Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sgombero al campo rom

Fonte: L'Unione Sarda
7 giugno 2012

L'ordinanza del sindaco Zedda: liberate le baracche entro il 2 luglio

Sequestrati dalla Procura i terreni inquinati

Il tempo è scaduto: il campo nomadi dovrà essere sgomberato entro il 2 luglio. A quasi due settimane dall'ordinanza di sequestro giudiziale dei terreni sulla Statale 554, notificata al Comune, il sindaco ha deciso ieri di firmare l'ordinanza che obbliga le famiglie rom ad abbandonare le loro baracche.
L'INCHIESTA La relazione dei carabinieri del Noe, depositata in Procura da tempo, evidenzia l'inquinamento e le preoccupanti condizioni di igiene dell'area dove vivono i nomadi. Così il sostituto procuratore Marco Cocco ha chiesto il sequestro preventivo del campo e ha nominato Massimo Zedda custode giudiziale.
L'ORDINANZA Il documento firmato dal primo cittadino ha l'obiettivo di «tutelare i beni fondamentali della salute e dell'ambiente», considerata la situazione del campo rom «assolutamente incompatibile con la presenza di esseri umani», come viene specificato in un comunicato dove viene precisato che preso comincerà «l'elaborazione di un piano di intervento che riguarda le operazioni di rimozione e avvio a smaltimento o recupero dei rifiuti presenti e l'eventuale successiva bonifica dell'area, incluso il sottosuolo». Le famiglie avranno meno di un mese per abbandonare le casupole e le roulotte, parcheggiate in terreni inquinati dagli incendi quotidiani appiccati dagli stessi rom per ricavare il rame dai fili elettrici.
IL PROGETTO Il Comune ha già avviato il progetto di «inclusione sociale» che prevede la sistemazione delle famiglie (nel campo vivono 157 persone: 93 sono bambini e donne in gravidanza) in abitazioni con giardino o terreno sul litorale cagliaritano: il Municipio contribuirà, almeno per il primo anno, al pagamento del canone d'affitto.
IL FUTURO Al programma hanno aderito per il momento circa 35 nomadi. All'assessorato ai Servizi sociali spetterà «il compito di procedere a tutte le attività di inclusione sociale a valere su fondi europei, nazionali e regionali così come condivise con l'amministrazione regionale e in collaborazione con la Caritas diocesana». Ora sarà proprio la Caritas a dover cercare le case necessarie a ospitare le famiglie che vivono nei terreni inquinati. Il Comune contribuirà (con circa mille euro ad abitazione) alle spese sostenute dai nomadi: una scelta che nelle scorse settimane ha suscitato diverse polemiche, sia in Consiglio comunale che tra i cittadini.
Michele Ruffi