Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Nel Corso affari in calo

Fonte: L'Unione Sarda
17 settembre 2012


IL CASO. I commercianti di Stampace: stiamo pensando di lasciare

Da ristoranti e negozi un coro di lamentele

Al civico 177, c'è Perreca, abbigliamento per bambini. È nel Corso dal 1930. «Per la prima volta dopo tanti anni stiamo pensando di trasferirci», rivela Giampaolo Marras, il titolare. «Ha iniziato mia nonna Romilda», poi è stata mia madre Luisa a mandare avanti l'attività». Lui appartiene alla terza generazione, così come la sorella, Michela. Ora sono loro ad avere in mano le redini dell'azienda. La voce non nasconde la rabbia. «Ho due dipendenti, sto facendo i salti mortali per mantenerli». Sin dall'inizio si è opposto alla parziale chiusura al traffico dell'arteria principale di Stampace: «Già si lavorava poco, adesso le vendite sono in calo del 40 per cento». Sono passati 82 anni dall'esordio della sua rivendita d'abbigliamento. «Non escludo possibilità di trasferirmi». Dall'altro lato della strada, sino a qualche mese fa c'era "La casa del pesce"; dopo le ferie estive non ha riaperto. Stessa fine per la gioielleria Maria Conte Orfevre, al 184. Margherita Cinus, titolare del ristorante Crackers, per ora stringe i denti. È nel Corso dall'86, allora le cose giravano bene. Poi lo scenario è cambiato. «Negli ultimi due anni abbiamo subìto un calo del 30 per cento», racconta. «se continua così non escludo il trasferimento». Con lei c'è Roberto, il fratello. «Sono rimasti al massimo dieci locali storici, tra poco scompariranno anche loro, non mi stupirei che il Corso divenisse una strada multietnica», il sorriso non nasconde la delusione.
Lontani gli anni in cui l'arteria che spacca in due Stampace era il salotto buono di Cagliari. «Peccato, poteva essere un gioiello, molti commercianti stanno pensando di trasferirsi». Resiste Elisabetta Bolla, titolare di Bolla giocattoli: «La strada sta decadendo fisicamente, ci sta strascinando con sé». Una domanda ultimamente accompagna il suo risveglio. «Chi me lo fa fare a tenere aperto qui?». Per ora tiene duro. Gabriele Loriga, residente a Stampace da vent'anni, si perde nei ricordi: «Un tempo c'erano molti più negozi, il Corso era una strada viva, era il naturale prolungamento di via Manno». Ora l'istantanea è diversa. «È un trafficato collegamento stradale del centro con altri quartieri». Antonio Ghiani, titolare del ristorante "La damigiana": «Sto cercando un locale in un'altra zona». Fulvio Zedda, titolare di Sardegna Libri: «Il decentramento degli uffici regionali è stato una mazzata». Da lì è iniziato un graduale declino. «Trasferirmi no, ma se continua così non escludo di chiudere». Nel Corso c'è ancora chi resiste, faticosamente, alla nuova geografia del commercio e al degrado del centro storico.
Sara Marci