Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Artigiani in trincea contro la Ztl «Qui chiudiamo tutti»

Fonte: L'Unione Sarda
26 aprile 2012

VILLANOVA. Quartiere deserto


Pronto a buttare via 35 mila euro dopo appena un anno di attività: «Nel 2010 mi consigliarono di aprire qui, visto che il rione era quasi deserto». Non ci sta Vittorio Flora, titolare dell'Auto service & broker, in via Tempio 33: a febbraio dello scorso anno ha aperto la sua attività; dopo quattordici mesi si è pentito di aver seguito quel consiglio: «"Credevo che le cose sarebbero andate diversamente». All'inizio andava abbastanza bene: «Dodici clienti al giorno, un dipendente». Poi sempre peggio, i clienti diventano cinque e il guadagno che cala del 60 per cento. Fino alla mazzata della Ztl. Ora ha deciso di chiudere: «Non ci sono alternative». Flora è una delle tante vittime del nuovo rigore, con telecamere e vigili urbani, che da nove giorni ha chiuso a chiave Villanova. La rabbia si amplifica: «Non capisco l'accanimento dei vigili», Flora si riferisce alla fascia oraria 15.30-17, quando il quartiere è off limits per i non residenti. «Perché non vanno in altre zone dove le macchine sono in tripla fila», si domanda. Poi lo sfogo: «Villanova è diventata un campo di concentramento».
LO SCENARIO Ore 15, via San Giovanni. Scatta l'ora x: ancora una volta le porte di Villanova si chiudono per i non residenti. Il quartiere cassaforte è inaccessibile alle vetture sprovviste di pass. E gli esercizi commerciali all'interno del perimetro di fuoco fanno di nuovo i conti con il deserto assoluto. Al di là del varco i commercianti sono costretti ad alzare bandiera bianca. E la chiusura per molti di loro è l'unica scelta possibile. Al grido di dolore di Flora se ne aggiungono altri: «Il problema è l'area pedonale che impedisce ai clienti di arrivare qui»: Simone Conca, che in via san Giovanni si occupa di intaglio e scultura sul legno, esce un po' fuori dal coro. Alla Ztl si è abituato, all'area pedonale no: «Soprattutto in una zona in cui non ha senso ci sia». È la passione per il suo lavoro - trasmessa dal nonno- che lo fa andare avanti: «Era di Desulo, ha imparato il mestiere da Marino Cao, poi ha aperto qui nel '60», racconta. Ora è lui a portare avanti il piccolo laboratorio all'interno del bunker. Poco più avanti c'è Efisio Sensi, classe '32 e un'attività di restauro aperta sessant'anni fa. Anche per lui si prospetta la chiusura.
Sara Marci