Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Una festa diversa fra sobrietà e salatini e alle 14 ecco i rom

Fonte: L'Unione Sarda
3 maggio 2012

Il sindaco: «Un giorno normale»
 

Enrico Pilia
Damnatio memoriae . A Massimo Zedda, sindaco da un annetto circa, il passato piace poco. Tutto quello che è simbolo e segnale di continuità con l'epoca che lo ha preceduto, deve essere rimosso, se possibile. Anche fisicamente. Sono le dieci e un quarto, il sindaco ha appena abbracciato il suo Alter nos, augurandogli buona cavalcata. Finita la scenografica scalinata interna, arriva a passo lento sotto i portici del municipio. E scopre che i vigili urbani - come da tradizione - hanno collocato sbarramenti d'acciaio per evitare che la gente transiti in quel pezzetto di via Roma, davanti all'entrata del palazzo. Ci sono i cavalli che guadagnano la strada, c'è il rischio che gli imbucati - nella ressa - conquistino l'interno del municipio. «Perché? Chi vi ha autorizzato?», dice al comandante dei vigili, che dispone in pochi istanti la scomparsa delle transenne, basta un'occhiata ai suoi uomini.
Lo stile è cambiato e quelle tribune grondanti vellutino rosso porpora restano in soffitta, viva la trasparenza, il contatto con la gente. Già, la gente: la festa popolar-religiosa non ne ha visto tanta, almeno secondo i più attenti osservatori. Una, al massimo due file di persone nel Largo, assembramenti divenuti più corposi coll'avvicinarsi del momento più atteso. Ampi vuoti nella tribuna coperta davanti al municipio, più folto il pubblico nelle gradinate scoperte. Applausi scroscianti per i cavalieri di Norbello o per le traccas di Quartu, quando i costumi imboccano via Roma, il red carpet di una festa capace di suscitare ancora sensazioni di meraviglia.
VIDEOLINA RECORD Una sfilata che anche in tv è piaciuta, questa volta con numeri impressionanti. Per la lunga telecronaca diretta di Sant'Efisio, l'Auditel ha certificato 308 mila contatti netti durante la trasmissione di Videolina, curata da Paolo Matta per il commento, con le interviste di Giacomo Serreli e la regia di Angelo Palla. Altissimo lo share, in media superiore al 34 per cento durante le oltre quattro ore di trasmissione. Dati che giustificano lo sforzo dell'emittente per realizzare questa produzione.
DOLCE E SALATO Tagli, ritagli, spigoli smussati e trasparenza. Zedda va nel Largo a fare una passeggiata con un paio di assessori, per capire che aria tira in una strada senza più gradinate. Primo test di popolarità, sembra sia «ben riuscito», sussurra l'assessore Luisa Anna Marras, emozionata come una bambina. Lui, Zedda, nonostante un abbinamento perfetto fra abito blu e scarpe nere, sembra quello di tutti i giorni. Come ci si sente al primo Sant'Efisio da sindaco? «Mah, cioè, non so, normale». Stupito forse più dalla domanda che dalle sue sensazioni. Anche la visita guidata fra i saloni del Comune con l'arcivescovo Arrigo Miglio fila via in pochi minuti, fino all'ingresso in sala Figari dove è stato allestito il rinfresco. Le Forze armate, previdenti, hanno preso possesso della sala da tempo, aprendo le danze. Sui tavoli, dolci sardi, qualche pasticcino secco, piccoli salatini (qualcuno con wurstel) tanto caffè e succo di frutta in abbondanza. Insomma, al Ritz di Londra, dalle 15 alle 17, l'afternoon tea ha una varietà differente ma a Piccadilly street non conoscono il Zedda style: sobrietà, poco sfarzo, porte aperte e tono, in sintesi, poco più che minore. Nella sala Figari, fra il saluto con pugno chiuso dell'assessore Paolo Frau e la caccia al posto nel balcone con la vista migliore, nessun ex sindaco, nessuno dal Consiglio regionale, né della maggioranza o dall'opposizione. C'è il Pd locale, meno male.
Sì, è il primo maggio, ma è anche la festa del lavoro, sottolinea Frau, per non dimenticare che il significato religioso viaggia di pari passo con quello politico.
I FIORI E I ROM E poi tutti giù, in piedi, fra i turisti e i fotografi dilettanti, l'area vip è solo un brutto ricordo. Ci pensa lo staff guidato dall'impeccabile direttore artistico della festa, Ottavio Nieddu, a garantire a Zedda, Miglio e pochi eletti la prima fila, aspettando il passaggio del cocchio. Tutt'intorno, quella magìa che si chiama ramadura , il tappeto realizzato con i petali di 6 mila rose che significa passione, fede, amore e rispetto. All'arrivo del Santo, alla porta del municipio si ripresenta una famiglia di rom. Invito (fotocopiato) alla mano. Sono in sei. Intorno alle 11 ci avevano provato senza successo. Alle 14 il miracolo, in questo insolito Sant'Efisio, con i rom a sorseggiare un succo di pesca nel salotto buono dei cagliaritani.