Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sella del Diavolo col filo spinato

Fonte: L'Unione Sarda
28 agosto 2012


POLEMICA. Le associazioni che organizzano le escursioni sul piede di guerra contro i divieti di accesso
 

Appello: riaprite i sentieri turistici del promontorio e di Calamosca
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Le zone pericolose ci sono senza dubbio, ma chiudere l'intera Sella del Diavolo è una follia.
È questo il pensiero degli ecologisti, che ieri si sono incontrati in piazza Calamosca per chiarire una volta per tutte la questione sui vincoli che da qualche settimana impediscono a cittadini e turisti di attraversare una delle più belle oasi naturalistiche della Sardegna. Quasi tutta quella zona è rimasta inaccessibile per gran parte dell'estate, una vera e propria beffa per una città che vuole fare del turismo la sua risorsa principale. E va detto che Cagliari, per attrarre il più possibile i turisti, non potrà mai fare a meno della sua natura. Non solo le spiagge, dunque, ma anche i percorsi naturalistici che alla Sella del Diavolo, per anni, hanno sempre riscosso un grande successo sia tra i turisti che tra i cittadini.
I SENTIERI Sotto la lente di ingrandimento degli ambientalisti è finito, per esempio, il sentiero che dall'hotel Calamosca porta all'area archeologica del tempio di Astarte: «Questo percorso - è scritto in un comunicato - non rientra nella fascia d'interdizione al transito così come previsto dalle ordinanze, che prevedono il divieto lungo la fascia litoranea del demanio marittimo nel tratto che va dalla Torre del prezzemolo fino a Marina Piccola (esclusa)». Insomma, non è possibile impedire alla gente di frequentare il colle di Sant'Elia solo perchè alcuni tratti sono considerati pericolosi.
LE PROTESTE Da alcuni giorni è partita una petizione, anche on line, per chiedere al Comune di riaprire il tracciato battuto da escursionisti, turisti e giovanissimi allievi di corsi di educazione ambientale. «È come dire che siccome a Monte Urpinu c'è una zona dove si possono verificare frane, allora si chiude l'intero quartiere - spiega Massimiliano Deidda, biologo e guida ambientalista specializzata - e poi c'è un tratto del colle di San Michele, dalle parti di via Monsignor Piovella, a forte rischio di cedimenti, eppure non mi risulta abbiano chiuso tutto».
CONTRADDIZIONI Roberto Copparoni (Amici di Sardegna) protesta: «Mi chiedo come sia possibile che la strada che porta alle Terrazze e alla Paillotte non sia stata chiusa, mentre la zona a fianco sì. Quali criteri sono stati usati?»
I PERICOLI In realtà i punti “critici” ci sono, ed è giusto che la gente non possa addentrarsi laddove l'allarme è alto. Peccato ci siano delle zone a forte pericolo di frane, che tuttavia sono ancora accessibili a tutti: «C'è una spiaggetta sotto la Torre del prezzemolo - continua Deidda - che dalla gente della zona veniva chiamata “la spiaggia degli innamorati”. Quella porzione di territorio non è soggetta a vincoli di nessun tipo, eppure è ad alto rischio. Qualche anno fa un masso cadde e finì sull'asciugamano di un bagnante, che per fortuna era in mare. Probabilmente sarebbe morto».
Piercarlo Cicero