrattati, esami per capire le cause della morte

Fonte: L'Unione Sarda
20 settembre 2012


Dopo la tragica fine di Gigi e Lulù


Si tinge di giallo la vicenda di Gigì e Lulù, i cagnolini sequestrati dalla Polizia ai proprietari (per maltrattamento) e morti successivamente nel canile di via Brenta. I corpi senza vita dei cuccioli saranno trasferiti all'Istituto zooprofilattico per un'indagine istologica, una sorta di autopsia per accertare le cause della morte. Lo ha annunciato Paola Piras, vicesindaco con delega al Servizio zooiatrico.
L'obiettivo è duplice: far luce sulle circostanze (al momento poco chiare) che hanno portato al decesso, in rapida successione, dei due cani e dare risposta ai proprietari degli animali che, in lacrime, hanno annunciato di voler intentare causa contro il canile (danni morali). Il sequestro risale al 5 agosto. I cuccioli - una pinscher di 2 anni e una yorkshire di 8 mesi - erano chiusi in macchina, in via Calamattia, mentre i padroni, Antonio Melis, 35 anni, e la moglie Antonella Rubiu, 30 anni, di Sinnai, si trovavano al Bingo. «I finestrini del mezzo parcheggiato erano socchiusi», giurano, «e ci siamo allontanati per 40 minuti al massimo». Il resto è storia: l'intervento della Polizia allertata da un passante, la denuncia per maltrattamento nei confronti dei coniugi, infine il sequestro di Gigì e Lulù per essere trasferiti al canile. Ed è qui che il mosaico comincia a perdere tessere. «I due cani sono arrivati in via Brenta il 6 agosto, il giorno dopo il sequestro», riferisce il vicesindaco Piras, «non abbiamo perciò idea di dove abbiano trascorso la notte. Le loro condizioni non destavano preoccupazione. Così fino al 3 settembre, quando il primo cane è stato trovato morto, apparentemente senza un motivo. Il secondo, rimasto solo, si è depresso. Ha smesso di mangiare e non ce l'ha fatta nonostante le terapie ricostituenti e reidratanti somministrate dal nostro personale».
Antonio Melis e sua moglie, che a casa hanno due figli e altri 6 cani, negano di aver mai maltrattato Gigì e Lulù e sono convinti che oggi sarebbero ancora vivi se non glieli avessero portati via. Piras ha rivelato che su consiglio di un veterinario del canile, si stava valutando la possibilità di riconsegnare il secondo cane alla famiglia per favorirne il recupero psicologico. «Volevamo tanto farlo», ha ammesso, «ma non è stato possibile. Il canile non ha l'autorità per violare un ordine di sequestro».
Paolo Loche