Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Corteo vietato, polemica sul 25 aprile

Fonte: L'Unione Sarda
23 aprile 2012

Il questore autorizza solo la deposizione di una corona di fiori nel parco delle Rimembranze

No alla sfilata dei “nostalgici” di Salò: scontro in Consiglio comunale

Sì alla deposizione di una corona di fiori. No al corteo da piazza Garibaldi al parco delle Rimembranze. La manifestazione «in ricordo dei caduti della Repubblica sociale italiana» in programma il prossimo 25 aprile, giorno della Liberazione, viene ridimensionata e fa discutere (come ogni anno) i consiglieri comunali e i movimenti antifascisti e di estrema destra. Che addirittura annunciano un ricorso contro la decisione del questore di vietare la sfilata fino al monumento ai caduti.
IL RICORSO Il segretario provinciale de La Destra Daniele Caruso, anche se definisce la scelta «giusta e ineccepibile» ha annunciato che «gli organizzatori hanno tuttavia riscontrato una carenza nella motivazione» delle prescrizioni messe nero su bianco dalla questura: nessun corteo, nessuna persona a volto coperto, obbligo di «mantenere i contatti» con la polizia durante tutta la manifestazione.
IN COMUNE In Consiglio fa discutere, sulla sponda dell'opposizione, l'intervento del sindaco: Massimo Zedda nei giorni scorsi è intervenuto (con una telefonata al prefetto) per cercare di evitare che il corteo dei “nostalgici” della Rsi si svolgesse proprio il 25 aprile. «Questa manifestazione si è sempre svolta pacificamente», sottolinea il capogruppo del Pdl Giuseppe Farris, «e mi pare fuori luogo che qualcuno alimenti una contrapposizione. La decisione di prefetto e questore è giusta: si sta salvaguardando un diritto costituzionale, adottando delle prescrizioni di buon senso. Zedda però è colpevole di una grave invasione di campo: il sindaco deve esserlo di tutti». La lettura del capogruppo di Sel Sergio Mascia è diametralmente opposta: «È gravemente inopportuno che dei fascisti manifestino proprio il 25 aprile. Non credo che in America il 4 luglio sfilino i reggimenti inglesi. Questa data non deve essere usata per ricordare uno Stato che collaborava con la Germania»
LA TARGA Claudio Cugusi (Pd) invece ha fatto preparare una targa «che commemora Emilio Lussu e condanna le azioni del fascismo cagliaritano» e che verrà esposta «in un luogo ancora da individuare» nella notte tra il 24 e il 25 aprile. Il corteo dei nostalgici di Salò «non si può fare perché è una provocazione. I morti sono tutti uguali e i fiori non si negano a nessuno, ma una manifestazione no: non la possiamo tollerare». Secondo Enrico Lobina, della Federazione della sinistra, «deporre una corona di fiori in ricordo della Repubblica di Salò nel giorno della festa della Liberazione è un affronto, ed è stato uno sbaglio autorizzare tutto questo. Se a questa cerimonia andassero dei consiglieri comunali sarebbe gravissimo e contrario al dettato della Costituzione».
M.R.

 

L'opinione
La storia
di un dibattito
senza data
di scadenza
di Michele Ruffi
Una buona notizia e una cattiva. Se sessantasette anni dopo la fine della Resistenza il dibattito sui festeggiamenti per la Liberazione dal nazifascismo è ancora così vivo e sentito, vuol dire che una delle tappe più sanguinose e determinanti della storia italiana non è passata invano.
Il rovescio della medaglia però ci parla di una città - ma il discorso può essere allargato all'Italia intera - che puntualmente, qualche giorno prima del 25 aprile, si divide e comincia a dar vita al solito teatrino dei buoni contro i cattivi. Viene da pensare: si va alla media di una rapina al giorno, le imprese falliscono come non mai, per non parlare delle persone strozzate dalle tasse e dalla disoccupazione, e noi siamo ancora qui a parlare della Liberazione e delle contro-manifestazioni dei seguaci di Salò. Già.
Ma cosa volevano fare quelli dell'UncRsi (acronimo dell'Unione nazionale combattenti della Repubblica sociale italiana)? Come da dieci-quindici anni a questa parte, avrebbero sfilato in via Sonnino fino al parco delle Rimembranze, per deporre una corona di fiori. In questi giorni molti si sono affrettati a ricordare che la Costituzione, nelle norme transitorie e finali vieta espressamente «la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Il minimo, dopo tutto quello che ha significato il regime mussoliniano in Italia. Il problema è un altro: una manciata di giovani e anziani nostalgici in camicia nera possono rappresentare un pericolo? A ciascuno la propria opinione: è il 25 aprile.