Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Deliziosa “Sonnambula” elegante e melodiosa

Fonte: L'Unione Sarda
10 ottobre 2008




Una ragazza, appena promessa sposa, s'aggira nella notte nella stanza di un nobilotto di passaggio. Il fidanzato si risente: come credere alla sua innocenza? Semplice: è sonnambula. Così, chiarito l'equivoco, i due convolano a giuste nozze. La trama su cui Vincenzo Bellini ha costruito una delle sue opere più belle è decisamente labile. Ma questo non è un impedimento quando si parla del belcanto, che notoriamente non ha come pregiudiziale la consistenza del libretto. E sin dalla prima rappresentazione, la Sonnambula ha riscosso grande successo, tanto che i contrasti tra Amina ed Elvino sono diventati negli anni una sorta di mito oleografico della coppia ingenua e fiduciosa, dai sentimenti integri e semplici.
Andata in scena per la prima volta a Milano, al Teatro Carcano, il 6 marzo 1831, la Sonnambula approdò a Cagliari nella stagione di carnevale di tre anni dopo. Da allora è ritornata più o meno con regolarità nel cartellone cittadino che, a distanza di più di vent'anni dall'ultima rappresentazione, la ripropone stasera alle 20.30, al teatro Comunale, nell'allestimento prodotto lo scorso anno dall'Arena di Verona.
Melodramma in due atti su libretto di Felice Romani, l'opera riprende La somnambule, ou L'arrivée d'un nouveau seigneur , ballo pantomima di Scribe e Aumer, rappresentato all'Opéra di Parigi tre anni prima. Di fatto venne scritta dal compositore siciliano quasi su misura per le voci del soprano Giuditta Pasta e del tenore Giovanni Battista Rubini, arrivando all'apice del virtuosismo belcantistico.
L'invenzione melodica è da sempre il biglietto da visita di quest'opera che nella parte musicale si presenta, a contrario del suo libretto, tutt'altro che ingenua o di maniera. A partire dalle melodie affidate ai due protagonisti, che richiedono tessitura altissima e grande estensione, oltre che agilità nelle fioriture. Domina un carattere di morbida eleganza e leggerezza, che asseconda la naturalezza del canto. Anche perché nella Sonnambula Bellini inserisce brani che si sottraggono allo schematismo formale consueto nell'opera italiana dell'epoca, per seguire invece lo stimolo della poesia, adattando liberamente il canto alle frasi. D'altra parte è proprio grazie a questo suo talento nel cesellare melodie, che Bellini è riuscito a segnare il gusto musicale del tempo, a dispetto della sua vita troppo breve e di una personalità artistica che non si lascia facilmente inquadrare. Resta il fatto che le note della Sonnambula conservano intatto il loro fascino squisitamente belcantistico, si fanno amare per quella loro lunga arcata melodica che sembra dilatarsi all'infinito. Come in quell' espressivo Vi ravviso o luoghi ameni che il Conte Rodolfo intona appena giunto nel suo paese natale. E soprattutto nell'aria finale di Amina, Ah, non credea mirarti , melodia dolente in stile napoletano, di inarrivabile espressività, intonata da Amina alla vista del suo promesso sposo che, senza più alcuna fiducia in lei, è in procinto di sposare Lisa.
Eppoi a far amare La Sonnambula è anche quel suo proporre personaggi umili ma ricchi di nobiltà d'animo che incarnavano, nell'Italia del tempo, incapace di rivoluzioni, ideali blandamente riformistici, con qualche nostalgia per una società feudale cavalleresca. Né manca chi, con qualche azzardo, ha voluto leggere nell'intreccio della Sonnambula la condivisione del disegno illuminista di affermare la dignità dei sentimenti delle classi borghesi. A Cagliari la Sonnambula è affidata per regia, scene e costumi, a Hugo de Ana, mentre l'Orchestra e il Coro del Teatro Lirico sono diretti dal maestro concertatore e direttore Maurizio Benini. Sul palcoscenico del teatro lirico si alternano Simone Alaimo/Riccardo Zanellato (Il conte Rodolfo), Gabriella Colecchia (Teresa), Eglise Gutierrez/Elisabetta Scano (Amina), Antonino Siragusa/Mario Zeffiri (Elvino), Sandra Pastrana/Sivan Goldman (Lisa), Gabriele Nani (Alessio), Max René Cosotti (Un notaro).
GRECA PIRAS

10/10/2008