Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'agonia del parco dimenticato

Fonte: L'Unione Sarda
10 agosto 2012


Impossibile affittare una bici o fare un giro in barca. «Un bar? Andate al Poetto»
 

Molentargius senza servizi e in balìa di auto e rifiuti
Dici Molentargius e pensi di essere accolto da plotoni di fenicotteri rosa, polli sultani, aironi e garzette. Errore: trovare un minimo sindacale di fauna, in mezzo all'erba secca e ai percorsi cadenti del Parco, è un'impresa. Anche visitare con una guida gli oltre 1.600 ettari di quella che molti chiamavano «la Camargue sarda» (quando ancora si sperava di poterla trasformare in un sito naturalistico internazionale) è impossibile: «Qui non c'è nessuno che possa aiutarvi, i precari hanno appena occupato gli uffici», spiegano all'ingresso dell'edificio Sali scelti tre dipendenti del Parco.
NESSUN SERVIZIO Morale: chiunque arrivi sulle sponde delle saline, in una delle aree verdi urbane più grandi d'Italia, deve accontentarsi di un tour senza guida e senza servizi. I barconi che accompagnano i turisti nei canali di Molentargius sono ormeggiati. «Oggi non si muoveranno, e rimarranno lì finché durerà lo stato d'agitazione». E un giro in bicicletta? «Solo ne avete una vostra, l'affitto di quelle del Parco è sospeso».
LE AUTO A TUTTA VELOCITÀ Chi si vuole avventurare a piedi, sotto il sole d'agosto e in mezzo alla polvere, faccia pure. A patto di stare attenti alle auto: a Medau su Cramu tra il 1979 e il 1992 sono stati costruiti più di 200 mila metri cubi, dove abitano centinaia di persone. Insomma: un quartiere vero e proprio, con un traffico che ha poco da invidiare al centro città. E nonostante i cartelli indichino il limite di 20 chilometri all'ora, camion, utilitarie e suv sfrecciano sugli sterrati, nel cuore dell'oasi, a velocità decisamente più elevate. Nelle stesse strade dove i cassonetti sono strabordanti e si può trovare, tra un canneto e un cespuglio di rovi, anche vecchie vasche da bagno e mobili di cucina abbandonati.
PERCORSI SBARRATI Alcuni percorsi sono sbarrati. Quasi tutti invece sembrano abbandonati a se stessi: infestati da rifiuti e erbacce secche, che prendono fuoco a cadenze regolari. L'ultima volta è stata martedì scorso. Il risultato: «ben 40.000 metri di superficie bruciati», è scritto sul sito internet del Parco.
«ANDATE AL POETTO» Un bagno? Dopo mezz'ora di cammino si incontra il primo, di fronte all'ingresso del percorso «idrovora-rollone». È una cellula di plastica blu e bianca, sporca e maleodorante, ma almeno c'è. Un bar dove comprare una bottiglietta d'acqua? «Vi conviene andare al Poetto: abbiamo appena riaperto il percorso che porta fino all'ospedale Marino, in dieci minuti siete arrivati», spiegano due dipendenti della Protezione civile a bordo di un fuoristrada.
IL PROGETTO Beauty farm, ripresa della produzione del sale, valorizzazione dei percorsi naturalistici: le ricette proposte per far decollare l'oasi sono tante e, anno dopo anno, sono rimaste solo sulla carta. Tutto fermo, anche perché prima c'è da approvare il Piano del Parco, una sorta di Puc in miniatura che dica cosa si può fare e cosa non si può. «Il documento non è pronto», fanno sapere nell'edificio Sali scelti. Bisognerà aspettare ancora: politici e tecnici sono al lavoro dal 2006.
Michele Ruffi