Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Intese forti per Sant'Elia»

Fonte: L'Unione Sarda
7 maggio 2012

Dopo l'assemblea popolare e la protesta che porterà le tende sotto il municipio
 

Chessa (Udc): solo un progetto radicale può riqualificare il rione
«Altro che porticciolo, Sant'Elia ha bisogno di ben altro». Gianni Chessa, capogruppo dell'Udc in consiglio comunale prende posizione sulla protesta che in questi giorni sta infuocando gli animi degli abitanti del quartiere. «È colpa dei politici. Hanno iniziato nei primi anni Sessanta quando è stato creato il borgo Sant'Elia», e poi «hanno continuato inventando il mostro della nuova Sant'Elia». Si riferisce ai palazzoni del Favero, al Bronx, alle case Bodano, all'Anello e alle abitazioni delle Lame. Nomignoli che secondo il consigliere comunale dell'Udc rendono Sant'Elia «uno dei peggiori quartieri popolari di Cagliari». Ma «non certo per le persone», precisa Chessa, che accusa. «È colpa di quel tipo di cementificazione».
Il fallimento è sotto gli occhi di tutti, in primo luogo degli abitanti del quartiere. La loro rabbia è esplosa venerdì sera durante l'assemblea popolare organizzata da Sel. Nei prossimi giorni piazzeranno le tende sotto il Municipio, perché sono «stanchi di troppe promesse inutili». Ma come si può recuperare questo quartiere dimenticato? «Non certo mettendo a posto i giardinetti, la gente ha bisogno di mangiare», polemizza il consigliere comunale. E sul porticciolo: «Si sta facendo una crociata politica, ma è una mera illusione», sostiene Chessa, e spiega: «Non porterà una grande economia, solo piccoli stipendi per la sopravivenza di poche famiglie». Sant'Elia, secondo il capogruppo dell'Udc, ha una grande possibilità di sviluppo economico e turistico, ma «serve un progetto di continuità amministrativa che duri anni, e serve anche una volontà politica di ampie intese». E sul finanziamento regionale di 37 milioni, non ancora diventato realtà: «Le risorse non sono sufficienti», sostiene Chessa, che ha una sua ricetta: «Bisogna mettere a disposizione i portici, portarci servizi, l'ufficio postale, patronati», suggerisce riferendosi alle case Bodano. Poi immagina un hotel nell'area Del Favero: «Servono caserme commerciali, non militari».
Sara Marci