Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

adesso il Consiglio non ha più alibi»

Fonte: L'Unione Sarda
7 maggio 2012

«Una forte richiesta di cambiamento:
 

Le reazioni dei partiti dopo il voto che spazza via le nuove Province
Vedi la foto
Il referendum è una precisa richiesta alla politica: ascolti la richiesta di cambiamento che arriva dai cittadini e faccia il suo mestiere, guidando le riforme. Sono trascorsi pochi minuti dall'ufficialità del raggiunto quorum, ma i leader politici sardi (pur non tutti entusiasti dell'esito, a dir la verità) si ritrovano, nei loro commenti, su questo fil rouge .
MONITO DAGLI ELETTORI «Per chi vuole leggerli - riflette Silvio Lai , segretario di un Pd tiepidino sui referendum - ci sono evidenti avvisi ai naviganti. Sarebbe un errore imperdonabile non dare il giusto peso agli elettori che si sono voluti esprimere. Al netto di ogni giudizio, restano tutte le problematiche di modernizzazione e semplificazione della pubblica amministrazione regionale». Quanto al Pd, «prendiamo sul serio questi segnali e ci impegniamo a realizzare le indispensabili risposte di profondo cambiamento, con coerenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo. I referendum hanno posto anche questo tema alla classe dirigente».
Ben più convinta l'esultanza di Michele Cossa , leader di quei Riformatori che più di tutti hanno legato il proprio nome ai referendum: «È un grande risultato, la Sardegna ha chiesto il cambiamento. Adesso la politica deve dare le risposte che i sardi si attendono: anzitutto una politica più morigerata nei costumi e nei costi e attenta agi interessi dei propri amministrati». Cossa guarda già più in là: «Sono maturi i tempi per la costituzione di un ampio fronte in grado di raccogliere questa spinta e di diventare artefice del cambiamento. Questo ora sarà il nostro impegno».
LE CONSEGUENZE Il segretario dell'Udc Giorgio Oppi l'aveva previsto: «Era chiaro che il quorum sarebbe stato superato, visto che tra mezzogiorno e le 19 aveva votato oltre il 15%». Per Oppi «è la vittoria dell'antipolitica, una reazione alla disperazione in un momento di crisi forte. Una mobilitazione contro la casta». Ora però l'assessore all'Ambiente si interroga sulle conseguenze del voto: «Dove andrà il personale delle Province, a chi passeranno le competenze? Non credo ai Comuni, che non possono sopportare il peso di un ulteriore aggravio dei loro bilanci. E le Province andranno a scadenza naturale o saranno commissariate? Non vorrei che si creasse il caos, adesso. Anche se i cittadini, che appartengono a quella quota di elettori che di solito non vota per sfiducia nei confronti delle istituzioni, hanno dato un segnale forte». Al contrario di Oppi, il presidente del Psd'Az Giacomo Sanna non credeva nel quorum. Dopo le 19 era convinto che centrare l'obiettivo sarebbe stato impossibile, anche per la concomitanza delle partite e di un clima inclemente. L'esponente sardista rimanda comunque ogni valutazione sull'esito del referendum a stasera, quando si conosceranno i dati definitivi.
«NON BASTERÀ» Il meno soddisfatto è sicuramente Michele Piras , coordinatore di Sel. «Il 35% - fa notare - non è moltissimo. Naturalmente bisogna rispettare l'esito del voto: ma resta il fatto che 65 sardi su 100 non hanno capito il senso di una consultazione voluta da un pezzo della casta, che diceva di andare contro se stessa». In ogni caso «il nodo della riforma del governo del territorio è ancora tutto lì. Cancellare le nuove Province non risolve i problemi dei costi della politica, del decentramento, dell'efficienza. Ora la politica faccia il suo mestiere e si apra una stagione nuova in Consiglio regionale: non si capisce perché alcuni personaggi, eletti per fare proprio queste cose, non le abbiano fatte con gli strumenti a loro disposizione».
I TERRITORI Singolare la lettura del voto da parte di Fedele Sanciu , presidente della Provincia Gallura, una di quelle cadute sotto i colpi dei quesiti abrogativi: a suo giudizio «trionfa il voto a difesa del territorio della Provincia di Olbia-Tempio, nata dopo decenni di lotte: con il non voto di circa il 73% dei galluresi è giunta un'indicazione ben precisa. La nostra entità territoriale, così sentita dalla popolazione, deve restare». Però, ammette il senatore del Pdl, «aver raggiunto il quorum è un segnale altrettanto forte da parte dei cittadini, da raccogliere per raggiungere quelle riforme necessarie per migliorare la macchina amministrativa territoriale, regionale e di tutto lo Stato. Sono emerse indicazioni ben precise per eliminare sprechi, caste e tentativi di accentramento del potere. Ora dobbiamo riflettere e metterci al lavoro per il bene di tutti».
I GRANDI CENTRI Più che soddisfatto l'ex assessore all'Agricoltura Andrea Prato , impegnato in questi giorni nei teatri sardi con il suo show-comizio contro la casta: «Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio, ora abbiamo il certificato. La Sardegna manda a casa Sciuponi e Province. Nonostante i tentativi di bloccare il ricambio generazionale e la riduzione drastica dei costi della casta, abbiamo vinto una prima grande battaglia». Emblematico, secondo Prato e il direttivo dei Pratici, associazione da lui fondata, il dato delle grandi città, «dove abbiamo raccontato alla gente chi è Sciupone. In provincia di Cagliari abbiamo superato il 38%, a Sassari il 37% e a Nuoro il 34%. Si conferma quanto sia stratificata nella società la voglia di cambiamento».
Giuseppe Meloni
Lorenzo Piras