Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Un voto per far entrare la Sardegna in Europa

Fonte: La Nuova Sardegna
2 ottobre 2008

GIOVEDÌ, 02 OTTOBRE 2008

Pagina 6 - Sardegna

Il Consiglio regionale chiede una nuova legge elettorale per il parlamento di Bruxelles


Ma al sistema proporzionale si aggiungono i listini bloccati



Tre mozioni differenti sono state sintetizzate e votate dall’assemblea Ora spetta alle Camere modificare le norme

ALFREDO FRANCHINI

CAGLIARI. Nel 2009 non ci saranno solo le regionali ma anche le Europee e ieri il Consiglio regionale, in una delle due sedute «obbligatorie», così come prevede lo Statuto, ha approvato un Ordine del giorno praticamente unitario per sollecitare la modifica al sistema elettorale che negli ultimi anni non ha mai permesso l’elezione di un sardo nel parlamento di Bruxelles.
L’ordine del giorno è scaturito da tre disinte mozioni, presentate da Capelli, Biancu e Balia. Il problema-elettorale europeo è chiaro: la Sardegna è inserita in un collegio con la Sicilia che ha molti più abitanti e pertanto riesce a fare cappotto accaparrandosi tutti i sei o sette seggi a disposizioni. Gli eventuali resti di quel collegio, poi, non vengono ripartiti tra le due isole ma confluiscono nel calderone nazionale. In un recente convegno, Soru ha commentato: «La Sardegna elettoralmente è considerato un resto».
L’ordine del giorno approvato nell’aula di via Roma si basa su tre punti: il riconoscimento della Sardegna nell’Unione europea; 2) il diritto alla pluralità politica; 3) il voto di preferenza. Il documento è stato votato per parti a larghissima maggioranza anche se su alcuni punti i consiglieri di Forza Italia non hanno preso parte al voto e An si è astenuta. Vargiu (Riformatori) ha ritirato a firma dal documento pur votando a favore perché - ha spiegato - i Riformatori ritengono «condivisibile il documento ma non esaustivo». La mozione di Capelli (Udc) puntava a sensibilizzare il parlamento sul caso Sardegna e, in particolare, a creare un collegio distinto da quello siciliano. La mozione del Pd proponeva di consentire ai cittadini di esprimere una propria rappresentanza a partire dal 2009; il documento eleborato dai socialisti si basava, infine, sulla reintroduzione delle preferenze e sull’istituzione di un collegio autonomo. In realtà si è aperta anche a livello nazionale la discussione sulla riforma della legge elettorale per le europee e le possibili novità non sembrano incoraggianti visto che la maggioranza si appresta ad adottare il tanto vituperato modello delle liste bloccate. Quindi, niente preferenze e decisioni in mano alle segreterie dei partiti. Per Bruxelles si vota ancora col vecchio sistema proporzionale per la gioia dei politologi che possono raffrontarne gli effetti col maggioritario. Se l’operazione dovesse andare in porto il Paese avrebbe un sistema basato su proporzionale e listini bloccati, un inedito assoluto. Ma la Sardegna è alle prese con una maledizione che le ha impedito nelle ultime legislature di eleggere un proprio rappresentante, (Maddalena Calia è subentrata nell’europarlamento ad un deputato siciliano perché il collega si era dimesso).