Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Un manifesto per ripartire dalla cultura

Fonte: La Nuova Sardegna
11 giugno 2012



A “Leggendo Metropolitano” Armando Massarenti parla della campagna lanciata dal “Domenicale” del Sole 24 Ore

Il libro su Vigo al Biografilm di Bologna



Investire sul futuro Può sembrare paradossale ma i momenti migliori per dare vita a radicali cambiamenti sono proprio quelli di crisi

L’ebook “Dal buio alla luce. Il bisso marino e Chiara Vigo” parteciperà al Biografilm Festival, che si è aperto ieri a a Bologna e che durerà sino al 18 giugno, interamente dedicato alle biografie e ai racconti di vita. “Dal buio alla luce” è edito da Cartabianca e scritto dalla giornalista Susanna Lavazza, con foto di Roberto Rossi, Nelly Dietzel e Alessandro Spiga, postfazione dell'antropologo Franco La Cecla (editorialista de La Repubblica). Racconta la vita di Chiara Vigo, 57 anni, sarda dell'isola di Sant’Antioco, dove si trova il museo vivente nel quale lavora questa grande artigiana, l’unica persona al mondo ancora in grado di tessere alla maniera tradizionale il bisso, la seta del mare, il preziosissimo filamento che arriva dalle profondità degli abissi . L’ebook è disponibile in versione Amazon o Apple in tutte le librerie online, oltre che sul sito www.chiaravigo.com.
di Daniela Paba wCAGLIARI Antonio Raimondi sostiene che il Perù sia come uno straccione seduto su una montagna d'oro. Per Armando Massarenti, filosofo, saggista e responsabile dell'inserto domenicale del Sole 24 ore, l'Italia di oggi è un analfabeta seduto su un tesoro. Il 19 febbraio scorso lo stesso quotidiano ha lanciato il Manifesto per la cultura, che ha avuto moltissime adesioni ed è stato oggetto di dibattito al Salone del libro di Torino e al Festival dell'economia a Trento. Ospite di Leggendo Metropolitano, Massarenti parlerà di legalità tra sentimento e ragione, oggi alle 22,30, al Bastione di Saint Remy con Nicola Gratteri e Michele Airis.. Il Manifesto per la Cultura del Sole ha avuto immediatamente ottimi riscontri sui media. Come è maturata all'interno del giornale la battaglia e come procede ora? «Il Manifesto è stato pubblicato in prima pagina, luogo simbolico che rispecchia la posizione del direttore Roberto Napoletano il quale ha pensato, insieme a me e a un gruppo di persone, che fosse il momento giusto per porre la questione della cultura. Può sembrare paradossale, ma i momenti migliori per investire sono proprio quelli di crisi. Investire non vuol dire spendere e la cultura non è da tagliare.Dobbiamo pensare le risorse per il futuro e lo slogan era infatti "Niente cultura, niente sviluppo". Punto per punto, dai programmi delle elementari a come investire in ricerca, come coniugare il patrimonio del passato con le nuove conoscenze che sono legate alla tutela del paesaggio, dobbiamo non solo tutelare ma favorire la produzione artistica, tutte cose su cui siamo rimasti parecchio indietro. L'Italia è un paese molto bello siamo analfabeti seduti su un tesoro, un paese dove l'analfabetismo funzionale è il 47%, il più alto di tutti i paesi industrializzati. Vogliamo responsabilizzare il governo: c'è stata una prima risposta dei ministri Passera, Ornaghi e Profumo, poi son successe cose molto più gravi. Non abbiamo mollato, torneremo con un pacchetto di proposte concrete mettendo così alla prova la volontà politica perché, a parole, sono tutti favorevoli». Qualche giorno fa il suo giornale ha pubblicato un articolo sulle ricadute economiche dell'Opera di Lione, secondo uno studio ogni euro di finanziamento si moltiplica per tre... «Studi della Bocconi hanno evidenziato questo aspetto. Il discorso dell'economia della cultura è molto complicato ma è vero che, alla lunga, comporta una crescita, quindi bisogna usare dei parametri sofisticati. Se si va a vedere quello che costa un'opera lirica e il ricavo che se ne può fare gli economisti dicono che non fa guadagnare, ma nel tempo ci fa risparmiare. L'economista Pierluigi Sacco sostiene che le persone che continuano a studiare, leggere, vedere mostre invecchiano molto meglio, soffrono meno di patologie neurodegenerative e dal punto di vista della sanità è un risparmio molto forte. Io ho mostrato un rapporto diretto tra l'acculturazione della nazione e il livello di corruzione: più siamo colti più è difficile che fenomeni di corruzione ben noti in Italia siano diffusi». Perché pagare le tangenti è razionale ma non conviene, come titola il suo ultimo libro? «Non abbiamo consapevolezza di meccanismi automatici che generano regole perverse e del fatto che queste regole non possono che suscitare la nostra emulazione. Nei fenomeni di micro e macro corruzione o di tipo mafioso, uno pensa che la regola sia pagare anche se è illegale. E' difficile smascherare un tipo di crimine in cui colui che dovrebbe denunciare è complice. Dalla teoria dei giochi, che è una branca dell'economia, si può spiegare l'emergenza delle regole, quelle virtuose e quelle viziose. La nostra azione di riforma rispetto a certi comportamenti dovrebbe tener conto di questi meccanismi sottili. Invece i legislatori non ne hanno mai preso atto e infatti la corruzione non è mai diminuita. Non si insegna la cooperazione, difetto tutto italiano, perché anche la competizione presuppone cooperazione».