Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Ricomincia la guerra dei ricorsi

Fonte: La Nuova Sardegna
20 ottobre 2008

SABATO, 18 OTTOBRE 2008

Pagina 2 - Cagliari

Tuvixeddu. La Regione va ancora al Consiglio di Stato, il Comune si rivolge ai giudici del Tar



Ma resta in piedi il canale parallelo della trattativa




CAGLIARI. Mentre la Regione prova con grande fatica a sviluppare un canale di trattativa con il gruppo Cualbu per fermare l’avanzata del cemento sul colle di Tuvixeddu i legali dell’amministrazione proseguono l’offensiva giudiziaria per bloccare comunque i lavori in corso. L’ultima iniziativa è la notifica del ricorso in appello contro la bocciatura inflitta dal Tar il 18 settembre al blocco di tre mesi che la Regione aveva imposto il 4 settembre a Nuova Iniziative Coimpresa in base alla legge urbanistica. Il ricorso è stato elaborato dagli avvocati Vincenzo Cerulli Irelli, Paolo Carrozza e Giampiero Contu e dovrebbe essere depositato gli uffici del Consiglio di Stato nel giro di una settimana. A quel punto i giudici di palazzo Spada fisseranno un’udienza per la trattazione, probabilmente nell’arco di trenta-quaranta giorni. Ma conti alla mano al momento di andare in aula i tre mesi di vincolo dovrebbero essere vicinissimi alla scadenza. Siccome la legge non prevede la possibilità di reiterare il provvedimento, qualsiasi decisione arrivasse da Roma la Regione avrebbe fatto il più classico dei buchi nell’acqua. Ma il fronte della controversia è aperto anche al Tar, dove il 15 ottobre i legali del Comune - Carla Curreli, Ovidio Marras, Massimo Massa e Marcello Vignolo - hanno depositato un nuovo ricorso contro lo stesso stop trimestrale.
Nell’ordinanza firmata dal giudice relatore Antonio Plaisant - presidente Rosa Panunzio, consigliere Tito Aru - l’efficacia del provvedimento cautelare della Regione era stata sospesa soltanto in riferimento ai lavori di Nuova Iniziative Coimpresa. Ora ci prova anche il Comune, che a Tuvixeddu cura la realizzazione del parco archeologico e deve fare i conti anche con il sequestro giudiziario imposto su parte dell’area storica dalla Procura della Repubblica a causa di gravi difformità sul progetto esecutivo: gabbioni di pietre al posto delle piccole fioriere. Considerato che il Tar aveva bocciato lo stop regionale per carenza di motivazioni, la decisione sul ricorso parallelo presentato dal Comune dovrebbe essere scontata. Paradossalmente la Regione potrebbe dunque ricorrere al Consiglio di Stato anche contro la prossima ordinanza, con effetti positivi soltanto sui bilanci degli studi legali coinvolti nell’interminabile controversia.
Ma questo è un altro problema. All’ordine del giorno del governatore Renato Soru c’è oggi il rapporto da ricucire con Gualtiero Cualbu e i suoi collaboratori, per arrivare a un accordo complessivo basato su uno scambio: per adesso c’è solo una lettera della Regione che indica un pacchetto di edifici e aree pubbliche più quindici milioni di euro come contropartita dell’intero compendio privato di Tuvixeddu. La risposta del gruppo Cualbu è stata chiara: siamo ormai obbligati a vendere, ma non a queste condizioni. Se l’apertura c’è ed è stata confermata ad ogni livello non è chiaro a che cosa serva andare avanti ancora su un fronte giudiziario dove la Regione ha rimediato soltanto cocenti sconfitte. Semmai la via risolutiva potrebbe essere la ricostituzione della commissione per il paesaggio prevista dal Codice Urbani, stavolta secondo i criteri stabiliti dalla legge e ricordati dal Consiglio di Stato nella sentenza di luglio scorso. Qui però sembrano mancare i tempi tecnici e forse anche le condizioni politiche, in un consiglio regionale ormai attento alle prossime elezioni e lacerato dalle divisioni che affliggono il Pd. Allora ecco che potrebbe tornare di moda per un riesame complessivo della situazione di Tuvixeddu la vecchia commissione provinciale, quella che la Regione avrebbe voluto sostituire con un organismo giudicato illegittimo sia dal Tar che da palazzo Spada. E’ una possibilità reale, ma non sembra piacere a nessuno. Altre strade aperte e ancora in buona parte inesplorate sono legate al decreto con cui l’ex sovrintendente ai beni archiettonici e paesaggistici Fausto Martino ha annullato gli ultimi due nullaosta concessi in agosto dal Comune a Coimpresa e alla possibilità indicata dal Consiglio di Stato di sciogliere unilateralmente l’accordo di programma del 2000 - quello che ha dato il via libera definitivo al piano per Tuvixeddu - in base a una situazione mutata. Mutata per il ritrovamento delle ormai famose 431 tombe nell’area a ridosso del villino Serra, sulle quali la sovrintendenza archeologica ha fatto calare una cortina di tecnicismi. Forse mutata anche per la promulgazione avvenuta nel 2004 del Codice Urbani, un complesso di norme avanzatissimo e destinato a modificare il concetto di paesaggio e di bene culturale. Su questi ultimi due aspetti della vicenda la Regione si è mossa con molta lentezza e forse adesso è troppo tardi per tornare sui propri passi. L’obbiettivo più abbordabile sembra essere quello dell’accordo caldamente consigliato dal ministro dei beni culturali Sandro Bondi. Ma per realizzarlo bisogna essere in due, entrambi ispirati da un’idea di ragionevolezza finora rimasta - forse anche per qualche difetto di comunicazione - ai margini di questa controversia infinita.