Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cagliari merita più rispetto

Fonte: L'Unione Sarda
10 maggio 2012


Molti visitatori restano folgorati e decidono di trasferirsi qui per la vita
E noi casteddajos? I primi a trascurarla con comportamenti sbagliati

Molti visitatori occasionali, venuti a Cagliari per motivi di lavoro o di studio, dopo una breve permanenza decidono di fermarsi per la vita. Le indefinibili particolarità che innamorano gli estranei pare lascino indifferenti noi cagliaritani. Certo, parliamo e scriviamo della nostra città con orgoglio e con amore, benché con pungente ironia ne osserviamo e ne denunciamo manchevolezze, difetti, carenze. Ma non riusciamo a comprendere perché tanti la apprezzino fino a desiderare di trascorrervi la vita. Forse perché quando l'attenzione non è distratta dalla bellezza del cielo limpido la città ci appare trascurata. Non tanto e non soltanto per quanto compete alle amministrazioni comunali succedutesi negli anni, quanto per il nostro comportamento di cittadini.
DIVERSITÀ Qui il discorso diventa molto serio e non tutti gli argomenti possono essere condivisi o condivisibili. Se rivolgiamo lo sguardo al passato, anche recente, vediamo che la città è profondamente cambiata. Non solo per la scomparsa dei Buddenbrook locali evocati (e rimpianti) su queste colonne dall'amico Paolo Fadda, bensì per il nuovo tessuto sociale che ha sommerso il fascino della città di provincia, dove tutti conoscono tutti, per sostituirlo con i vantaggi e i difetti della piccola metropoli e per i mutamenti profondi nelle architetture, nelle abitudini, nei modi di vivere. La città è nel complesso migliorata, così come nel complesso è migliorato, nonostante le mutate esigenze, il tenore di vita. Anche la Sardegna e Cagliari partecipano all'aumento del flusso di benessere materiale aumentato in Italia, come ricorda Paolo Savona, di sei volte nel giro di poco più di mezzo secolo e all'aumento della ricchezza delle famiglie.
LE FAMIGLIE Ma per non incorrere nell'errore della statistica di Trilussa che ricorda che, se tra due persone l'una mangia due polli e l'altra nulla, statisticamente mangiano un pollo a testa, teniamo sempre presenti le famiglie e coloro i quali stentano la vita; coloro i quali non trovano o hanno perduto il lavoro. Non saprei dire se i cagliaritani percepiscano appieno tale conquistato benessere o se in essi prevalga un senso di disagio e di malessere. Nell'annuario economico di venti anni fa (1992/1993) Antonio Usai, attento economista, nel denunciare le illusioni crollate (il forzoso trapianto di alcune industrie, la mancanza di una politica per valorizzare l'agricoltura, la disattenzione nei confronti delle altre risorse,) avvertiva: «La comunità europea sta rivolgendo i propri aiuti ai paesi più sottosviluppati dell'Italia. Il Governo ha chiuso i cordoni della borsa ormai paurosamente in rosso». Così concludeva la sua analisi: «la condizione economica e sociale nella Sardegna è gravissima. Il peggio deve ancora venire».
La descrizione eccessivamente pessimistica si attaglia però perfettamente, benché siano trascorsi vent'anni, alla situazione che stiamo vivendo. Così come alla situazione odierna si attaglia l'esortazione di Usai: «Per i sardi è arrivato il momento di ricercare in se stessi le soluzioni dei problemi esistenti».
POSSIBILI SOLUZIONI La domanda alla quale si dovrebbe trovare la risposta è quindi; è possibile ricercare e trovare in noi stessi la soluzione dei problemi esistenti ? Sono fermamente convinto che la risposta sia positiva. Con l'avvertenza che la strada non è l'aspirazione all'autonomia invocata come il rimedio per risolvere “la questione sarda”. Svolta autonomistica alla quale pare si sia convertito il Presidente della Regione. La strada è nella fiducia sulle proprie risorse, nell'allentamento dei troppi vincoli burocratici, forti freni alla crescita e allo sviluppo, nel superare il timore, non dichiarato ma trasformato in rifiuto, delle novità, nell'abbandonare l'invocazione ad una maggiore attività assistenziale che, alternativamente, si chiede alla Regione o allo Stato.
VIA ROMA Proprio in tema di novità abbiamo sentito il giovane sindaco della città respingere il progetto per la costruzione del parcheggio interrato nella via Roma, della piazza sul mare e della soluzione dell'annoso problema della viabilità con l'affermazione «i parcheggi multipiano sono attrattori di traffico, noi vogliamo che questo tipo di struttura sia realizzata in aree periferiche e vogliamo che in città si utilizzino i mezzi pubblici». Sennonché i parcheggi periferici sono desolatamente vuoti (vedi il parcheggio nella zona dello stadio) e i bus navetta studiati fin dagli anni ottanta non incontrarono alcun gradimento.
CAGLIARI OGGI Con lo sguardo al futuro Cagliari è una fucina di proposte e di progetti ma oggi è dominata dalla disoccupazione soprattutto dei giovani che non vedono o non trovano sbocchi di lavoro; è dominata dal disagio dei commercianti e dei piccoli imprenditori. Il Consiglio regionale dell'economia e del lavoro ha relegato la Sardegna al penultimo posto nella classifica italiana della competitività del sistema produttivo (citata da Carla Raggio nell'Almanacco 2012) e Beppe Severgnini sul Corriere della Sera denuncia il declino dell'istruzione e l'allontanarsi dei giovani dagli studi «che non procurano gli impieghi o il prestigio sociale di un tempo».
INFRASTRUTTURE Eppure molto si potrebbe fare. Si pensi alla nuova attenzione per il porto con uno sguardo alla sosta delle grandi navi da crociera, alla speranza nella metropolitana leggera, alla nuova rete dei trasporti nella “grande area” del Cagliaritano. In una parola alle infrastrutture moderne che ancora oggi, benché se ne parli da decenni, mancano. Si pensi al richiamo degli sport (la vela, l'equitazione, l'ippica) che col favore del nostro clima allungherebbero di molti mesi la stagione turistica e costituirebbero un forte richiamo. E ancora. La sistemazione degli immobili e del bellissimo giardino del complesso della ex Manifattura tabacchi, per aprirli a tutti e trasformarli in luogo d'incontro e di ritrovo con la vista sull'area portuale. L'utilizzazione, con l'apporto dei privati, delle caserme che lo Stato si accinge a rilasciare. La realizzazione del progetto per il lungomare di fronte al villaggio di Sant'Elia e dell'area di S. Bartolomeo. La definitiva sistemazione per la piena agibilità dell'ippodromo, un gioiello che molti ci invidiano, rimasto per tanti anni trascurato e non valorizzato nonostante l'impegno degli appassionati. Tutto ciò esige del tempo, una progettazione accurata e moderna per la quale si dovrebbe predisporre un concorso che richiami anche architetti e urbanisti di fama mondiale. Gli esempi e gli insegnamenti non mancano. Dalla Costa Smeralda al nuovo pregevole complesso di Santa Gilla che ha risanato e rivitalizzato la zona..
LE RIFLESSIONI Il presente induce ad una riflessione: perché i sardi, giovani e meno giovani, quando si trasferiscono all'estero ottengono successi ai quali nella loro terra non potrebbero nemmeno aspirare. Perché sono apprezzati e stimati ? Che cosa manca a Cagliari e alla Sardegna: quali sono i freni e gli ostacoli ? La proposta avanzata ed attuata qualche tempo fa per favorire il ritorno in Sardegna di tante intelligenze non ha avuto il successo che avrebbe meritato. Forse perché è mancata la prospettiva reale di un successo o di un risultato positivo. Non si tratta di incentivi economici, bensì di creare un ambiente favorevole, per coloro i quali abbiano e dimostrino capacità, volontà, applicazione, conoscenze. E non invece soffocare idee, propositi, progetti con un ambiente fitto di ostacoli, remore e, molto spesso, invidie.
IL SOGNO Ho divagato. Forse spinto dall'amore per Cagliari ho sognato. All'inizio di queste considerazioni ho menzionato i comportamenti. Amiamo Cagliari, ma la trattiamo col rispetto che merita? Non noto una campagna corale di tutti, di tutti insieme, contro coloro che imbrattano i muri dei palazzi e dei monumenti con sgorbi o scritte d'ogni genere. Non noto una campagna corale di tutti, tutti insieme, contro coloro che, senza alcun riguardo imbrattano le strade, danneggiano i beni e i servizi pubblici. Qualcuno potrebbe osservare che si tratta di ben poco per affrontare la profonda crisi morale ed economica che ci affligge. Nell'obiezione vi è del vero ma tentiamo insieme, tutti insieme, con amore per la città di liberarci della trave che è nel nostro occhio prima di osservare il fuscello che è nell'occhio altrui. E, abbandonato il fatalismo. non stanchiamoci di discutere.
Gianfranco Anedda