Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Scelta ingiusta, bloccheremo il quartiere»

Fonte: L'Unione Sarda
7 maggio 2012

Reazioni a San Michele
 

«Prima bisogna pensare ai cagliaritani. Se l'amministrazione comunale regalerà case ai Rom, non pagheremo più l'affitto e scenderemo in strada a manifestare. Siamo pronti a realizzare blocchi stradali nel nostro quartiere e se non basterà occuperemo il Municipio». A minacciare clamorose azioni di protesta sono gli abitanti delle case-tugurio di via Podgora e via La Somme, a San Michele, stufi di convivere col degrado. «Stiamo scherzando?», chiede polemico il portavoce del Comitato di quartiere, Silvio Pinna, «non possiamo accettare che si diano case nuove ai rom quando nel nostro rione le palazzine sono fatiscenti, esattamente come strade e marciapiedi. Se dovesse accadere una cosa del genere faremo le barricate. Non abbiamo nulla contro i rom, anche loro hanno bisogno di aiuto, lo sappiamo, ma è giusto che prima si pensi ai cagliaritani». D'accordo Benito Aresu, 71 anni, pensionato, residente in via La Somme, nel cuore più povero del quartiere. «Ho fatto il facchino per 40 anni», si presenta, «ora vivo in una casetta minuscola e piena di problemi con una pensione di 500 euro. Mia moglie è cieca, paghiamo un affitto di 170 euro. Perché i nomadi devono avere case gratis, con giardino per giunta? Prima il Comune deve aiutare la gente come noi». Il portavoce del Comitato, Silvio Pinna, riesce a trattenersi a stento. «Questa è un'ingiustizia troppo grave per restarcene in silenzio. Va bene aiutare i rom, ma si sta esagerando. Il Comune pensi ad aggiustare le nostre case, a sistemare strade, marciapiedi e illuminazione. Ci liberi dai topi, dalle blatte e bonifichi le discariche, a cominciare da quella, gigantesca, di via delle Langhe, ribattezzata il “parco dell'immondezza” perché c'è perfino un laghetto con le anatre circondato da rifiuti di ogni genere. Se prima non si pensa a queste cose, forse è meglio che qualcuno cambi mestiere e se ne torni a casa anziché stare in Consiglio per pensare a chi non è cagliaritano».
Paolo Loche