Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Fattorie didattiche nelle aree militari dismesse

Fonte: L'Unione Sarda
18 maggio 2012

La proposta di “Progres” per 58 spazi non ancora utilizzati in città
 

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«Servitù militari aperte». Non una provocazione ma un'idea, quella del gruppo Progres - Progetu Republica Casteddu, per far conoscere ai cittadini i luoghi, dismessi o parzialmente tali, ancora in mano alla Regione o alla Difesa ma di fatto interdetti al pubblico. Ne hanno discusso ieri i membri del gruppo alla presenza, fra gli altri, di Paolo Erasmo, ex militare in pensione e presidente dell'associazione Musa (Monte Urpinu Salvaguardia Ambientale) che da anni si impegna per valorizzare il colle, e Matteo Lecis Cocco Ortu, consigliere comunale (Pd).
Almeno 58 sono gli spazi militari in città e nell'immediato hinterland, che complessivamente occupano una superficie di oltre 260 mila metri quadri. «Escludiamo le caserme in uso, gli stabilimenti balneari e gli edifici adibiti ad abitazioni - denuncia Erasmo - ma le restanti aree devono poter essere utilizzate dalla popolazione». Come? Per esempio con fattorie didattiche e orti urbani nei terreni, e strutture turistiche negli edifici «considerata anche la posizione strategica a ridosso del mare». Cruciale fu l'accordo Stato-Regione stipulato nel 2007, ma solo sulla carta. Da allora infatti numerose aree militarizzate sono passate in mano alla Sardegna, ma non ai sardi. Potrebbe prendersi carico il Comune, almeno per quanto riguarda gli edifici del capoluogo. «Occorre presentare un progetto - precisa Lecis Cocco Ortu - che tenga conto anche delle spese». «Bisogna partire dalla conoscenza dei siti, del loro stato di conservazione e del loro potenziale utilizzo» ha osservato l'ex militare. «Niente di meglio che aprirle al pubblico, magari col supporto di studenti e volontari, esattamente come accade a Monumenti Aperti».
Michela Seu