Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cagliari, ricomincia l'emigrazione

Fonte: L'Unione Sarda
20 ottobre 2008

L'inchiesta. L'analisi degli ultimi dati demografici. Gli immigrati, in calo, compensano l'emorragia di residenti

Popolazione a quota 158 mila, oltre 3500 via dalla città

Oltre 500 cagliaritani sono andati a vivere a Quartu, 372 a Selargius, 196 a Capoterra. All'estero in 125, soprattutto a Londra.
Cinque anni fa, approvando il Piano urbanistico comunale, la Giunta annunciò un obiettivo ambizioso: ripopolare la città. «Cinquantamila abitanti in trent'anni», quantificò l'ex assessore all'urbanistica Gianpaolo Marchi, uno dei padri del Puc. L'obiettivo - spiegò - sarà raggiunto grazie al cambio di destinazione d'uso di alcune grandi aree periferiche della città (San Lorenzo, Fangario, Su Stangioni) che avrebbero consentito di costruire complessivamente tre milioni e mezzo di metri cubi calmierando contestualmente un mercato immobiliare che in città ha raggiunto quotazioni folli.
Chissà, magari succederà nei prossimi 25 anni. Per ora è accaduto il contrario: un'emorragia inarrestabile di residenti che ha portato la città sotto quota 160 mila: siamo 158.017, attesta l'ufficio demografico del Comune. Diecimila in meno del 2001, circa 3 emigrati al giorno. E il dato sarebbe peggiore se non ci risiedessero in città 4339 stranieri, in prevalenza filippini. Che hanno compensato i 3505 cagliaritani che dall'inizio dell'anno si sono trasferiti altrove.
Circa 2500 sono cagliaritani, spesso giovani coppie, costretti a comprare casa nell'hinterland (in prevalenza a Quartu, seguita da Selargius, Sestu, Assemini, Monserrato, Capoterra), 287 si sono trasferiti in altre località dell'Isola, 564 sono andati in altre città italiane, soprattutto Milano, Torino e Bologna.
Eppure, analizzando il trend, il calo si è attenuato rispetto all'inizio del ventunesimo secolo: se tra il 2001 e il 2002 sono andati via 3000 cagliaritani, negli anni successivi la tendenza si è progressivamente attenuata sino a quast'anno che dovrebbe far registrare per la prima volta un saldo negativo inferiore ai mille residenti. Tra gennaio e il 15 ottobre sono emigrati in 444. Una frenata positiva che tuttavia non ha invertito il trend.
Cagliari è una città sempre più piccola. Più piccola di Prato e Brescia, più piccola di Parma.
Gianni Campus, architetto e assessore all'urbanistica, sostiene che è un fenomeno naturale, comune a tutte le città del mondo. Si va a dormire nella cinta urbana e i capoluoghi fungono sempre di più da centri servizi dove lavorare e produrre. Sarà per questo che nel 1977 i residenti erano 241 mila - 197 mila sottraendo Quartucciu, Elmas e Monserrato, non ancora autonome - e ora sono 40 mila in meno, al netto delle ex frazioni. E sarà per questo che, secondo il dipartimento di ingegneria dei trasporti dell'università, sono 270 mila le persone che ogni giorno lavorano a Cagliari.
Lo stesso Campus, però, disse anche che «un cagliaritano che ambisce a vivere nella sua città deve poterlo fare deve poterlo fare indipendentemente dal censo. E noi abbiamo il dovere di dare questa possibilità».
Secondo l'Istat ci sono 13 mila residenti tra 30 e 34 anni, cioè l'8,47 per cento della popolazione, che aspirano a formare una famiglia. Andranno a vivere altrove se il Comune non accelererà i progetti, che ripresero magicamente corpo alla vigilia dell'ultima campagna elettorale per il Municipio, di realizzare i cosiddetti piani di zona, sostanzialmente la dichiarazione di pubblica necessità di determinate aree (quelle indicate nel Puc) e il successivo via libera alle cooperative per realizzare abitazioni a costi accessibili per la classe media, quella che non ha né diritto alle case popolari né può permettersi appartamenti a Cagliari.
Ma perché la situazione non si è ancora sbloccata? Perché il potenziale liberato dal Puc è ancora sulla carta e produrrà poco meno di 200 appartamenti, tutti popolari? Perché i progetti presentati da alcune cooperative hanno ristagnato per mesi in Consiglio comunale senza essere presi in considerazione? «Perché occorre un disegno complessivo di ciò che vogliamo, non possiamo andare avanti per spot», si è giustificato Campus. Significa o tutto o niente? Il sogno dell'assessore era coinvolgere grandi architetti, urbanisti, designer ai quali chiedere di immaginare e disegnare tratti della nuova Cagliari. Ci provò, e fu anche qualche riunione, poi finirono i soldi.
Di nuovo, ora, c'è solo una prospettiva: a Su Stangioni arriverà la metropolitana leggera. Significa che ci vivrà qualcuno. Ma quando?
FABIO MANCA

18/10/2008