Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Minacce ai Rom del Pandemonium: la procura indaga

Fonte: La Nuova Sardegna
20 settembre 2012

Inchiesta aperta dopo la denuncia di un capofamiglia e gli esposti delle associazioni che assistono la comunità

 La Caritas li aveva destinati all’ex Pandemonium, i resti fatiscenti di una discoteca di Quartu. Loro, i componenti di sei famiglie Rom, sono scappati via dopo pochi giorni: «Abbiamo paura per i nostri bambini» tagliò corto Marco Sulejmanovic, padre trentatreenne di sei figli. Paura legata, stando alla sua denuncia pubblica, a minacce esplicite («ti bruciamo i figli») e ad avvertimenti chiari: luce staccata, strani passaggi notturni. Ora su quelle minacce indaga la procura della repubblica, che cercherà di stabilirne gli autori e le origini. Non sarà un compito facile: chi si è mosso l’ha fatto nell’ombra, spinto da ragioni che meriterebbero indagini d’altro tipo, fondate sulla scienza psichiatrica. Più semplice invece inquadrare le azioni intimidatorie nel clima di quei giorni a cavallo di Ferragosto, quando l’amministrazione Zedda, chiuso il campo Rom della 554 per ragioni igienico-sanitarie dirompenti, s’è trovata al centro di un caso per via di un servizio paragiornalistico, in cui quell’edificio disastrato e abbandonato da anni veniva descritto come alloggio di lusso, dotato di «aria condizionata, piscina e pavimenti in marmo». Da quelle affermazioni penose, da trattare in discarica per tossico-nocivi, era nata una sorta di sollevazione di taglio razzista, sfociata - secondo Sulejmanovic e l’associazione Asce - nelle minacce alle famiglie Rom, colpevoli di aver occupato quei locali lussuosi mentre centinaia di cagliaritani - così si scrisse negli immancabili blog - attendevano da anni una casa. Abbandonato in tutta fretta il fantasma del Pandemonium, quelle famiglie Rom hanno poi cercato ricovero altrove, guardandosi bene dal ritornarvi. Ma se il procuratore capo Mauro Mura non ha rilevato nei servizi giornalistici quanto basta a integrare un’ipotesi di istigazione all’odio razziale, come chiedevano negli esposti-denuncia le associazioni che assistono la comunità Rom, sulle minacce non si può sorvolare e saranno condotti accertamenti. Probabile che il primo ad essere chiamato sia Sulejmanovic, che dovrà riferire alla polizia giudiziaria come e quando sono arrivate le minacce. Poi verranno sentite le associazioni, molto attive nell’assistenza dei Rom e protagoniste di una clamorosa denuncia contro il quotidiano che - stando al contenuto degli esposti - avrebbe alimentato il clima d’odio attorno al semplice tentativo, avviato dal Comune attraverso la Caritas e con fondi europei, di dare una sistemazione decente a qualche decina di persone. Se l’inchiesta giudiziaria cercherà di dare una risposta agli interrogativi rimasti aperti su questa vicenda, i pm Marco Cocco e Guido Pani lavorano per chiudere l’indagine avviata dal Nucleo investigativo del Corpo Forestale sul traffico di rifiuti speciali che venivano bruciati clandestinamente nel campo Rom della 554 per risparmiare sui costi dello smaltrimento. L’inchiesta - con sette indagati - coinvolge imprenditori e indirettamente la Regione, di cui sarebbero stati «smaltiti» decine di computer, stampanti e altri materiali informatici destinati a discariche autorizzate. L’inchiesta, giunta alle battute finali, potrebbe riguardare anche alcuni componenti della comunità Rom.