Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

In cinquemila, a parlare il balenese

Fonte: L'Unione Sarda
13 ottobre 2008

Dietro il successo della rassegna, un lungo lavoro con le scuole e un'attenzione particolare per la lettura da parte dei più piccoli


Imparare il balenese non è così difficile, se dobbiamo credere a Nicole Davies. «Certo è più semplice con le balene azzurre», chiarisce, invitando piccoli e grandi a provare. Così la sala strapiena inizia a mugolare e poi a tentare l'incrocio fra un singhiozzo e un ululato che, in balenese, sta per «passo e chiudo». Il terzo Tuttestorie - quest'anno Bestival più che festival - si è concluso ieri a Cagliari: www.tuttestorie.it per chi volesse recuperarne qualche frammento. Particolarmente affollato ma soprattutto «con ragazzi molto preparati e partecipi» ripetono gli ospiti sia stranieri che italiani e si capisce che non lo dicono per complimento. Del resto le scuole sarde ricevono ad aprile l'invito a partecipare con la condizione che le classi si impegnino. Risultato? «Coinvolti in cinquemila», spiega Manuela Fiori: dall'infanzia al biennio delle superiori. «Per noi Cagliari è la quinta città per vendite», annota l'Editoriale scienza di Trieste, specializzata in editoria scientifica per giovani. La presenza della scienza, giocosa e sperimentale, è una delle caratteristiche più importanti in una rassegna che si rivolge a ragazzi ma che fa innamorare anche gli insegnanti (l'italiano, si sa, ha il difetto di usare sempre il maschile anche quando, come in questo caso, la percentuale stradominante è femminile).
Ma perché Bestival? La frase-chiave ti sorride dalle magliette: «Entrate gente, si vedono le bestie. Più gente entra e più bestie si vedono». Darwin con un pizzico di Trilussa o di Oscar Wilde, fate voi.
Così la giornalista e scrittrice Monica Marelli ieri spiegava che gli animali sono bravissimi a usare la fisica. Il gatto è anche allenatore di skateboard, il serpente dà lezioni sul calore, la tartaruga… Da piccolina, Marelli chiese in regalo un telescopio: da allora è rimasta con gli occhi incollati alle stelle e poi alle provette, il suo primo amore fu Isaac Asimov, scienziato e scrittore. Con lei c'è la Davies, esperta di balene, così qualcuno le chiede qualcosa sul linguaggio dei delfini, lontani cugini ma vicini d'acqua. «Forse fra tre settimane ne saprò di più. Vado in Australia a studiarli. Non so se riusciremo a parlare con loro, o meglio: se davvero i delfini sono così intelligenti avranno voglia di dialogare con noi?». Ego umano colpito e forse affondato.
Con loro c'è Emanuele Deiana dell'Enpa (protezione animali) che analizza i nostri pregiudizi: «noi crediamo che il gatto nero porti jella, gli inglesi l'opposto». Ah, il geco è innocuo e anzi mangia le zanzare: se ne avete in casa coccolateli.
I bimbi sono curiosi, chiedono. Una mamma vuole "di più" e chi sa di scienza le risponde: «c'è un solo modo, farli sperimentare». Andrea Mameli, ricercatore e giornalista, suggerisce: «Ragazzi quando fate qualcosa di strano dite che è un esperimento, così i genitori vi lasceranno stare». Per qualche mese alcune famiglie malediranno Mameli ma forse fra qualche anno quei bimbi saranno scienziati… perché hanno potuto giocare e incuriosirsi senza essere repressi. Subito dopo Annalisa Bugini e alcune ragazze mettono in pratica quel suggerimento: turaccioli, amido di mas, tappi, acqua, aghi, fogli, bottiglie per scoprire che così fa il ragno, quello è magnetismo... Ma quale magia, non fatevi fregare: è scienza.
Mettere i metodi e le regole scientifiche nella vita quotidiana è il modo migliore per farla uscire dal ghetto, perché la curiosità vinca sulle paure (e le ignoranze). Su una trave dell'Exmà resta un dardo sparato da una cerbottana: così il direttore dello zoo di Monaco spiega come si addormentano (o si curano) gli animali, lì lo fanno i bambini.
DANIELE BARBIERI

13/10/2008