Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Obiettivo Meme, il gene egoista si nutre di cultura

Fonte: Sardegna Quotidiano
3 maggio 2012

CREATIVI

 

CAGLIARI Intervista doppia a Paolo Carta e Giorgio Plaisant, curatori della galleria d’arte contemporanea che hanno creato uno spazio indipendente per promuovere giovani talenti isolani

di Massimiliano Messina

Meme o il genoma della cultura. Che si trasmette, come il patrimonio genetico, tra gli individui, di mente in mente, continua ad esistere, mutevole, diventando qualcosa di diverso, possibilmente migliore. A coniare la parola Richard Dawkins, etologo inglese, nel suo libro “Il gene egoista” (1976). Meme, come l’opera d’arte, come una galleria d’a rte, contemporanea. Che di per sé è già un evento, visto i territori risicati che il contemporaneo occupa in Sardegna. Paolo Carta e Giorgio Plaisant hanno deciso di chiamare così il loro spazio indipendente dedicato all’arte, a Cagliari, via Mameli 78. Trentacinquenni, entrambi laureati all’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” di Sassari, Carta in grafica e progettazione scenografica del web, Plaisant in pittura. Iniziano a frequentarsi in Accademia, poi, rientrati nel capoluogo, mettono su uno studio di grafica e pubblicità, Cabòri (colore) il nome. E il primo aprile 2011 aprono il Meme. Passione, solo per passione, per ora. Ricerca artistica, continua. Carta: «Nell’arte contemporanea non c’è l’idea della “maniera”, si assimilano delle cose, si fa della ricerca e si produce altro. L’idea della riconoscibilità è venuta meno ». Come quella della sacralità. Lo aveva detto Walter Benjamin, filosofo tedesco, l’opera d’arte, nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (il cinema, la fotografia), ha perso la sua “aura”, l’unicità, l’hic et nunc, l’irripetibilità. È cambiata la percezione estetica, è cambiato il gusto della massa. L’arte contemporanea: approccio non facile, la percezione talvolta si complica, la fruizione non è immediata. «Ma d’altra parte è così anche per la musica contemporanea o il free jazz», dice Plaisant. Meme, obiettivo immediato: «Quello di dare uno spazio ai giovani artisti, un punto di riferimento in città per applicare la loro ricerca». Meme, niente affitto. «Di fronte a un progetto convincente concediamo la galleria gratuitamente, cosa che non succede in altri casi», sottolinea Carta. «Se si paga non c’è selezione. Quello che non ci piace non viene esposto. Non amiamo quelli che continuano a ripetere “alla maniera di”, delle avanguardie, per esempio, ormai morte e sepolte». In un anno di vita molte mostre collettive, qualche personale o bipersonale, collaborazioni con altre (pochissime) realtà cittadine, come lo Spazio P. «Cer- chiamo di promuovere i giovani artisti sardi, senza distinzioni di provenienza, facendoli spesso confrontare con le opere di artisti della Penisola», ancora Carta. Il 27 aprile “Flow ”, ha chiuso i battenti la mostra- installazione di Pier Paolo Luvoni, algherese, un grande sottomarino gonfiabile di plastica trasparente, una boa, suoni d’acqua e mare. Lo stato dell’arte contemporanea in Sardegna? «Ci sono tanti validissimi artisti. La maggior parte però non trova spazio e migra, in particolare a Milano», spiega Carta. « Nell ’Isola non c’è un sistema per l’arte, tanto meno per la contemporanea. Il collezionismo è poco, si rivolge soprattutto alla pittura, verso il contemporaneo manca proprio l’educazione». Plaisant: «A Cagliari per le giovani generazioni fino a pochi anni fa non c’era uno sfogo, i circuiti dell’arte erano in mano ad artisti oggi 60 - 70enni». Carta: «Sassari ha un movimento diverso. Pastorello, Leonardo Boscani, Pinella Marras, Aldo Tilocca, il Lem, Laboratorio d’estetica moderna, a cui ci siamo ispirati». Meme, linea chiara. «Un’opera d’arte oggi non è necessariamente un manufatto, pensiamo a Gino De Dominicis e alle sue opere invisibili», precisa Carta. «Video, fotografia, o la performing art: la fai, la vedi, dopo di che non esiste più». E ancora: «Un’opera può anche essere non comunicazione, non deve essere per forza bella e piacere, può anche produrre un senso respingente ». I curatori del Meme un invito lo rivolgono agli amministratori, «regionali, provinciali, comunali: chiediamo di non considerare solo gli spazi istituzionali (nei progetti del Comune di Cagliari l’Exma’ dovrebbe diventare il centro per il contemporaneo) ma di approfondire la conoscenza di realtà come la nostra, che poi sono quelle dove i giovani possono fare ricerca ». Prospettive? «Innanzitutto mantenere l’attività della galleria, e poi aprirci alla vendita delle opere ». Propagare arte contemporanea e monetizzare, mica un reato, anzi, dovrebbe essere norma. La prossima mostra che si terrà al Meme: «Sicuramente a giugno arriva una collettiva da Berlino, curata da Giusy Sanna, una giovane di Samatzai ». Gli artisti presenti? Stranieri, forse un sardo, giovani, è ovvio, “contemporanei ”.