Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Capo Sant'Elia, dagli scavi un tesoro dell'archeologia

Fonte: L'Unione Sarda
22 ottobre 2008

Alcuni reperti ricondurrebbero al culto di Astarte



La campagna di scavi è iniziata ad aprile. E tornano alla luce scale costruite nella roccia e cavità per la raccolta dell'acqua.
Per il momento la cronologia resta un'incognita. Ma non è da escludere che il complesso sistema di strutture murarie individuate nel corso dell'ultima campagna di scavo a Capo Sant'Elia, avviata ad aprile nei dintorni dei ruderi della chiesetta che porta il nome del santo, possano far parte del misterioso tempio dedicato alla divinità fenicio-punica Astarte finora mai ritrovato.
In ogni caso «si potrebbe trattare di resti che testimoniano una continuità del culto, attraversando la fase punica, romana e cristiana», ha spiegato ieri Roberto Sirigu, che ha curato la direzione archeologica del cantiere, nel corso della presentazione dei risultati al Lazzaretto. Non si può ancora sapere a che periodo appartengono ma si tratta comunque di un indizio affascinante, che potrebbe portare finalmente all'individuazione del tempio. «Per il momento, però, è da leggere tutto in prospettiva». Almeno finché sui ritrovamenti, tratti murari di forma rettangolare e probabilmente un'abside ma anche frammenti di mosaico romani e resti ceramici fuori contesto, non si potrà sapere qualcosa di più.
L'area del promontorio ha già restituito un'iscrizione del III a.C. con la dedica in caratteri fenici di un altare in bronzo ad Astarte che, nel 1870, ha convertito la leggenda in realtà. È stato lo studioso Filippo Nissardi, in quell'anno, a ritrovare l'epigrafe: un voto privato alla divinità identificata spesso con Afrodite che è valso come l'indicazione della presenza di un'area di culto. È soprattutto in questa porzione di territorio, nei pressi dell'antica torre pisana e della chiesetta, che si sono concentrate le attività di scavo, sotto la direzione di Simonetta Angiolillo e Alfonso Stiglitz. Che hanno portato non solo al ritrovamento di lacerti murari ma anche, più distanti, di scale costruite nella roccia di epoca incerta, cavità per la raccolta dell'acqua, corridoi e un concio di pietra con un'iscrizione che potrebbe essere punica.
Finanziate dal Comune, le indagini sono state compiute dal dipartimento di Scienze archeologiche su una concessione di scavo della Soprintendenza archeologica e con la piena disponibilità della Marina militare. L'esito degli scavi è stato valutato dal sindaco Emilio Floris come l'ennesima testimonianza del valore di Sant'Elia e inizio di un recupero su cui scommettere. Per l'assessore alle Attività produttive Paolo Carta, che intende investire ancora sugli scavi, si tratta di «un iniezione di fiducia, che sta suscitando un interesse crescente». La città, infatti, «si sta riappropriando di questo spazio», ha aggiunto l'assessore alla Cultura Giorgio Pellegrini. Presente anche l'assessore regionale alla Cultura Maria Antonietta Mongiu che ha parlato di «responsabilità di Cagliari nel Mediterraneo, che si sta candidando per diventare una delle città d'arte più importanti d'Europa».
MARIANGELA LAMPIS

22/10/2008