Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Signori, il biglietto prego!»

Fonte: L'Unione Sarda
25 giugno 2012

LE VITE DEGLI ALTRI/4. Un giorno a lavoro con una squadra di controllori del Ctm

Sull'autobus fra portoghesi, violenti o educati viaggiatori

Il pullman delle sei e cinquanta è quello del silenzio. Linea 1, mezzo 368. Dopo sarà il caos in questa giornata in cui in terra comanda Scipione, vento torrido e implacabile di inizio estate che rende più dura una battaglia che sarà di esami di Maturità, primi bagni, sfiancante lavoro nonostante il sole ti dica vieni via con me . Dentro questo mezzo che nel suo percorso taglia in due la città (e in tutti gli altri che vanno da un rione popolare a uno residenziale) c'è la metafora della vita, tanto da far dire al padre del neorealismo Cesare Zavattini: «Il cinema italiano è morto quando chi fa cinema ha smesso di prendere il tram». Qui c'è il ricco e il povero, il disilluso e l'idealista, il ragazzo e la vecchia, c'è tutto il mondo che si palesa nel suo meglio essere e nel suo peggio fare quando improvvisamente saltano su, a mezza corsa, due uomini in divisa: «Signori, biglietto, prego!».
VERIFICATORI Ore 7.30 viale Trieste quartier generale del Ctm Spa. Ci sono tutti: il capo Giuseppe, Efisio e Giancarlo della Squadra 1, Giampaolo e Gianfranco Squadra 2, Squadra 3 Marco e Antonio. Sono il turno della mattina, 7 su 14 dei Verificatori. Un nome da saga di fantascienza, un lavoro vecchio come la storia dei mezzi pubblici: controllare che nessuno goda gratis dei servizi, insomma, far rispettare la legge. Poco importa se loro queste regole le cambierebbero, che amerebbero sgravi o esenzioni per chi proprio non può e in certi casi il biglietto lo regalerebbero. «Come possiamo fare la morale a chi campa con una pensione di 360 euro al mese», dice Marco. «Ci dà fastidio multare, a volte abbiamo la faccia in terra». Come è innegabile, la giornata lo dimostrerà, che chi potendo pagare proprio non vuole, lo urla con arroganza e si vendica, pesantemente. Ecco perché niente cognomi «visto che la faccia ce la mettiamo ogni giorno» e più d'uno è stato individuato e punito per quella ammenda considerata lesa maestà: «Ci hanno spaccato i parabrezza delle nostre auto, bucato le gomme, raschiato le fiancate, minacciati, uno di noi quando ancora era autista si è preso una coltellata».
RITORSIONI Niente cognomi per questi padri di famiglia con un minimo di 24 anni di guida alle spalle, 1300 euro al mese dopo 30 anni di anzianità. Ore 7.40: capo Giuseppe impartisce la strategia: si controlleranno le tratte che portano alle scuole, molto Poetto e Quartu. Nel mirino, per iniziare, chi è di Maturità, come i ragazzi di Giuseppe, Antonio e Marco, “mia figlia era così nervosa che ha messo in agitazione tutto il condominio”. Scoppia la risata. Via, si parte: Efisio e Giancarlo linee 3-6-10 e P. Giampaolo e Gianfranco 30, 31 e Poetto quartese, Giuseppe affiancherà Marco e Antonio su 1, 5, 8, 10, 9, 6 e Poetto.
STUDENTI Ore 8.12, l'autobus 10 corre dal corso Vittorio Emanuele verso il liceo Siotto Pintor, libri sulle ginocchia, le facce dei ragazzi sono tese ma non certo per la comparsa della Squadra 3, hanno tutti l'abbonamento studenti. Uno bofonchia. «Né frigau». Quasi che il rapporto passeggero-controllore fosse una sfida. A bordo due senegalesi in abiti tradizionali: sfoderano sorriso e abbonamento mensile. «All'inizio con la comunità africana fu un disastro», racconta Giuseppe, «poi incontrammo i leader e si trovò un accordo. Si misero in regola. Ma di recente con l'arrivo della nuova generazione, quella che più che fare l'ambulante staziona nei parcheggi, è nuovamente giungla. Sono saltati persino i rapporti di gerarchia al loro interno».
VIOLENZA Fiato e gambe. Serve questo per essere controllore. Perché si scende da un pullman e si sale su un altro con la velocità del fulmine. Si sta sempre in piedi, si ondeggia in corsa. Si verifica, poi nuovamente giù e ancora su. Si cambia mezzo e linea: dalla 10 alla1, dalla 6 alla 8. Sino alle 8.40, tanti controlli, neppure una irregolarità. Poi, alle 8.43 si palesa che questo è un lavoro rischioso. Marco affianca una coppia, lei è carina, educata. Non ha biglietto e accetta le conseguenze. Lui no. Sbraita. Mostra i muscoli e parole pesanti: «Non me ne sbatte un ca..., as cumpre' oh zio!». Marco e Antonio impassibili gli chiedono nome, cognome, indirizzo. “Non te lo dico, as cumpre', non te lo dico, conch' e…”. Il ragazzo sputa rabbia e saliva, minaccioso. «Me l'hai già messa ieri la multa, già lo sai come mi chiamo!». Il seguito sono insulti a profusione, tutti di ambito genital-femminile e rivolti a genitrici e ave dei controllori. Anche Giuseppe si avvicina. Le minacce fioccano, la tensione sale, il ragazzo prende il verbale e lo straccia in mille pezzettini. Lo getta dal finestrino. I suoi occhi sono di brace, «tanto non ve la pago oh teste di mi…». E i verificatori incassano, muti.
AL POETTO Bisogna essere psicologi, svegli e duri quando c'è da esserlo. Ore 10,30 fa un caldo africano. Ma sembra che i ragazzini armati di ombrellone non lo sentano. Sono distratti perché non vedono l'ora di ammirare le compagne in bikini. Anche le ragazzine non se ne accorgono, anche se non pensano a quei brufolosi in mutande. Così nessuno si accorge dei controllori a bordo. E questa volta è mattanza. Antonio prende le generalità dei morosi fra le risate di quelli che l'hanno scampata, «Oh Cossu balossu!», e deridono come piccole iene chi è finito nella rete. Ci sono i miti che porgono i documenti e i barrosi che dicono di non averli. Nessun problema, dopo lunghe trattative saltano fuori i numeri dei genitori che vengono chiamati e informati. «Ceee oh Perniciano quando torni a casa tuo babbo ti sfodda!».
MISERIA E NOBILTÀ Sul 3P che lascia la spiaggia per la città, ore 11.30, le contravvenzioni sono senza risate. Signora, mi perdoni, il biglietto . «Mi spiace non ce l'ho». È pensionata signora? «No, faccio le pulizie, ma mi pagano a fine mese e non avevo i soldi». E in momenti come questo che la Squadra vorrebbe chiudere non uno ma due occhi. Ma non possono, fosse solo perché gli altri multati osservano e contesterebbero. E poco importa se una ha pagato in contanti tirando fuori i soldi da un portafoglio Chanel stizzita. «Si va be' si muova a multarmi che non ho tempo da perdere con lei, ha capito?». Non si può.
VIAGGIATORI In città il cemento è lava. Sul 9 molte ragazze dell'est, non hanno ticket né documenti, dichiarano generalità inverificabili. Saranno verbali a vuoto. Ragazzi del Bangladesh fiori in un mano, biglietto nell'altra. «Sono tutti regolarissimi». Mamme e bambini filippini: «Sempre abbonati». Studenti cinesi: «Anche loro». Scuse improbabili: «Non ho obliterato perché quando ho allungato il braccio mi è venuto mal di pancia e mi sono dovuta sedere». Alle 13 la Squadra 3 ha già fatto 24 multe mentre la vita scorreva sul bus. Un uomo nigeriano regalava un biglietto a un anziano che non se lo ritrovava più. E c'è chi si lamentava perché non è possibile trovare i tagliandi solo alla tabaccheria. Giusto. Mentre una ragazzina cicciotta chiedeva mestamente alla madre anziana, ricrescita bianca, abiti dimessi. «Mamma ma allora me lo fai il regalo della promozione? me lo avevi promesso, ho preso i voti più alti». La madre in imbarazzo nel dare una risposta davanti a tutti che non può essere positiva guarda nel vuoto. «Non ti devi neanche affaticare mamma, mi dai i 5 euro e me lo compro io». Cinque euro. Hanno tutte e due il biglietto, i ragazzi sbruffoni (con i-phone, cuffie professional come i calciatori, la borsetta Gucci) invece no.
Francesco Abate