Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Qui c'è l'ultimo piccioccheddu

Fonte: L'Unione Sarda
15 maggio 2012

LA SPESA. Un garzone fai-da-te nel mercato civico più vecchio: orgoglio e amarcord
 

I superstiti di Santa Chiara: «Non vogliamo arrenderci»
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Ventun anni, licenza media, orecchino e gan'e trabballai : Antonello Mucelli è il garzone di Santa Chiara. Gironzola tutte le mattine tra i box e porta la spesa alle signore. Consegna le buste a domicilio oppure le accompagna. «A piedi in cambio di due-tre euro di mancia», rivela il ragazzo delle commissioni. Un coetaneo, nipote della verduraia, gli ha dato la dritta e i commercianti l'hanno adottato: offre un servizio fai da te, (almeno dieci volte al giorno) benedetto dalle clienti abituali costrette a farsi la salitina che fa venire il fiatone e poi dieci gradini taglia-gambe.
LA TETTOIA L'ultimo «picciocheddu de crobi», figura della Cagliari che fu, è riapparso un annetto fa nel mercato più vecchio di Cagliari. Un segno di vitalità sotto una tettoia di lamiera, cuore di Stampace e porta di Castello. L'emporio fu aperto nel 1957: era il primo maggio, Sant'Efisio, e tra i locali adattati nel convento di Santa Chiara trovavano posto tutti i commercianti sloggiati un anno prima con la demolizione dello storico mercato del Largo Carlo Felice. Erano duecento, stipati come sardine perfino nelle scalette.
REVIVAL «Portavamo il pesce “a carrettoni”», ricorda Salvatore Medda, pescivendolo della prima ora: ha iniziato quando aveva nove anni e può vantarsi di avere clienti fedeli da cinquanta anni. Come una signora di novant'anni che scende da Castello una volta alla settimana, ordina e poi la spesa le viene recapitata.
«Qui siamo tutti amici», spiega Tonino Demicelis, il macellaio di carne equina. Nei momenti di stanca a fine mattinata davanti al suo box si fa salotto: quattro chiacchiere tra colleghi, interrotte quando entra qualcuno che va servito. C'è aria di famiglia, complicità e orgoglio del proprio lavoro. Davanti ai servizi igienici del pubblico hanno abbellito il corridoio con mensole cariche di vasi di fiori e gerani. Come se fossero nel balcone di casa.
PRIMO PIANO Dieci posteggi sono operanti, quattro in attesa. Il Comune li ha assegnati e quando apriranno l'offerta commerciale si allargherà a pasta fresca, dolciumi e vini. Fino a qualche anno fa era operativo anche il secondo piano, sistemato nel cortile del vecchio covento. Il Comune l'ha chiuso e l'ha dato in mano agli archeologi: sono venute alla luce cisterne, le colonne del chiostro, perfino una lastra usata come gradino che porta ancora i segni di un fregio nobiliare.
Ma i soldi degli scavi sono finiti, gli studiosi sono andati a casa. Lavori fermi a metà e tanti saluti ai progetti di valorizzazione dell'area fino a quando non si sa. «Ci avevano detto che l'avrebbero sistemata e adattata al mercato dei fiori, ma non si è visto nulla», dice Fabio Piras, il presidente del comitato dei commercianti.
PIAZZA YENNE L'ennesima delusione tra le tante accumulate nel tempo. «Da quindici anni facciano sempre le stesse proposte», rivela spiegando che per ridare slancio a Santa Chiara non ci vogliono grandi progetti: basterebbe, tanto per cominciare un tapis roulant che aiuti i clienti a accedere senza il fiatone. Sarebbe possibile un secondo ingresso, più agevole da via Santa Margherita, attraverso un edificio comunale. Era in progetto un ascensore dal bastione di Santa Croce, collegato con quello di via del Cammino nuovo. «Stiamo qui ancora ad aspettare», conclude Tronci. «Ma per cortesia non scrivete che siamo in agonia: la crisi si sente, ma non siamo rassegnati». Si vivacchia, aspettando la svolta.
Fuori c'è piazza Jenne, frequentata di giorno e di notte. Attorno sono fioriti i bed and breakfast, perfino i croceristi si avventurano nelle scalette che portano al mercatino-bottega. Un gioiellino del tempo che merita di più.
Antonio Martis