Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il ritorno di Schiavazzi

Fonte: L'Unione Sarda
15 maggio 2012

Ritrovato un film muto del 1922, protagonista il celebre tenore
Cagliari riabbraccia un suo figlio illustre in una serata evento
 

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Il “cacciatore di film perduti” Giuseppe Pilleri, anima ultratrentennale della Cineteca Sarda-Società Umanitaria, stavolta aggiunge un pezzo da novanta al suo carniere: dopo quindici anni di pedinamenti e trattative ha ritrovato una copia del film muto Il trionfo della vita , anno 1922, diretto da Antonio Gravina. Una scoperta eccezionale perché uno dei tre interpreti è Piero Schiavazzi, il grande tenore cagliaritano, nato il 14 marzo 1875 e morto a Roma nel 1949, protagonista sui palcoscenici di mezzo mondo agli inizi del '900, il favorito di Mascagni e di tutti i compositori veristi, onusto di onorificenze da teatri e regnanti, uomo finito in dignitosa povertà che aveva sperperato guadagni tra donne e bella vita. Un talento dalla voce “carezzevole e voluttuosa”, personaggio affascinante e gaudente. Un cagliaritano fra i più celebri, al quale la città ha dedicato una via nel quartiere di Sant'Elia, amatissimo nel ricordo di chi lo sentì cantare.
SERATA EVENTO Venerdì 25 maggio Cagliari potrà vedere finalmente Schiavazzi muoversi nell'unico documento filmato che ci è rimasto, appunto Il trionfo della vita , uno dei quattro film interpretati: già, perché non fu solo un tenore idolatrato ma anche attore, non passando affatto inosservato pur se qualcuno all'inizio gli lesinò qualche critica. Aveva i capelli folti, lo sguardo incendiario, i movimenti sciolti grazie all'abitudine al palcoscenico. Così i cagliaritani lo ritroveranno sul grande schermo nella serata-evento al Conservatorio Pierluigi da Palestrina (che organizza con la Cineteca Sarda, inizio ore 21, ingresso libero fino a esaurimento posti) con il commento musicale al pianoforte di Gabriella Artizzu. In platea il nipote del tenore, che si chiama come il nonno (e la generazione dei Piero Schiavazzi continua: anche il figlio ha lo stesso nome), entusiasta sostenitore dell'iniziativa, nonché depositario della memoria storica familiare.
NUMEROSI OMAGGI Sarà il primo dei tanti appuntamenti in onore di Schiavazzi: seguirà un numero di Filmpraxis (la rivista della Cineteca) dedicato al film con la pubblicazione del dvd, un bando di idee fra gli studenti del Conservatorio per la colonna sonora finale, una serata a Roma al cinema Adriano, organizzata in collaborazione col Gremio dei Sardi, per la proiezione del film accompagnato al pianoforte del maestro Stelvio Cipriani.
Tutti dunque davano irrimediabilmente perduti i film girati da Schiavazzi: Il bastardo (1915) di Emilio Graziani-Walter, drammone da “Antony” di Alessandro Dumas padre, La morte del duca d'Ofena (1916) di Emilio Graziani-Walter e Alfredo Robert da un soggetto originale di Gabriele D'Annunzio (ma di cui esiste la locandina originale nell'archivio del collezionista cagliaritano Franco Ruggeri), L'ombra di un trono (1921) di Carmine Gallone, intrighi di corte dal romanzo “Fleur d'ombre” di Charles Folly e Il trionfo della vita in cui per la prima volta non è il protagonista assoluto ma ha l'odioso ruolo del cattivo che manda sul lastrico il padrone della fabbrica per soffiargli la fidanzata di cui s'è invaghito.
IL RITROVAMENTO Dunque, torniamo a Giuseppe Pilleri “cacciatore di film sardi perduti”. La soffiata sulla probabile esistenza di una copia de Il trionfo della vita gli era arrivata da Vittorio Martinelli, insigne ricercatore e storico del cinema muto, che aveva già segnalato con Livio Jacob della Cineteca del Friuli, nel 1992, il ritrovamento di Cainà . «Martinelli - spiega Pilleri - mi aveva detto di averlo visto molti anni fa, la copia era in possesso di un collezionista romano, e ne ricordava la bellezza degli sfondi naturali e soprattutto l'interpretazione di Schiavazzi. Tanto era bastato per mettermi subito in caccia, anche perché alcune voci dicevano che il film era stato girato in Sardegna». In effetti qualche dettaglio combaciava, produzione, regia e la parte di protagonista erano di Antonio Gravina, pare fosse cagliaritano: comunque Gravina era la società che aveva prodotto il film con sede a Cagliari. Ma nessuno storico del cinema è mai riuscito a identificarlo e il film - lo si è capito subito dopo averlo visto - non è stato girato in Sardegna ma tra il Lazio e più probabilmente l'Abruzzo. Non ci sono notizie rilevanti neppure nel bel libro di Adriano Vargiu ( Piero Schiavazzi attraverso i documenti , Ladiris de Sardigna editore) una ricca e accurata biografia che dedica un piccolo capitolo alla carriera cinematografica del tenore.
SALVATO DALLA DISTRUZIONE Comunque, trovata la pista, Pilleri non ha mollato l'osso. Magari per gli altri cinetecari e cinefili il film non era granché, invece per l'Isola, e Cagliari in particolare, aveva un valore inestimabile: le uniche immagini in movimento e l'unico dei 4 film girati da Piero Schiavazzi “ancora in vita”. «La pellicola era nelle mani dell'avvocato Gianni Massaro, personaggio molto noto negli ambienti cinematografici per aver difeso i film di Bertolucci e Pasolini dalle grinfie della censura», ricorda Pilleri. «Ma lui era un “commerciante”, mica un animo cinefilo, così quando gli chiesi Il trionfo della vita si insospettì: se questa pellicola vale poco ma voi siete molto interessati, allora dovete pagare». La cifra che poteva offrire la Cineteca Sarda (5 milioni di lire, nel 2000, comunque una bazzeccola) era irrisoria davanti alle pretese affaristiche di Massaro. Intanto la pellicola in nitrato d'argento deperiva, la perforazione si era ristretta, si perdeva la colorazione (era stato usato, nel 1922, il metodo di imbibizione, cioè immergere la pellicola già sviluppata nella tinta che colora la parte più nitida delle immagini), insomma distruzione sicura nel giro di pochi anni. Pilleri, visto che l'avvocato non cedeva di un millimetro, iniziò a trattare col figlio, più malleabile, ma l'ok definitivo doveva pur sempre arrivare dal padre.
NUOVA TRATTATIVA Così la vicenda si arenò, anche perché nessuno in Sardegna era disposto a mettere un pugno di euro (ribadiamo: una cifra ridicola rispetto agli sprechi inutili della politica culturale regionale) per acquistare e restaurare un pezzo importante della nostra memoria. «Poi l'anno scorso leggo sul giornale la notizia della morte di Massaro - continua Pilleri - vado dal figlio per fargli le condoglienze e riprendere la trattativa ma scopro che l'avvocato è ancora vivo: si trattava di un caso di omonimia, mi ero clamorosamente sbagliato. Di poco, perché due settimane dopo morì anche il “vero” avvocato Gianni Massaro. Ricontattai il figlio e rapidamente giungemmo a un accordo: seimila euro, così Piero Schiavazzi è tornato a casa».
L'ABBRACCIO DELLA CITTÀ Con queste premesse sarà davvero un evento la serata di venerdì 25, è il momento in cui Cagliari potrà riabbracciare uno dei suoi più illustri e amati figli, col quale fu generoso (il Comune con una borsa di studio l'aveva avviato alla carriera e con un vitalizio gli rese meno penoso il suo tramonto). A parte i frequenti ritorni sui palcoscenici cittadini, al Politeama Margherita e all'Eden Park, il primo grande abbraccio di Cagliari fu per il ritorno della salma, il 7 ottobre 1949: lo stesso Schiavazzi aveva espresso il desiderio di essere sepolto nella città natale. E Cagliari lo accolse al porto con commozione, salutando la «bara di legno chiaro, lucidata in una tenue tinta marron» attesa da «vecchi ammiratori e amici». In un commosso ricordo l'avvocato Gavino Dessì Deliperi scrisse su L'Unione Sarda: «Artista del tutto personale lo Schiavazzi fu unico, inimitabile in certe sue deliziose e estrose licenze, che la bellezza della voce e la ricchezza e versatilità del temperamento gli consentivano (...) Al Costanzi vidi Mascagni direttore deporre la bacchetta e applaudire freneticamente dal podio, visibilmente commosso al “Tutto tace” che lo Schiavazzi gli cantava dinanzi». E Mario Pintor, sulle stesse colonne, chiudeva l'articolo scrivendo «è doveroso, oggi che le sue spoglie mortali sono tornate sulla sua terra che tanto Egli amò e che lo riceverà orgogliosa nel suo grembo, si ravvivi la memoria di questo caro figlio perché gli immemori sentano risvegliare in sé un senso di riconoscenza verso di Lui e i posteri lo ammirino riverenti».
SCHIAVAZZI SULLO SCHERMO I posteri sono gli spettatori - e la città tutta di Cagliari - che gli offriranno un secondo abbraccio durante la proiezione del film Il trionfo della vita . Un drammone «patetico e lacrimoso, in linea con molto cinema, non solo italiano, dell'epoca», scrisse Martinelli, però rivisto con gli occhi di oggi colpisce per una narrazione di impatto popolare e alcuni passaggi emozionanti, come il finale in cui la donna, ingannata da Schiavazzi, tenta il suicidio gettandosi dalla rocca di un santuario. E naturalmente l'interpretazione del Nostro, perfido amministratore, occhiate torve, ampi e decisi gesti teatrali da uomo malvagio e sleale. La voce che tanto l'ha reso famoso non c'è - il film è muto - ma sarà una sorpresa - bizzarrie del contrappasso - vedere Piero Schiavazzi tramare, muoversi e agitarsi.
Sergio Naitza