Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La moschea divide la città

Fonte: L'Unione Sarda
15 maggio 2012

IL CASO 1. Le opinioni e le domande dei lettori, le risposte dell'esperto

 

Tanti commenti sulla pagina web Unionesarda.it
Vedi la foto Quello dei musulmani che il venerdì sono costretti a pregare in strada, tra lamiere e ruote d'auto, è un tema che divide, che fa discutere. La moschea è troppo angusta per ospitare tutti i fedeli, così oltre duecento persone si riversano davanti a via del Collegio 33. L'articolo su unionesarda.it ha superato i 150 commenti e il dibattito è stato molto vivace.
DOMANDE E RISPOSTE Tra i post ricorrenti quelli che chiedono «perché non se la pagano da soli la moschea», o l'appello al Comune che «non può dare soldi ai musulmani quando ci sono italiani senza casa» e la tesi che «i cristiani nei paesi islamici vengono perseguitati se vogliono costruire una chiesa».
Parte da quest'ultima contestazione Nicola Melis, ricercatore di Storia della Turchia e affermato studioso del mondo islamico dell'Università di Cagliari, per puntualizzare alcuni concetti. «Nei paesi dell'Africa mediterranea ci sono tantissime chiese». Diverso il discorso nell'Arabia saudita e nei Paesi del golfo Persico, «dove effettivamente non si possono edificare luoghi di culto non islamici». Inoltre, Melis ricorda che la moschea «è fondamentalmente un luogo di aggregazione, che diventa luogo di preghiera solo il venerdì».
Per quanto riguarda i finanziamenti, il portavoce della comunità, Sulaiman Hijazi, ha sempre ricordato che «i musulmani sono pronti a pagare l'affitto (come fanno anche ora): «Chiediamo solo un aiuto per trovare un locale adatto». Anche perché, ricorda Melis, è l'islam a prescrivere una forma di autofinanziamento, un tributo rituale, «il zakat ». Dunque dal Comune non uscirebbe un euro.
IL PARROCO «Non è possibile non trovare una soluzione, andando incontro alle esigenze dei musulmani almeno sotto il profilo logistico». L'appello arriva da don Mario Cugusi. Un uomo che conosce bene il problemi della Marina, perché ha vissuto la trasformazione multiculturale del quartiere, visto che per trent'anni è stato parroco di Sant'Eulalia. «Serve il sostegno dell'autorevolezza ecclesiastica e un maggiore impegno dell'autorità civile, che dovrebbe essere corresponsabilizzata per cercare una soluzione».
LA STUDENTESSA Se il parroco propende per un impegno delle istituzioni, Margherita Lecis, studentessa di Filosofia, spera in un cambio di mentalità. «Cagliari sta mutando in fretta, si moltiplicano le iniziative di persone di altre culture e non possiamo guardare a questa evoluzione con grande interesse e curiosità». Margherita ha frequentato la scuola media “Manno” di via del Collegio, proprio di fronte alla moschea, dove sono iscritti tanti alunni stranieri. «Bisogna fare entrare nell'orizzonte mentale che la diversità è la normalità - conclude - come vedere passare un autobus».
Mario Gottardi