Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Graniti e marmi che si animano solo con il tatto

Fonte: Sardegna Quotidiano
18 giugno 2012

EXMA’

 

LA MOSTRA “Segnare il vento, con gli occhi della mente” di Anna Saba, inaugurata l’altro ieri e visitabile fino al 26 agosto Sculture da toccare in un percorso pensato per i non vedenti

Si prega di toccare». Sculture da percepire esteticamente con il tatto quelle di Anna Saba. Due anni fa a Monserrato, dove vive, una mostra a Casa Foddis, si pregava di toccarle le opere, in un percorso pensato per i non vedenti. «Ho un amico cieco. Nel 2004 ho esposto alla Cittadella dei Musei di Cagliari (MaterMateria il titolo della mostra, ndr): lui e altri suoi amici non vedenti hanno toccato le mie opere e sono usciti sorridenti», racconta la scultrice, nata a Guspini nel 1947, sensibilità tesa a mille, anche lei ha conosciuto il calvario della malattia.

Doveva percorrerla la strada di regalare la percezione estetica attraverso quella tattile. Ora, all’Exma’ di Cagliari, “Segnare il vento, con gli occhi della mente”, inaugurazione l’altro ieri, fino al 24 agosto. Ancora sculture, marmoree, da toccare, appartenenti a diverse fasi della produzione dell’artista guspinese. Ancora un allestimento, curato da Simona Campus (realizzato in collaborazione con Consorzio Camù, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus e contributo del Comune di Cagliari), che consente ai visitatori di vedere le opere attraverso il tocco delle mani. Il titolo della mostra, che occupa la Sala delle Volte e il piazzale esterno dell’Exma’: “segnare il vento”, il riferimento alle bandierine segnavento, «con gli occhi della mente», nonostante le difficoltà poste dalla vita, l’arte può indicare la direzione, unendo realtà e immaginazione. Il percorso tattile: le opere all’interno sono tutte accompagnate da didascalie in scrittura braille, quelle en plein air, di dimensioni maggiori, non sfuggono comunque alla stessa logica: marmi da toccare. Anna Saba, la natura e i suoi fenomeni la fonte di ispirazione, mani abituate a lavorare faticosamente, scalpello, taglierino, smeriglio e le officine tecniche specializzate di Pietrasanta, dove realizza le sue sculture sfruttando il biancore del marmo delle Alpi Apuane, iniziata alla scultura proprio dal nonno e lo zio toscani, nati in quei luoghi di cave. Compagna di Liceo Artistico di Pinuccio Sciola, lei, in prima persona, incide, intaglia, sagoma, dai duri graniti guspinesi alla trachite, al marmo.

GLI ESORDI CON PLEXUS Gli esordi risalgono agli anni Ottanta, il movimento Plexus, esperienze multimediali. Un crescendo di esposizioni importanti: quella già citata in Cittadella dei Musei, a Carbonia alla Grande Miniera di Serbariu, “Scatole di poesia” con Alberto Masala, opere permanenti al Man di Nuoro, all’Orto Botanico di Cagliari, in altri musei e istituzioni. Oggi, al progetto concettuale a priori Saba preferisce il rapporto armonico con la materia e la sua spontaneità, l’atto scultoreo limita al massimo l’arte del levare. Nella mostra all’Exma’ si vede, e si sente. «Creo direttamente l’opera sulla materia, se non mi ispira non inizio neanche la lavorazione». Così nel marmo sono evidenti i segni del tempo, le concrezioni che esso ha sedimentato nella superficie, apparentemente grezza, aspra, di cui l’artista sceglie di conservare lo status originario, lasciando la “madre ” della materia, o che tratta, fino anche alla levigazione, rendendola più morbida. All’esterno: montagna, due grandi lastre marmoree attraverso le quali passare, percorso di vita; duna di sabbia, fra lacerazioni e rotondità; acqua, forma piramidale, simbolo di fertilità; foglia, che fluttua verso l’alto, irta di nervature, segni; cascate; ghiacciaio che va verso lo scioglimento.

IL TRIONFO DELLA NATURA Opere che tendono all’astrazione, natura che esplode, anche se ferita, trafitta, Anna Saba coltiva la speranza, magari nascosta in una particella di marmo, che possa sempre trionfare. Nella Sala delle Volte: libri plasmati con l’argilla sui quali sono scolpiti i pensieri che riportano subito al tema della mostra: si tocca, si legge, si vede. Poi forme non definite, che evocano. Colpisce “Infibulazione”, la violazione del corpo femminile, tagli netti nel blocco di pietra trapassato da lacci metallici. Al centro, emerge fra i bianchi di Carrara una scultura, nera: sembra un delfino, «il tocco di questa scultura ci sente attraversati da un brivido freddo come un tuffo nell’acqua di mare», si legge. Sul fondo ancora elementi naturali, fuoco e terra, due grandi marmi a nudo, raccontano la storia della cristallizzazione della pietra. E tagli profondi, striature, giochi cromatici della materia, di rosa, di giallo. Nella presentazione la curatrice, Simona Campus, cita ad hoc Saint Exupery, “Il Piccolo Principe”: «Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi ». Massimiliano Messina