Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Gli spazi all'aperto e le pari opportunità

Fonte: L'Unione Sarda
4 luglio 2012

L'opinione
 

La questione non è se Cagliari è o non è una città turistica. O almeno non solo. Uscendo dai luoghi comuni si può osservare che, semmai, c'è un problema di burocrazia. E di pari opportunità. Perché un ristoratore può avere l'opportunità di piazzare i tavolini all'aperto e il suo dirimpettaio no? Questioni di regole. E di sicurezza, rispondono dal Comune. Bene. Ma allora non si comprende perché - il caso, solo a titolo esemplificativo, è quello di via Mameli, Locanda Caddeo - se i tavolini vengono sistemati la mattina e rimossi la notte non sono pericolosi e se vengono inseriti in una struttura fissa lo sono? E comunque, se si vogliono dare a tutti le stesse possibilità, perché non autorizzarne la sistemazione qualche metro più avanti?
E veniamo alla burocrazia. Le strutture all'aperto servono d'estate. Dando per scontato che le domande siano state presentate per tempo, per quale ragione alcuni hanno ottenuto il via libera ad installarle e altri aspettano ancora? Perché non dire sì o no in tempi ragionevoli? Porsi questa domanda non significa giustificare le azioni di forza di chi ha agito prima di ottenere l'autorizzazione, un atteggiamento che al Poetto (fronte baretti) ha prodotto solo danni, ma sottolineare l'esigenza di un'equità che non sempre sembra sia stata assicurata. «Presentare una domanda non significa essere autorizzati», ha spiegato l'assessore alle Attività produttive Barbara Argiolas. Giusto. Ma allora perché far pagare alle imprese la tassa sull'occupazione del suolo pubblico per poi non concederne l'uso?
Fabio Manca