Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cultura: l'elemosina non serve a nessuno

Fonte: L'Unione Sarda
14 settembre 2012


Dalla prima

Cultura

Massimo Crivelli

Sui primi 16 mesi di Zedda al governo di Cagliari si sprecano i commenti, soprattutto da parte di quei “tifosi” che abitualmente non entrano nel merito dei provvedimenti adottati ma si schierano (pro o contro) a prescindere da ogni valutazione minimamente oggettiva. Anche per questo ci asteniamo dal giudizio, che potrebbe essere peraltro prematuro, sperando tuttavia - per il bene della città - che il sindaco si riveli al traguardo, fra tre anni e mezzo, quel “cavallo di razza” e vincente che molti pronosticano. Si vedrà.
Nel frattempo ci permettiamo di dissentire fermamente dalla politica adottata sui temi della cultura e, nello specifico, sui criteri che hanno determinato l'elargizione dei contributi ad associazioni culturali e di spettacolo.
Un brevissimo excursus storico può aiutare a capire di cosa stiamo parlando. Si è passati dall'epoca degli Anni Sessanta e Settanta, quando il settore era prevalentemente in mano ad impresari che rischiavano in proprio (se lo spettacolo andava bene si mettevano un bel po' di quattrini in tasca, altrimenti finivano col sedere per terra...) ai primi anni Ottanta quando la politica ha scoperto che tramite la “merce cultura” si poteva formare il consenso.
Erano gli anni del cosiddetto “effimero” e i contributi concessi dalle amministrazioni pubbliche si moltiplicarono di pari passo con la nascita di nuove compagnie e organizzazioni. Col tempo l'importanza del prodotto culturale è notevolmente (...)
SEGUE A PAGINA 21  

 


(...) cresciuta. Non desta sorpresa, quindi, che il Comune di Cagliari possa annunciare di voler puntare forte su questo settore. Ma lascia perplessi che l'investimento ammonti alla cifra irrisoria di 378 mila euro, per di più parcellizzata fra 90 associazioni, riducendo così il contributo al rango di un'elemosina. Perché ci vuole davvero tanta immaginazione a credere che un'organizzazione di spettacolo che non sia una scalcinata compagnia di saltimbanchi possa seriamente programmare una stagione con un budget di mille o duemila euro.
In tempi di crisi non sarebbe stato più dignitoso rinunciare ai proclami, optando per un più onesto «bambole non c'è una lira»? Oppure, non avendo l'assessore competente la forza di sbattere i pugni sul tavolo e reclamare molti più fondi, prendere atto delle vacche magre e adottare criteri diversi, più selettivi, anche discrezionali (perchè no?) piuttosto che affidarsi a deprimenti alchimie ragionieristiche?
La gioventù è una condizione meravigliosa ma l'inesperienza - a volte - può essere deleteria.
Massimo Crivelli